Economia di mercato/Undiemi

Lidia Undiemi – La lotta di classe nel XXI secolo. La nuova offensiva del capitale contro i lavoratori: il quadro mondiale del conflitto e la possibile reazione democratica – Ponte alle Grazie (2021)

Le multinazionali operano mediante una sofisticata ingegneria istituzionale e finanziaria che affonda le sue radici nell’utilizzo di un particolare strumento giuridico: il «gruppo di societa’».
I gruppi di societa’ sono le istituzioni dominanti dell’economia mondiale, e rappresentano il modello organizzativo delle multinazionali.
Gruppi e multinazionali sono due facce della stessa medaglia.
Le statistiche mostrano come il commercio internazionale sia sempre piu’ caratterizzato dagli scambi che vengono realizzati tra consociate della stessa impresa multinazionale […]
Il nuovo sistema economico mondiale tende quindi a svilupparsi non sul commercio fra imprese indipendenti ma sulla concatenazione di societa’ – controllanti e controllate – che operano in uno spazio sovranazionale, tutte riferite a un’unica impresa «globale», il cui centro direttivo viene individuato nella capogruppo (societa’ «madre»).
Ciascuna singola relazione fra le societa’ legate da rapporti di controllo – o anche solamente partecipate – non esclude di per se’ i flussi commerciali di beni e servizi poiche’, in ogni caso, la relazione fra entita’ societarie anche solo formalmente distinte richiede comunque la stipulazione di accordi commerciali che ne giustifichino legalmente lo scambio, cosi’ come avviene tra imprese indipendenti […]
L’outsourcing e la proliferazione dei gruppi di societa’ sono quindi fenomeni fortemente interdipendenti, poiche’ alla frammentazione societaria deve quindi corrispondere una formale relazione commerciale – un contratto di fornitura – che possa giustificare lo scambio fra societa’ appartenenti alla medesima impresa multinazionale […]
L’uso su larga scala delle transazioni commerciali intra-gruppo e’ un fenomeno che ha delle implicazioni economiche enormi, in quanto significherebbe ammettere che una buona parte di scambi commerciali, nazionali e internazionali, viene realizzata nell’ambito della stessa impresa – ancorche’ formalmente distinta in piu’ societa’ – e non, come ci si aspetterebbe, fra imprese concorrenti.
Venditore e compratore verrebbero a coincidere, lo scambio in se’ diverrebbe una «finzione» economica e l’apparente concorrenza sarebbe in realta’ espressione di un mercato sostanzialmente oligopolistico, strutturato su un modello di «scambio a contraente unico»: le condizioni dello scambio commerciale – del prezzo ovvero di qualsiasi altra scelta rilevante inerente alla vita interna della societa’ eterodiretta – verrebbero dettate dalla societa’ controllante, sia essa formalmente acquirente o venditrice del bene o del servizio prodotto la cui controparte e’ la controllata.

Info:
https://www.lidiaundiemi.it/libri/la-lotta-di-classe-nel-xxi-secolo
https://www.lacittafutura.it/recensioni/la-lotta-di-classe-nel-xxi-secolo
https://www.sinistrainrete.info/politica/23735-lidia-undiemi-reagire-e-non-aspettare-il-manifesto-della-lotta-di-classe-nel-xxi-secolo.html
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-lidia_undiemi__reagire_e_non_aspettare_il_manifesto_della_lotta_di_classe_nel_xxi_secolo/39130_47187/
https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/03/05/undiemi-la-pace-sociale-e-una-trappola-per-i-lavoratori-serve-una-ripresa-della-conflittualita-dal-governo-mi-attendo-nuova-riforma-lavoro/6120731/

Societa’/Mattei

Ugo Mattei – Beni comuni. Un manifesto – Laterza (2011)

