Stato/Formenti

Carlo Formenti – Il socialismo è morto, viva il socialismo! Dalla disfatta della sinistra al momento populista – Meltemi (2019)

Al termine privatizzazione, Crouch preferisce quello di “commercializzazione della cittadinanza”, con il quale denota il processo di mercificazione delle attivita’ umane che tradizionalmente si svolgevano al di fuori delle relazioni di mercato, a partire da quei servizi di cura – espletati gratuitamente in ottemperanza agli obblighi imposti dalle appartenenze familiari e comunitarie – che vengono trasformati in lavoro salariato e venduti come merci, al pari dei servizi pubblici in precedenza erogati dallo Stato sociale e finanziati attraverso il prelievo fiscale (sanita’, educazione, trasporti ecc.).
In questo modo nasce un sistema in cui lo Stato continua a finanziare i servizi, ma si trasforma in cliente delle imprese private a cui ne trasferisce la gestione.
A loro volta, le imprese che producono tali servizi in regime di monopolio (in barba alla propaganda liberista che giustifica le privatizzazioni in base alla presunta maggiore efficienza della loro erogazione in regime di libera concorrenza) riducono i cittadini allo status di utenti-clienti. A questo punto il cittadino-cliente non ha piu’ alcun rapporto politico con il fornitore e quindi non puo’ piu’ sollevare questioni relative all’erogazione del servizio con il governo.
In altre parole: una volta appaltato all’esterno, il servizio e’ divenuto postdemocratico, e’ stato cioe’ spoliticizzato […]
I servizi pubblici residuali diventano pessimi, perche’ vengono usati quasi esclusivamente dagli strati piu’ poveri della popolazione i quali non hanno abbastanza potere per contrattarne la qualita’ (tipico il caso italiano dei trasporti ferroviari: tutti gli investimenti convergono sulle linee ad alta velocita’ lasciando che i treni per i pendolari sprofondino nel degrado). Questo dispositivo infernale fa si’ che l’inefficienza del servizio pubblico divenga una profezia che si autoavvera: i tagli alla spesa ne abbassano la qualita’, i cittadini si arrabbiano per i disservizi e la loro frustrazione legittima ulteriori tagli e nuove privatizzazioni.
C’e’ di peggio: le imprese private che competono per aggiudicarsi i servizi puntano sul contenimento dei costi (cioe’ su bassi salari e precarizzazione del lavoro) piu’ che sulla qualita’ del servizio. Del resto le competenze che vengono loro richieste non riguardano tanto le conoscenze tecnico-organizzative necessarie per produrre un determinato servizio, quanto quelle relative alle procedure per aggiudicarsi gli appalti, e basta scorrere le cronache giudiziarie per rendersi conto che tali “procedure” contemplano di frequente – se non di default – il versamento di congrue mazzette agli amministratori pubblici e ai loro partiti.
In questo sistema la corruzione non e’ l’eccezione ma la regola, si potrebbe dire che e’ il prodotto inevitabile della cancellazione del confine fra governo e interessi privati, della convergenza fra elite politiche ed elite economiche (sancita dalla pratica delle “porte girevoli”, che prevede un continuo scambio di ruoli fra cariche istituzionali e dirigenti di imprese finanziarie e industriali.

Info:
https://www.mangialibri.com/il-socialismo-e-morto
https://www.fondazionecriticasociale.org/2019/03/18/a-proposito-di-carlo-formenti-il-socialismo-e-morto-viva-il-socialismo/
https://tempofertile.blogspot.com/2019/08/carlo-formenti-il-socialismo-e-morto.html

 

Green New Deal/Fraser

Nancy Fraser – Capitalismo cannibale. Come il sistema sta divorando la democrazia, il nostro senso di comunita’ e il pianeta – Laterza (2023)

