Societa’/Khanna

Parag Khanna – Il movimento del mondo. Le forze che ci stanno sradicando e plasmeranno il destino dell’umanita’ – Fazi (2021)

Fra il declino demografico e le sfide dell’inclusione, queste ultime sono certamente da preferire.
L’immigrazione, stiamone certi, continuera’; la sola domanda da porsi e’ se l’integrazione culturale potra’ avere successo […]
Aumentare le persone corrisponde ad aumentare il potere.
Oggi come oggi la popolazione dell’Asia e’ cinque volte piu’ numerosa di quelle degli Stati Uniti e della UE assieme, e le potenze asiatiche controllano anche le tecnologie piu’ innovative.
Le societa’ occidentali non potranno dunque che continuare a veder scemare il proprio vantaggio economico rispetto all’Asia, a meno che non riacquistino popolazione – e la cosa piu’ probabile e’ che vi riescano proprio grazie agli asiatici […]
L’India ha gia’ il maggior numero di emigrati che vivono all’estero conservando la cittadinanza del paese d’origine (oltre 17 milioni), ben piu’ del Messico (sotto i 12 milioni) e della Cina (sotto gli 11) […]
La guerra per i talenti nei settori della medicina, della tecnologia e in altri ancora ha attirato milioni di famiglie del subcontinente indiano in Gran Bretagna e in Nordamerica, dove la conoscenza dell’inglese ha garantito loro un notevole vantaggio nel processo di integrazione rispetto a migranti di altre nazionalita’ […]
Attualmente ben 3,1 milioni di lavoratori stranieri ad alta qualificazione presenti nei paesi OCSE sono nati in India, un numero piu’ alto dei corrispettivi lavoratori cinesi, che si fermano a 2,2 milioni.
E, a causa del crollo economico che sta per seguire il Covid-19 e i sinistri tassi d’inquinamento del paese, gli indiani sono piu’ motivati che mai a lasciare la patria

Info:
https://lepenneirriverenti.altervista.org/il-movimento-del-mondo-le-forze-che-ci-stanno-sradicando-e-plasmeranno-il-destino-dellumanita/
https://librieparole.it/recensioni/4791/il-movimento-del-mondo-parag-khanna/
https://www.mangialibri.com/il-movimento-del-mondo
https://www.shipmag.it/invito-alla-lettura-il-movimento-del-mondo-di-parag-khanna/

 

Economia di mercato/Piketty

Thomas Piketty – Una breve storia dell’uguaglianza – La nave di Teseo (2021)

Bisogna anche evitare di idealizzare il periodo delle Trente Glorieuses (1950-1980), come se fosse ammantato di tutte le virtu’ del Nord del mondo, a differenza di un Sud martoriato dalle guerre d’indipendenza e da lotte durissime nel suo tentativo di stabilire un principio di sovranita’, in una situazione di grande poverta’ e di estrema pressione demografica.
Lo Stato sociale delle Trente Glorieuses, oltre a essere intenzionalmente social-patriarcale, era innanzitutto uno Stato sociale nazionale, nel senso che si e’ perlopiu’ sviluppato negli Stati-nazione del Nord del mondo, con sistemi di tutela sociale e interventi in ambito scolastico e nelle infrastrutture concepiti per avvantaggiare le popolazioni nazionali, senza troppo considerare la componente internazionale e coloniale che aveva consentito l’arricchimento dell’Occidente (passato recente, che tuttavia si vorrebbe prontamente dimenticare) ne’ lo sviluppo del resto del pianeta.
Le popolazioni del Sud del mondo erano eventualmente coinvolte per sopperire al bisogno di manodopera del Nord, ma sempre prevedendo di rispedirle al luogo d’origine una volta finito il lavoro e senza l’idea di un modello di sviluppo coordinato e di nuove forme di circolazione e di regolazione che avrebbe comportato

Info:
https://www.criticaletteraria.org/2021/11/thomas-piketty-una-breve-storia-dell-uguaglianza.html
https://www.doppiozero.com/materiali/thomas-piketty-la-storia-maestra-di-uguaglianza
https://www.repubblica.it/cultura/2021/11/17/news/l_anticipazione_cosi_il_clima_cambiera_la_nostra_vita-326752782/