[Il]dilemma dei beni comuni […]
L’essenza dei beni comuni non poteva essere colta dal paradigma della proprieta’ pubblica (demanio) ne’ da quello della proprieta’ privata (dominio), caratterizzanti il nostro diritto dei beni, poiche’ entrambi questi poli sono incardinati sull’esclusione e sulla concentrazione del potere di disporre nelle mani di un soggetto sovrano, sia esso pubblico o privato, da esercitarsi su un oggetto (bene: cosa che puo’ formare oggetto di diritti, art. 810 Codice civile).
Viceversa, le utilita’ di tutti i beni comuni tanto di natura fisica (acqua, aria, ghiacciai, lido del mare…) quanto di natura culturale (pinacoteche, conoscenza, piazze, monumenti…) non sono prodotte dall’esclusione bensi’ dall’inclusione […]
Quelli comuni intanto sono beni (cose che possono formare oggetto di diritti) in quanto siano accessibili a tutti, declinando quindi la logica dell’inclusione, totalmente antagonista a quella classica dell’esclusione, che conferisce valore alla proprieta’ sotto forma di rendita. I beni comuni, in altri termini, valgono per il loro valore d’uso e non per quello di scambio […]
Il bene comune non e’ a consumo rivale; al contrario, presenta una struttura di consumo relazionale che ne accresce il valore attraverso un uso qualitativamente responsabile (e pertanto ecologico) […]
Il governo dei beni comuni deve tener conto anche delle esigenze delle generazioni future, ossia deve essere ecologico. Infine, la loro tutela giurisdizionale preventiva deve essere diffusa, ossia tutti devono avere accesso alla giurisdizione per difenderli. Questo legame con la giurisdizione concretizza nel governo diffuso dei beni comuni la loro estraneita’ non solo all’idea di proprieta’ privata (e dunque di mercato), ma anche a quella di proprieta’ pubblica limitata dai confini geografici statuali (demanio), proprio perche’ l’accesso alle Corti e’ aperto a chiunque. Infatti, una foresta tropicale che produce ossigeno indispensabile per la sopravvivenza del pianeta, o un’opera d’arte attribuita ad un grande maestro, o una spiaggia incontaminata, sono beni comuni indipendentemente dalla loro collocazione all’interno dei confini dello Stato sovrano nell’ambito del quale si trovano.
In questo senso i beni comuni sono collegati (anche se non ridotti) all’idea (globale) di patrimonio comune dell’umanita’.

Info:
http://www.prodocs.org/wp-content/uploads/2016/12/1.7-Un-MANIFESTO-per-i-beni-comuni_Mattei.pdf
https://www.juragentium.org/books/it/mattei.htm
https://gognablog.sherpa-gate.com/beni-comuni-il-manifesto-di-ugo-mattei/
https://www.lavoroculturale.org/beni-comuni-un-manifesto/antonio-iannello/2011/

Economia di mercato/Undiemi

Lidia Undiemi – La lotta di classe nel XXI secolo. La nuova offensiva del capitale contro i lavoratori: il quadro mondiale del conflitto e la possibile reazione democratica – Ponte alle Grazie (2021)