La politica climatica si e’ spostata al centro della scena.
Anche se persistono sacche di negazionismo, attori politici di diversi colori si stanno dando sempre piu’ al verde.
Una nuova generazione di giovani attivisti ricorda con insistenza la necessita’ di affrontare la minaccia mortale rappresentata dal riscaldamento globale. Mentre rimproverano ai piu’ vecchi di rubare loro il futuro, questi militanti rivendicano il diritto e la responsabilita’ di prendere tutte le misure necessarie per salvare il pianeta.
Allo stesso tempo stanno guadagnando forza i movimenti per la decrescita, che mirano a una trasformazione degli stili di vita nella convinzione che gli attuali ci stiano trascinando verso l’abisso. Analogamente, le comunita’ indigene, nel Nord come nel Sud, stanno ottenendo un sostegno sempre maggiore per lotte che solo di recente sono state riconosciute come ecologiche. Da tempo impegnate nella difesa dei propri habitat, dei propri mezzi di sussistenza e delle proprie tradizioni dall’invasione coloniale e dalle aziende estrattive, oggi trovano nuovi alleati tra coloro che cercano modi non strumentali di rapportarsi alla natura […]
Per non essere tagliati fuori, anche gli esponenti del populismo di destra stanno diventando piu’ verdi. Abbracciando uno sciovinismo eco-nazionale, questi gruppi propongono di preservare «i propri» spazi verdi e «le proprie» risorse naturali escludendo «gli altri» (razzializzati) […]
Altri ancora, indossando il mantello dell’ecologismo, utilizzano schemi neoliberisti di compensazione per l’emissione di carbonio per recingere terreni, espropriare chi vive dei loro prodotti e acquisire nuove forme di rendita monopolistica. Da ultimi, anche gli interessi aziendali e finanziari sono coinvolti nel gioco.
Traendo considerevoli profitti dal boom della speculazione sui prodotti ecocompatibili, imprenditori e professionisti della finanza investono economicamente e politicamente per far si’ che il regime climatico globale rimanga incentrato sul mercato e favorevole al capitale.

Info:
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/fraser_rep.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/fraser_lalettura.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/fraser_corsera.pdf
https://jacobinitalia.it/#facebook
https://jacobinitalia.it/il-capitalismo-cannibale/

Societa’/Mattei

Ugo Mattei – Beni comuni. Un manifesto – Laterza (2011)

[Il]dilemma dei beni comuni […]
L’essenza dei beni comuni non poteva essere colta dal paradigma della proprieta’ pubblica (demanio) ne’ da quello della proprieta’ privata (dominio), caratterizzanti il nostro diritto dei beni, poiche’ entrambi questi poli sono incardinati sull’esclusione e sulla concentrazione del potere di disporre nelle mani di un soggetto sovrano, sia esso pubblico o privato, da esercitarsi su un oggetto (bene: cosa che puo’ formare oggetto di diritti, art. 810 Codice civile).
Viceversa, le utilita’ di tutti i beni comuni tanto di natura fisica (acqua, aria, ghiacciai, lido del mare…) quanto di natura culturale (pinacoteche, conoscenza, piazze, monumenti…) non sono prodotte dall’esclusione bensi’ dall’inclusione […]
Quelli comuni intanto sono beni (cose che possono formare oggetto di diritti) in quanto siano accessibili a tutti, declinando quindi la logica dell’inclusione, totalmente antagonista a quella classica dell’esclusione, che conferisce valore alla proprieta’ sotto forma di rendita. I beni comuni, in altri termini, valgono per il loro valore d’uso e non per quello di scambio […]
Il bene comune non e’ a consumo rivale; al contrario, presenta una struttura di consumo relazionale che ne accresce il valore attraverso un uso qualitativamente responsabile (e pertanto ecologico) […]
Il governo dei beni comuni deve tener conto anche delle esigenze delle generazioni future, ossia deve essere ecologico. Infine, la loro tutela giurisdizionale preventiva deve essere diffusa, ossia tutti devono avere accesso alla giurisdizione per difenderli. Questo legame con la giurisdizione concretizza nel governo diffuso dei beni comuni la loro estraneita’ non solo all’idea di proprieta’ privata (e dunque di mercato), ma anche a quella di proprieta’ pubblica limitata dai confini geografici statuali (demanio), proprio perche’ l’accesso alle Corti e’ aperto a chiunque. Infatti, una foresta tropicale che produce ossigeno indispensabile per la sopravvivenza del pianeta, o un’opera d’arte attribuita ad un grande maestro, o una spiaggia incontaminata, sono beni comuni indipendentemente dalla loro collocazione all’interno dei confini dello Stato sovrano nell’ambito del quale si trovano.
In questo senso i beni comuni sono collegati (anche se non ridotti) all’idea (globale) di patrimonio comune dell’umanita’.