Economia di mercato/Harvey

David Harvey – Cronache anticapitaliste. Guida alla lotta di classe per il XXI secolo – Feltrinelli (2021)

Pensate a una cosa come Internet, la cui storia e’ molto interessante.
Quello che era nato in ambito militare si e’ trasformato in un sistema creativo artistico e paritetico che favoriva ogni tipo di innovazione, alimentato da individui creativi spesso in partnership o in conversazione l’uno con l’altro.
A quel tempo, Internet sembrava potesse essere il veicolo per un vero avanzamento sociale, per la comunicazione sociale, la produzione sociale, in qualche caso addirittura per la rivoluzione sociale.
Nel giro di pochi anni, pero’, quel processo e’ stato monopolizzato e sempre piu’ gestito come un modello di business. Il modello di business capitalista ha preso il sopravvento e cosi’ ci siamo ritrovati i vari Facebook, Google, Amazon, che sostanzialmente monopolizzano tutti gli aspetti qualitativi della vita quotidiana e inducono ogni tipo e forma di consumismo, che mi sembra del tutto privo di anima.

Societa’/Piketty

Thomas Piketty – Una breve storia dell’uguaglianza – La nave di Teseo (2021)

Vedremo come la marcia verso l’uguaglianza abbia beneficiato, dalla fine del XVIII secolo, dello sviluppo di un certo numero di dispositivi istituzionali specifici, da studiare in quanto tali: l’uguaglianza giuridica; il suffragio universale e la democrazia parlamentare; l’istruzione gratuita e obbligatoria; l’assicurazione sanitaria universale; l’imposta progressiva sul reddito, sull’eredita’ e sulla proprieta’; la cogestione e il diritto sindacale; la liberta’ di stampa; il diritto internazionale; e via di seguito.
Tuttavia, ciascuno di questi dispositivi, lungi dall’aver raggiunto una forma compiuta e consensuale, e’ a suo modo fungibile con forme di compromesso precario, instabile, provvisorio, in perpetua ridefinizione, frutto di conflitti sociali e di mobilitazioni specifiche, di svolte lasciate a meta’ e di momenti storici particolari.
Ciascun dispositivo soffre di molteplici insufficienze e deve essere ripensato in continuazione, completato, rimpiazzato da altri.
L’uguaglianza giuridica esiste oggi un po’ ovunque, ma si tratta di un’uguaglianza giuridica solo formale, che non impedisce l’esistenza di discriminazioni profonde, a seconda delle origini o del genere; la democrazia rappresentativa non e’ che una delle forme imperfette della partecipazione politica; le disuguaglianze nell’accesso all’istruzione e alla salute restano abissali; l’imposta progressiva e la redistribuzione sono da ripensare interamente, sia su scala nazionale sia su scala internazionale; la divisione del potere nelle aziende e’ solo ai primi passi; la concentrazione della quasi totalita’ dei media nelle mani di pochi oligarchi puo’ essere difficilmente considerata la forma piu’ compiuta della liberta’ di stampa; il sistema giuridico internazionale, fondato sulla circolazione incontrollata dei capitali, priva di un obiettivo sociale o climatico, si traduce il piu’ delle volte in un neocolonialismo a beneficio dei piu’ ricchi ecc.

Info:
https://www.criticaletteraria.org/2021/11/thomas-piketty-una-breve-storia-dell-uguaglianza.html
https://www.doppiozero.com/materiali/thomas-piketty-la-storia-maestra-di-uguaglianza
https://www.repubblica.it/cultura/2021/11/17/news/l_anticipazione_cosi_il_clima_cambiera_la_nostra_vita-326752782/

Stato/Boltanski

Luc Boltanski, Arnaud Esquerre – Arricchimento. Una critica della merce – Il Mulino (2019)