Per comprendere gli effetti della globalizzazione sul conflitto di classe e sulle democrazie mondiali, occorre dare uno sguardo al modo in cui le multinazionali si sono espanse nel mondo, e all’influenza che queste sono capaci di esercitare sui sistemi politici nazionali.
Il termine «multinazionale» sta a indicare un’impresa che organizza e coordina attivita’ che travalicano i confini nazionali […]
In pratica, la multinazionale si espande nel mondo usando il modello di gruppo di societa’, in cui le societa’ che vi appartengono sono legate da rapporti di controllo societario.
Un importante indicatore economico del legame fra sviluppo delle multinazionali e utilizzo di societa’ controllate sono gli Investimenti Diretti Esteri (IDE), che un operatore di mercato effettua in un Paese diverso da quello in cui risiede il centro direttivo della sua attivita’ (la holding).
L’investimento viene realizzato mediante acquisizione di partecipazioni dell’impresa che si intende controllare all’estero (IDE Brownfield o M&A), oppure attraverso la creazione di una filiale nel Paese in cui ci si intende insediare (IDE Greenfield).
Cio’ al fine di consentire alla societa’ madre di esercitare i poteri di direzione e di gestione della societa’ partecipata o costituita.
L’integrazione dei mercati a livello mondiale e’ dipesa in misura sempre maggiore dagli IDE, con operazioni di fusione e acquisizioni societarie internazionali.
Gli IDE possono assumere la forma di investimenti orizzontali o verticali. I primi consistono nel trasferimento di capitali, tecnologia e piu’ in generale di quei fattori che consentono la produzione in loco, per soddisfare il mercato locale; tale strategia viene definita anti-trade, poiche’ elimina la pratica dell’esportazione. Gli investimenti verticali si hanno invece quando il processo di internazionalizzazione dell’impresa passa attraverso la delocalizzazione dei vari stadi della produzione, i cui beni, attenzione, non sono destinati a essere consumati esclusivamente laddove vengono prodotti, ma a soddisfare le esigenze di consumo di altri Paesi.
Per tale ragione questa forma di IDE viene considerata pro-trade, cioe’ che stimola il commercio internazionale. Quest’ultima tipologia di investimenti diretti si e’ notevolmente sviluppata a partire dalla seconda meta’ degli anni Novanta, dando luogo a ingenti piani di delocalizzazione produttiva.

Info:
https://www.lidiaundiemi.it/libri/la-lotta-di-classe-nel-xxi-secolo
https://www.lacittafutura.it/recensioni/la-lotta-di-classe-nel-xxi-secolo
https://www.sinistrainrete.info/politica/23735-lidia-undiemi-reagire-e-non-aspettare-il-manifesto-della-lotta-di-classe-nel-xxi-secolo.html
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-lidia_undiemi__reagire_e_non_aspettare_il_manifesto_della_lotta_di_classe_nel_xxi_secolo/39130_47187/
https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/03/05/undiemi-la-pace-sociale-e-una-trappola-per-i-lavoratori-serve-una-ripresa-della-conflittualita-dal-governo-mi-attendo-nuova-riforma-lavoro/6120731/

Societa’/Banti

Alberto Mario Banti – La democrazia dei followers. Neoliberismo e cultura di massa – Laterza (2020)