Info:
http://www.prodocs.org/wp-content/uploads/2016/12/1.7-Un-MANIFESTO-per-i-beni-comuni_Mattei.pdf
https://www.juragentium.org/books/it/mattei.htm
https://gognablog.sherpa-gate.com/beni-comuni-il-manifesto-di-ugo-mattei/
https://www.lavoroculturale.org/beni-comuni-un-manifesto/antonio-iannello/2011/

Societa’/Giacomini

Gabriele Giacomini, Alex Buriani – Il governo delle piattaforme. I media digitali visti dagli italiani – Meltemi (2022)

Le cascate informative si verificano quando un gruppo di persone accetta un’opinione senza avere prove della sua veridicita’ per il semplice fatto che e’ accettata dal gruppo di appartenenza.
Si innesca, in particolare, quando alcuni individui che non hanno riflettuto approfonditamente sulla questione riprendono l’opinione del gruppo che l’ha adottata, sia per “pigrizia cognitiva” sia per timore di perdere la stima di membri del gruppo.
Come una cascata, quella opinione si diffonde presso sempre piu’ persone, che si diranno che e’ impossibile che cosi’ tanta gente sia in errore […]
Si pensi, ad esempio, all’Internet Research Agency, nota alle cronache come “fabbrica di troll”, con sede a San Pietroburgo. Con oltre 400 dipendenti in Russia e circa 90 in USA, questo piccolo neointermediario costruisce ogni giorno migliaia di contenuti digitali con fini propagandistici: blog sotto falso nome, account ingannevoli sui social media, commenti anonimi, articoli pubblicati da testate Web, interventi su forum online (Lesnevskaya 2017). Alcuni di questi account promuovono anche manifestazioni e proteste organizzate dalla “fabbrica di troll”.
Secondo la giornalista Savchuk (che si e’ infiltrata nell’Agency), centinaia di russi lavorano come troll a pagamento, in turni e divisi in gruppi specializzati […]
Facebook ha riconosciuto di aver scoperto 3.000 annunci da 470 account collegati a Internet Research Agency. Inoltre, questi account hanno creato collettivamente 80.000 contenuti che potrebbero essere stati condivisi, sia organicamente sia tramite pubblicita’, con 126 milioni di persone.
Anche Twitter ha affermato di aver identificato 2.752 account collegati a Internet Research Agency, mentre Google ha rivelato che gli account “russi” hanno caricato piu’ di 1.000 video su YouTube, attraverso almeno 18 canali […]
Fra i motori di ricerca, la preferenza va nettamente a Google per il 98% degli internauti, con Yahoo e Bing che sono utilizzati in misura molto ridotta (7-8%) […]
DuckDuckGo, il motore di ricerca che promette di rispettare la privacy dei suoi utenti, non conservando i registri delle ricerche fatte su Internet, o Qwant, motore francese che dichiara di non profilare gli utenti ne’ di ricorrere a bolle di filtraggio per presentare i risultati della ricerca. Il primo e’ utilizzato dal 0,7% degli italiani, il secondo dallo 0,3 […]
Qwant passa dallo 0,3 al 2,9% fra elettori di partiti di sinistra, mentre DuckDuckGo passa dallo 0,7 all’1,6% fra elettori di partiti di sinistra e al 2,7% fra elettori del Movimento 5 Stelle.