Quasi nessuno dei grandi eventi storici che hanno avuto luogo in questo periodo (dall’imperialismo alla Grande Guerra, al fascismo, al nazismo) puo’ essere davvero compreso senza osservare l’impatto comunicativo travolgente (e profondamente divisivo) del discorso nazionalista, che sul piano europeo si strutturava intorno a tre semplici ed efficaci figure profonde.
La prima e’ l’immagine della parentela.
Ed e’ proprio attraverso il riferimento a un’immagine cosi’ semplice e facilmente comprensibile che prende forma una delle fondamentali matrici del discorso nazionale. Descrivere la nazione come un sistema parentale, cioe’ come un reticolo di relazioni che si estende verso le generazioni passate, agisce nel presente per i membri della comunita’, e si proietta verso le generazioni future, significa essenzialmente due cose. Intanto vuol dire immaginare la nazione come una comunita’ genealogica dotata di un suo specifico passato storico. Inoltre vuol dire enfatizzare molto l’importanza dei legami biologici come cemento della comunita’ nazionale, il che spiega l’ampio ricorso a termini come «razza», «stirpe», «sangue», «ius sanguinis» per illustrare il tipo di relazioni che legano tra loro i membri della medesima comunita’ nazionale.
Cio’ detto, si capisce anche perche’ il discorso nazionale sia espresso attraverso l’utilizzazione sistematica di un lessico che rimanda all’universo della famiglia: la terra nazionale e’ la «madre-patria»; i leader del movimento sono i «padri della patria»; la comunita’ nazionale e’ composta da «fratelli» e da «sorelle» […]
Questa operazione acquista una forza ancora maggiore perche’ si collega a una seconda figura profonda, quella del sacrificio che, introducendo nell’universo simbolico della nazione i temi della sofferenza e della morte, trasforma l’ideologia nazionale in un sistema discorsivo «quasi-religioso». Il dovere morale di sacrificarsi per la patria, fino alla morte, acquista risonanze particolari attraverso l’ampio uso del termine «martirio», un concetto estratto di peso dalla tradizione simbolica cristiana […]
Il senso fondamentale del nesso sta nel significato della parola «martirio», che vuole dire «testimonianza della propria fede, attraverso il proprio sacrificio» […]
E’ proprio questo modo di affrontare il dolore e la morte che conferisce un tono para-religioso al discorso nazionalista. Ed e’ in questo modo che si spiega il frequentissimo ricorso che gli speaker nazionalisti fanno a termini di derivazione religiosa come «fede», «missione», «rigenerazione», «Risorgimento» (parola che in origine significa solo «resurrezione»), «guerra santa», «crociata».
I valori etici incorporati in questo sistema simbolico sono completati da una terza figura profonda costruita intorno al concetto di «onore». Nelle narrative nazionaliste otto-novecentesche si incontra una sorprendente quantita’ di storie di stupri che vengono tentati dai nemici (o dai traditori) a danno delle caste e pure eroine nazionali. Queste storie si risolvono essenzialmente in tre modi: se l’eroina nazionale viene violata, muore a causa di un irresistibile breakdown psicofisico; oppure si suicida prima di essere violata; o ancora, viene salvata prima di essere stuprata, grazie al tempestivo intervento degli eroi nazionali.
Al di la’ delle ossessioni maschili che evidentemente animano queste fantasie, cio’ che e’ importante, nel funzionamento del discorso nazionale, e’ l’evocazione della necessita’ di difendere l’onore collettivo attraverso la difesa dell’integrita’ delle donne della nazione. Cio’ che si deve proteggere, in questo caso, e’ l’incorruttibilita’ della linea genealogica, che e’ l’asse essenziale della nazione come comunita’ di discendenza. E che le storie di stupro si concludano o col salvataggio della donna o con la sua morte, e’ una soluzione narrativa che deve rassicurare la comunita’ nazionale, dicendo essenzialmente che nessun ceppo meticcio potra’ mai corrompere la purezza della discendenza genealogica.

Info:
https://www.editorialedomani.it/idee/commenti/la-fragile-democrazia-dei-follower-il-like-al-posto-del-voto-atxsrm5k
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/banti-5.pdf
https://www.letture.org/la-democrazia-dei-followers-neoliberismo-e-cultura-di-massa-alberto-mario-banti
https://www.pandorarivista.it/articoli/la-democrazia-dei-followers-di-alberto-mario-banti/
https://www.lacittafutura.it/recensioni/la-democrazia-dei-followers

Capitalismo/Fraser

Nancy Fraser – Capitalismo cannibale. Come il sistema sta divorando la democrazia, il nostro senso di comunita’ e il pianeta – Laterza (2023)

Il termine «capitalismo» richiede di essere chiarito.
La parola e’ comunemente usata per indicare un sistema economico basato sulla proprieta’ privata, lo scambio di mercato, il lavoro salariato e la produzione a scopo di lucro.
Questa definizione e’ pero’ troppo riduttiva e nasconde la vera natura del sistema anziche’ svelarla.
Il termine «capitalismo», sosterro’ all’interno di quest’opera, designa qualcosa di piu’ ampio: un ordine sociale che consente a un’economia orientata al profitto di depredare i supporti extra-economici di cui ha bisogno per funzionare.
Rientrano in questa categoria la ricchezza espropriata alla natura e a popolazioni assoggettate; le molteplici forme di lavoro di cura cronicamente sottovalutate quando non del tutto disconosciute; i poteri e i beni pubblici, che il capitale richiede e al tempo stesso cerca di ridimensionare; l’energia e la creativita’ dei lavoratori.
Anche se non compaiono nei bilanci delle imprese, queste forme di ricchezza sono dei requisiti essenziali per i profitti che invece vi figurano. Fondamenta vitali dell’accumulazione, sono anch’esse componenti costitutive dell’ordine capitalistico. […]
Quindi, «capitalismo» non si riferisce a un tipo di economia, ma a un tipo di societa’: quella che autorizza un’economia ufficialmente designata ad accumulare valore monetizzato per investitori e proprietari, mentre divora la ricchezza non-economizzata di tutti gli altri.
Servendo tale ricchezza su un piatto d’argento alle classi imprenditoriali, questa societa’ le invita a pasteggiare con le nostre capacita’ creative e con la terra che ci sostiene, senza alcun obbligo di reintegrare cio’ che consumano o di riparare cio’ che danneggiano.
E questa e’ la ricetta perfetta per finire nei guai.

Info:
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/fraser_rep.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/fraser_lalettura.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/fraser_corsera.pdf
https://jacobinitalia.it/#facebook
https://jacobinitalia.it/il-capitalismo-cannibale/

Societa’/Montanari

Tomaso Montanari – Dalla parte del torto. Per la sinistra che non c’e’ – Chiarelettere (2020)

L’aggettivo «sostenibile» impedisce di denunciare la truffa della parola «sviluppo» utilizzata per giustificare lo sfruttamento di popoli e risorse situati su territori lontani, in nome di una cultura superiore, piu’ «sviluppata».
Sviluppo non significava aumento della nostra capacita’ di ascoltare e comprendere gli altri, qualunque lingua essi adoperassero, utilizzando insieme cervello e cuore: significava solo aumento della produzione e consumo di merci, aumento della ricchezza di chi produceva e induceva a consumare merci sempre piu’ inutili, sacrificando (per una merce inutile ma fonte di maggior ricchezza) il produttore a un bene che veniva distrutto (un bosco antico per qualche tonnellata di legname, una citta’ storica per una marea di turisti, un paesaggio di struggente bellezza per una selva di palazzoni o una marea di villette).
Questo sviluppo, da un obiettivo e’ diventato una religione, una credenza cui tutti si inchinano obbedienti […]
Il concetto di sviluppo sostenibile e’ servito, certo, a introdurre le fonti di energia rinnovabile, a recuperare con la raccolta differenziata parte dei materiali che prima erano avviati agli inceneritori, a ridurre il consumo di plastica: tutte cose necessarie.
Ma e’ servito anche a far credere che cio’ fosse sufficiente: e questa e’ una menzogna che puo’ esserci fatale, perche’, se non mettiamo radicalmente in discussione l’idea stessa dello sviluppo – cioe’ di una produzione lanciata in una crescita infinita –, quelle misure saranno forse capaci di rallentare il collasso finale, non certo di evitarlo

Info:
https://www.carmillaonline.com/2020/02/25/dalla-parte-del-torto/
https://www.forchecaudine.com/dalla-parte-del-torto-a-proposito-dellultimo-libro-di-tomaso-montanari/
https://www.pressenza.com/it/2020/08/la-sinistra-che-non-ce-dalla-parte-del-torto-di-tomaso-montanari/
https://volerelaluna.it/in-primo-piano/2020/01/23/dalla-parte-del-torto-per-la-sinistra-che-non-ce/

Stato/Undiemi

Lidia Undiemi – La lotta di classe nel XXI secolo. La nuova offensiva del capitale contro i lavoratori: il quadro mondiale del conflitto e la possibile reazione democratica – Ponte alle Grazie (2021)