Info:
https://www.meltemieditore.it/wp-content/uploads/roberto-manzocco-il-sole-24-ore-4-giugno-2023-italiani-preoccupati-per-il-diritto-alloblio-su-il-governo-delle-piattaforme-di-g.-giacomuni-e-a.-buriani-meltemi.pdf
https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/02/05/finalmente-un-libro-non-apocalittico-su-internet-ecco-il-governo-delle-piattaforme/6955609/
https://www.carmillaonline.com/2023/01/18/il-governo-delle-piattaforme-digitali/
https://www.pandorarivista.it/articoli/il-governo-delle-piattaforme-di-gabriele-giacomini-e-alex-buriani/

Stato/Mattei

Ugo Mattei – Beni comuni. Un manifesto – Laterza (2011)

Quando lo Stato privatizza una ferrovia, una linea aerea o la sanita’, o cerca di privatizzare il servizio idrico integrato (cioe’ l’acqua potabile) o l’universita’, esso espropria la comunita’ (ogni suo singolo membro pro quota) dei suoi beni comuni (proprieta’ comune), in modo esattamente analogo e speculare rispetto a cio’ che succede quando si espropria una proprieta’ privata per costruire una strada o un’altra opera pubblica.
Nel primo caso, infatti, si tratta di trasferimento immediato o graduale di un bene o di un servizio dal settore pubblico a quello privato (privatizzazione/liberalizzazione), mentre nel secondo caso il medesimo trasferimento (di una proprieta’ o di un’attivita’ d’impresa) e’ dal privato al pubblico.
In un processo di privatizzazione il governo non vende quanto e’ suo, ma quanto appartiene pro quota a ciascun componente della comunita’, cosi’ come quando espropria un campo per costruire un’autostrada esso acquista (coattivamente) una proprieta’ che non e’ sua.
Cio’ significa che ogni processo di privatizzazione deciso dall’autorita’ politica attraverso il governo pro tempore espropria ciascun cittadino (e non solo i cittadini, come vedremo) della sua quota parte del bene comune espropriato, proprio come avviene nel caso dell’espropriazione di un bene privato […]
Consentire al governo in carica di vendere liberamente beni di tutti (beni comuni) per far fronte alle proprie necessita’ contingenti di politica economica e’, sul piano costituzionale, tanto irresponsabile quanto lo sarebbe sul piano familiare consentire al maggiordomo di vendere l’argenteria migliore per sopperire alla sua necessita’ di andare in vacanza.
Purtroppo, l’assuefazione alla logica del potere della maggioranza, tipica della modernita’, ci ha fatto perdere consapevolezza del fatto che il governo dovrebbe essere il servitore del popolo sovrano, e non viceversa.

Info:
http://www.prodocs.org/wp-content/uploads/2016/12/1.7-Un-MANIFESTO-per-i-beni-comuni_Mattei.pdf
https://www.juragentium.org/books/it/mattei.htm
https://gognablog.sherpa-gate.com/beni-comuni-il-manifesto-di-ugo-mattei/
https://www.lavoroculturale.org/beni-comuni-un-manifesto/antonio-iannello/2011/

Stato/Fraser

Nancy Fraser – Capitalismo cannibale. Come il sistema sta divorando la democrazia, il nostro senso di comunita’ e il pianeta – Laterza (2023)

Mentre le rivolte populiste, sia a destra che a sinistra, hanno mandato in frantumi la fiducia nelle proprieta’ magiche del «libero mercato», alcuni stanno tornando a credere che il potere statale nazionale possa diventare il principale veicolo di una riforma eco-sociale: ne sono testimonianza la «Nuova ecologia» di Marine Le Pen da un lato e il Green New Deal dall’altro.
Anche i sindacati, da tempo impegnati a difendere la salute e la sicurezza sul lavoro dei loro iscritti ma circospetti nei confronti degli impedimenti allo «sviluppo», guardano ora con interesse a progetti di infrastrutture verdi per la creazione di posti di lavoro.
Da ultimo, all’estremo opposto dello spettro, le correnti della decrescita fanno proseliti tra i giovani, attratti dalla loro audace critica a una civilta’ basata sulla vertiginosa crescita della produzione e su stili di vita consumistici e dalla promessa del «buen vivir» attraverso il veganesimo, il commoning e/o un’economia sociale e solidale.
Ma cosa significa tutto questo e dove puo’ portare?