La distruzione dei diritti dei lavoratori non e’ solo una «questione di classe».
In una prospettiva piu’ ampia non bisogna trascurare che tale processo mette a rischio la tenuta dei sistemi democratici. Non e’ un caso che la difesa del lavoro abbia ricevuto specifica garanzia costituzionale […]
In modo piu’ o meno esplicito, in ambito costituzionale europeo i diritti sociali hanno assunto un ruolo di primo piano nella promozione di una societa’ piu’ egualitaria e democratica. Cio’ nella consapevolezza che il dislivello tra le due classi dominanti puo’ essere ripianato solo attraverso l’intervento dello Stato, che si impegna a limitare gli abusi di potere e a garantire la giustizia sociale.
In questo percorso, il diritto del lavoro assume una vera e propria funzione redistributiva, rappresentando nella realta’ di tutti i giorni il principale strumento a disposizione delle masse per ottenere una piu’ equa spartizione della ricchezza […]
Con la costituzionalizzazione della difesa del lavoro – accanto alla liberta’ di impresa – le democrazie europee occidentali hanno fatto si’ che lo Stato assumesse il compito di garantire la convivenza tra liberismo classico e socialismo, ovvero tra capitalismo e democrazia.
L’essenza di questo compromesso e’ il riconoscimento della conflittualita’ e del ruolo fondamentale della mano forte dello Stato nel ripianare lo squilibrio di potere contrattuale sbilanciato in favore di chi detiene i mezzi di produzione

Info:
https://www.lidiaundiemi.it/libri/la-lotta-di-classe-nel-xxi-secolo
https://www.lacittafutura.it/recensioni/la-lotta-di-classe-nel-xxi-secolo
https://www.sinistrainrete.info/politica/23735-lidia-undiemi-reagire-e-non-aspettare-il-manifesto-della-lotta-di-classe-nel-xxi-secolo.html
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-lidia_undiemi__reagire_e_non_aspettare_il_manifesto_della_lotta_di_classe_nel_xxi_secolo/39130_47187/
https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/03/05/undiemi-la-pace-sociale-e-una-trappola-per-i-lavoratori-serve-una-ripresa-della-conflittualita-dal-governo-mi-attendo-nuova-riforma-lavoro/6120731/

Societa’/Patel

Raj Patel, Jason W. Moore – Una storia del mondo a buon mercato. Guida radicale agli inganni del capitalismo – Feltrinelli (2018)

Affinche’ il profitto governasse la vita, doveva accadere una significativa transizione di stato intellettuale: la separazione concettuale tra Natura e Societa’ […]
E’ importante chiarire che questo e’ sempre stato opera di alcuni umani, quelli incaricati di conquistare e commercializzare un mondo che valuta solo i dollari.
Potremo anche essere tutti sulla stessa barca quando si arriva al cambiamento climatico, pero’ solo certuni ne sono al timone. Questa precisazione e’ importante per due grosse ragioni.
Primo, ci aiuta ad attribuire la responsabilita’ e a individuare le classi e i rapporti che ci guadagnano da questa separazione.
Secondo e piu’ significativo, la “separazione dalla natura” degli umani ha preso corpo attorno a un’esclusione realmente immensa.
L’ascesa del capitalismo non ci ha regalato solo l’idea che la societa’ fosse relativamente indipendente dalla rete della vita ma anche che quasi tutte le donne, le Popolazioni indigene, gli schiavi e i popoli colonizzati di qualsiasi terra non fossero totalmente umani e pertanto non fossero membri in pieno della societa’.
Non erano umani, o lo erano appena appena.
Facevano parte della Natura ed erano trattati come emarginati dalla societa’, erano deprezzati, resi economici.

Info:
https://www.feltrinellieditore.it/opera/opera/una-storia-del-mondo-a-buon-mercato/
https://www.perunaltracitta.org/2019/04/15/una-storia-del-mondo-a-buon-mercato/?print=pdf
https://www.unilibro.it/libro/patel-raj-moore-jason-w-/storia-mondo-buon-mercato-guida-radicale-inganni-capitalismo/9788807173417

Societa’/Shafik

Minouche Shafik – Quello che ci unisce.Un nuovo contratto sociale per il XXI secolo- Mondadori (2021)

[L’]investimento globale nell’istruzione ha dato ottimi frutti.
In termini economici, possiamo calcolare il tasso di rendimento dell’istruzione dividendo i vantaggi che produce – misurati sotto forma di stipendi piu elevati, meno i costi di erogazione dell’istruzione – per il numero di anni di istruzione ricevuta, ottenendo un tasso percentuale annuo simile al rendimento di un conto di deposito bancario o di una partecipazione azionaria.
Sulla base di 1120 anni di dati relativi a 139 paesi, gli economisti hanno calcolato che ogni anno di istruzione supplementare ha generato in media un ritorno economico privato – cioe’ per l’individuo che ha ricevuto l’istruzione – di circa il 10 per cento.
Questa cifra e’ nettamente superiore al rendimento medio annuo dell’8 per cento che si registra sul mercato azionario statunitense dal 1957, quando fu creato l’indice S&P 500.
Questi rendimenti, inoltre, sono sottostimati, perche’ tengono conto soltanto dei redditi attesi piu’ elevati degli individui e non misurano i benefici sociali di piu’ vasta portata, che possono essere enormi. Per esempio, nel Regno Unito, ogni sterlina investita nell’istruzione universitaria genera 7 sterline per l’individuo (rendimento privato), ma 25 sterline per lo Stato (rendimento sociale) sotto forma di gettito fiscale piu’ elevato, spese previdenziali piu’ contenute e minore criminalita’.

Info:
https://www.avvenire.it/economiacivile/pagine/shafik-diseguaglianze-e-parita-di-genere
https://www.libreriavolare.it/recensioni-libri/saggistica/quello-che-ci-unisce-e-il-mercato-non-basta/

Societa’/Zakaria

Fareed Zakaria – Il mercato non basta. Dieci lezioni per il mondo dopo la pandemia – Feltrinelli (2021)

Il Covid-19 e’ anche una divisione di classe.
Nel 2019, l’Ufficio delle statistiche sul lavoro ha diffuso un rapporto che quantificava la flessibilita’ lavorativa degli americani.
Tra i cittadini con laurea triennale o titolo di studio superiore, quasi la meta’ riferiva di lavorare da casa almeno ogni tanto. Tra chi aveva solo il diploma liceale, meno del 10 per cento aveva mai lavorato da casa, per scendere al 3 tra chi non aveva finito le superiori.
Allora non sorprende che, quando s’e’ abbattuto il Covid-19 e sono partiti i lockdown, sono stati quelli che non potevano lavorare da casa i piu’ danneggiati. Soltanto il 13 per cento dei membri delle famiglie che guadagnavano piu’ di 100.000 dollari e’ stato licenziato o messo in aspettativa, rispetto al 39 per cento di quelle con meno di 40.000 dollari di reddito.
Nel mondo, con la ripresa dell’economia, chi ha la laurea o una preparazione avanzata se la cavera’ probabilmente meglio di chi non le ha, e le grandi imprese andranno meglio di quelle a conduzione familiare.
Il divario tra le elite con un titolo di studio e gli altri si ampliera’.

Info:
https://www.feltrinellieditore.it/opera/opera/il-mercato-non-basta/
https://www.sivempveneto.it/la-lezione-della-pandemia-esce-anche-in-italia-lultimo-libro-di-fareed-zakaria-esperto-di-geopolitica-e-analista-della-cnn-ecco-perche-il-mercato-non-basta-a-risollevarci/
https://www.libreriavolare.it/recensioni-libri/saggistica/quello-che-ci-unisce-e-il-mercato-non-basta/
https://www.repubblica.it/cultura/2021/05/26/news/l_intervista_la_lezione_della_pandemia-302900481/