Info:
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/fraser_rep.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/fraser_lalettura.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/fraser_corsera.pdf
https://jacobinitalia.it/#facebook
https://jacobinitalia.it/il-capitalismo-cannibale/

Green New Deal/ Chang

Ha-Joon Chang – Economia commestibile. Comprendere la teoria economica attraverso il cibo – il Saggiatore (2023)

E’ necessario riflettere sulla crescente richiesta alimentare di insetti, quale fonte proteica molto meno dannosa per l’ambiente rispetto alla carne.
Gli insetti non generano praticamente alcun gas serra e richiedono appena 1,7 chilogrammi di mangime per 1 chilogrammo di peso vivo, contro i 2,9 chilogrammi di gas a effetto serra e i 10 chilogrammi di mangime nel caso della carne di manzo […]
Inoltre gli insetti richiedono molta meno acqua e terra per grammo di proteine prodotte rispetto alla carne.
Tuttavia, la domanda di insetti non decolla, mentre si diffondono il vegetarianismo e il veganismo.
La diffusione del consumo di insetti, soprattutto in Europa e in Nord America, e’ minata dal «fattore disgusto». Molte persone trovano disgustosa l’idea di mangiare insetti. Ma, curiosamente, gran parte di coloro che trovano ripugnante il consumo di insetti divorano volentieri gamberi, gamberetti e affini come aragoste e scampi. Questa e’ la piu’ strana delle avversioni alimentari, almeno per me. I crostacei e gli insetti sono entrambi artropodi (per me e per voi, striscianti), con tentacoli, esoscheletri, corpi segmentati e zampe multiple. Perche’ mangiare i primi e non i secondi?
Ci saranno piu’ persone che mangeranno insetti se li rinominiamo? Credo che dovremmo chiamare i grilli «gamberi di bosco» e le cavallette «scampi di campagna» (langoustines de champs li renderebbe ancora piu’ popolari?) […]
Gli insetti richiedono 23 litri d’acqua e 18 m2 di terreno per ogni grammo di proteina prodotta, contro i 112 litri e i 254 m2 della carne bovina. Per la carne di maiale le cifre corrispondenti sono 57 litri e 63 m2, mentre quelle per il pollo sono 34 litri e 51 m2.

Info:
https://www.criticaletteraria.org/2023/02/economia-commestibile-ha-joon-chang.html
https://saggiatore.s3.eu-south-1.amazonaws.com/media/rassegne/2023/2023-02-A/2023_02_04-Tuttolibri-Chang-1.pdf
https://ilfattoalimentare.it/economia-commestibile-dalla-storia-dellalimentazione-per-spiegare-leconomia.html

Societa’/Banti

Alberto Mario Banti – La democrazia dei followers. Neoliberismo e cultura di massa – Laterza (2020)

Quasi nessuno dei grandi eventi storici che hanno avuto luogo in questo periodo (dall’imperialismo alla Grande Guerra, al fascismo, al nazismo) puo’ essere davvero compreso senza osservare l’impatto comunicativo travolgente (e profondamente divisivo) del discorso nazionalista, che sul piano europeo si strutturava intorno a tre semplici ed efficaci figure profonde.
La prima e’ l’immagine della parentela.
Ed e’ proprio attraverso il riferimento a un’immagine cosi’ semplice e facilmente comprensibile che prende forma una delle fondamentali matrici del discorso nazionale. Descrivere la nazione come un sistema parentale, cioe’ come un reticolo di relazioni che si estende verso le generazioni passate, agisce nel presente per i membri della comunita’, e si proietta verso le generazioni future, significa essenzialmente due cose. Intanto vuol dire immaginare la nazione come una comunita’ genealogica dotata di un suo specifico passato storico. Inoltre vuol dire enfatizzare molto l’importanza dei legami biologici come cemento della comunita’ nazionale, il che spiega l’ampio ricorso a termini come «razza», «stirpe», «sangue», «ius sanguinis» per illustrare il tipo di relazioni che legano tra loro i membri della medesima comunita’ nazionale.
Cio’ detto, si capisce anche perche’ il discorso nazionale sia espresso attraverso l’utilizzazione sistematica di un lessico che rimanda all’universo della famiglia: la terra nazionale e’ la «madre-patria»; i leader del movimento sono i «padri della patria»; la comunita’ nazionale e’ composta da «fratelli» e da «sorelle» […]
Questa operazione acquista una forza ancora maggiore perche’ si collega a una seconda figura profonda, quella del sacrificio che, introducendo nell’universo simbolico della nazione i temi della sofferenza e della morte, trasforma l’ideologia nazionale in un sistema discorsivo «quasi-religioso». Il dovere morale di sacrificarsi per la patria, fino alla morte, acquista risonanze particolari attraverso l’ampio uso del termine «martirio», un concetto estratto di peso dalla tradizione simbolica cristiana […]
Il senso fondamentale del nesso sta nel significato della parola «martirio», che vuole dire «testimonianza della propria fede, attraverso il proprio sacrificio» […]
E’ proprio questo modo di affrontare il dolore e la morte che conferisce un tono para-religioso al discorso nazionalista. Ed e’ in questo modo che si spiega il frequentissimo ricorso che gli speaker nazionalisti fanno a termini di derivazione religiosa come «fede», «missione», «rigenerazione», «Risorgimento» (parola che in origine significa solo «resurrezione»), «guerra santa», «crociata».
I valori etici incorporati in questo sistema simbolico sono completati da una terza figura profonda costruita intorno al concetto di «onore». Nelle narrative nazionaliste otto-novecentesche si incontra una sorprendente quantita’ di storie di stupri che vengono tentati dai nemici (o dai traditori) a danno delle caste e pure eroine nazionali. Queste storie si risolvono essenzialmente in tre modi: se l’eroina nazionale viene violata, muore a causa di un irresistibile breakdown psicofisico; oppure si suicida prima di essere violata; o ancora, viene salvata prima di essere stuprata, grazie al tempestivo intervento degli eroi nazionali.
Al di la’ delle ossessioni maschili che evidentemente animano queste fantasie, cio’ che e’ importante, nel funzionamento del discorso nazionale, e’ l’evocazione della necessita’ di difendere l’onore collettivo attraverso la difesa dell’integrita’ delle donne della nazione. Cio’ che si deve proteggere, in questo caso, e’ l’incorruttibilita’ della linea genealogica, che e’ l’asse essenziale della nazione come comunita’ di discendenza. E che le storie di stupro si concludano o col salvataggio della donna o con la sua morte, e’ una soluzione narrativa che deve rassicurare la comunita’ nazionale, dicendo essenzialmente che nessun ceppo meticcio potra’ mai corrompere la purezza della discendenza genealogica.

Info:
https://www.editorialedomani.it/idee/commenti/la-fragile-democrazia-dei-follower-il-like-al-posto-del-voto-atxsrm5k
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/banti-5.pdf
https://www.letture.org/la-democrazia-dei-followers-neoliberismo-e-cultura-di-massa-alberto-mario-banti
https://www.pandorarivista.it/articoli/la-democrazia-dei-followers-di-alberto-mario-banti/
https://www.lacittafutura.it/recensioni/la-democrazia-dei-followers

Green New Deal/Danovaro

Robert Danovaro, Mauro Gallegati – Condominio Terra. Natura, economia e societa’, come se futuro e benessere contassero davvero – Slow Food (2019)

Nella teoria dominante in economia, la natura riveste tutt’al piu’ il ruolo di un soggetto passivo coinvolto in un’esternalita’, definita come l’effetto di un’attivita’ economica su un soggetto non impegnato nell’attivita’ medesima.
Per semplificare, se si produce un danno all’ambiente, viene generata un’esternalita’ negativa per la zona dell’insediamento e per l’ambiente (e quindi anche per gli esseri umani che ne fanno parte).
Un’esternalita’ e’ fonte di un costo collettivo che per definizione non e’ incorporato nel costo di produzione dell’impresa e che quindi sfugge alla determinazione del prezzo di mercato. Si tratta di un tipico fallimento del mercato, che, da solo, non puo’ correggere gli effetti dell’esternalita’.
Una tassa ad hoc, come la carbon tax per le emissioni di CO2, puo’ alleviare tale distorsione, purche’ venga effettivamente utilizzata per mitigare i cambiamenti climatici e contrastare gli effetti di tali cambiamenti sugli ecosistemi naturali e sull’uomo.
Quando il mercato fallisce nella capacita’ di autoregolarsi, l’intervento di un agente esterno – per esempio un’autorita’ pubblica che impone tasse ambientali – puo’ essere migliorativo. In questo modo l’agente pubblico trasforma l’esternalita’ in un onere per chi la causa, forzando l’impresa a tenerne conto nelle sue decisioni future.
Tutto cio’ presuppone che sia possibile monetizzare i danni ambientali, ma questi possono essere molto diversi ed estremamente difficili da valutare […]
Credere di poter attribuire un prezzo a tutto e’ estremamente limitativo, perche’ non si possono valutare in termini economici salute e benessere.

Info:
https://sbilanciamoci.info/condominio-terra/

Stato/Fraser

Nancy Fraser – Capitalismo cannibale. Come il sistema sta divorando la democrazia, il nostro senso di comunita’ e il pianeta – Laterza (2023)

Il capitalismo finanziarizzato ha rivisto ancora una volta il rapporto tra economia e politica.
In questo regime, le banche centrali e le istituzioni finanziarie internazionali hanno sostituito gli Stati come arbitri di un’economia sempre piu’ globalizzata.
Attualmente sono loro, e non gli Stati, a stabilire molte delle regole piu’ importanti che governano le relazioni essenziali della societa’ capitalista: tra lavoro e capitale, tra cittadini e Stati, tra centro e periferia e tra debitori e creditori. Nel capitalismo finanziarizzato, quest’ultima relazione e’ cruciale e influenza tutte le altre.
E’ soprattutto attraverso il debito che il capitale cannibalizza il lavoro, disciplina gli Stati, trasferisce valore dalla periferia al centro e spilla ricchezza dalla societa’ e dalla natura. Il fluire del debito attraverso Stati, regioni, comunita’, famiglie e imprese ha determinato un drammatico cambiamento nel rapporto tra economia e sistema politico.
Il regime precedente aveva autorizzato gli Stati a subordinare gli interessi a breve termine delle imprese private all’obiettivo a lungo termine di un’accumulazione sostenuta. Al contrario, l’attuale consente al capitale finanziario di disciplinare gli Stati e le popolazioni nell’interesse immediato degli investitori privati.
L’effetto e’ un peculiare uno-due. Da un lato, le istituzioni statali che prima rispondevano (in qualche modo) ai cittadini sono sempre piu’ incapaci di risolvere i problemi di questi ultimi o di rispondere alle loro esigenze. Dall’altro, le banche centrali e le istituzioni finanziarie internazionali che hanno indebolito le capacita’ degli Stati sono diventate «politicamente indipendenti». Non dovendo rispondere ai cittadini, sono libere di agire per conto di investitori e creditori.
Nel frattempo, la portata dei problemi piu’ urgenti, come il riscaldamento globale, supera il raggio d’azione e la capacita’ di intervento dei poteri pubblici. Questi ultimi, in ogni caso, non hanno la forza di opporsi alle imprese transnazionali e ai flussi finanziari globali, che sfuggono al controllo di enti politici legati a territori delimitati. Il risultato generale e’ la crescente incapacita’ dei poteri pubblici di tenere a freno i poteri privati.

Info:
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/fraser_rep.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/fraser_lalettura.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/fraser_corsera.pdf
https://jacobinitalia.it/#facebook