In una societa’ commerciale di ispirazione liberale la proprieta’ non ha un carattere fisso.
Nessun bene materiale e’ indisponibile, a eccezione di alcuni oggetti di proprieta’ dello Stato, e in particolare gli oggetti d’arte o le antichita’ conservate nei musei.
Una societa’ di questo tipo e’ stata chiamata, soprattutto negli anni Sessanta, societa’ dei consumi – una definizione che di solito ha un’accezione negativa – insistendo sul fatto che le persone, messe di fronte a una moltitudine di oggetti diversi, potevano comprarli, sulla base della loro disponibilita’ economica.
Ma vorremmo far notare che una societa’ del genere e’ anche diventata sempre di piu’ una societa’ di commercio, poiche’ si suppone che gli attori siano in grado di negoziare e siano spinti a diventare loro stessi dei venditori […]
Ricordiamo che chiameremo merce qualunque cosa che passa di mano in quanto associata a un prezzo […]
Una cosa, qualunque essa sia, si trasforma in merce quando in una situazione di scambio le viene attribuito un prezzo.
Questa situazione non si verifica sempre per qualunque cosa […]
Questa modifica della struttura dei prezzi relativi e dei metaprezzi e’ una delle espressioni, forse la principale, della relazione fra capitalismo e Stato: da una parte lo Stato, per rendere la realta’ prevedibile, deve cercare di mantenere i prezzi relativi delle diverse cose e ridurre il divario fra i metaprezzi e i prezzi; dall’altra il capitalismo, attirato dalla volonta’ di massimizzare i profitti, porta a modificare in continuazione la relazione fra i prezzi relativi e ad aumentare la differenza fra i metaprezzi e i prezzi.
In questo caso siamo in una situazione opposta rispetto alla concezione della teoria economica dei prezzi «naturali», dei «giusti» prezzi o dei prezzi «veri» che, come osserva Foucault, essendo «conformi ai meccanismi naturali del mercato, finiscono col costituire una misura di verita’ che permettera’ di discernere, tra le pratiche di governo, quelle che sono giuste da quelle che invece sono sbagliate» […]
La logica del capitalismo induce a modificare in continuazione il rapporto fra i prezzi relativi delle diverse cose. Una dinamica che lo Stato cerca di far diminuire o di ridurre, senza pero’ essere in grado di bloccarla del tutto.
Questa dinamica e’ piu’ o meno evidente e intensa a seconda dei momenti storici.
Ma perche’ queste modifiche sono importanti? Per il semplice fatto che cambiano la struttura della realta’. E la cambiano non solo perche’ rendono alcune cose abbordabili e altre no, ma soprattutto a causa delle relazioni fra le cose e il loro prezzo-

Info:
https://ilmanifesto.it/la-trappola-narrativa-che-da-valore-alle-merci/
http://materialismostorico.blogspot.com/2020/04/arricchimento-bolstanski-esquerre-e-la.html
http://www.vita.it/it/article/2019/11/06/il-capitalismo-che-ci-ha-rubato-le-parole-ora-ci-ruba-anche-le-storie/153188/

Societa’/Lind

Michael Lind – La nuova lotta di classe. Elite dominanti, popolo dominato e il futuro della democrazia – Luiss (2021)

Nel Diciannovesimo secolo e ai primi del Ventesimo, cinque principali scuole di pensiero studiarono il futuro della societa’ industriale: liberalismo, produzionismo, socialismo, corporatismo e pluralismo […]
Il liberalismo economico identifica la liberta’ umana con le transazioni commerciali nei mercati, mentre lo Stato si limita a far rispettare gli accordi e in qualche caso fornisce reti di sicurezza per una protezione sociale minima […]
In modi diversi, produzionismo, socialismo, corporatismo e pluralismo hanno respinto l’ideale liberale secondo cui l’economia dovrebbe essere governata sulla base della massima flessibilita’ per le imprese in un libero mercato della manodopera e degli altri input produttivi.
Il produzionismo e’ l’idea secondo cui l’economia dovrebbe essere organizzata dallo Stato per massimizzare il numero delle aziende agricole a conduzione familiare e indipendente, degli artigiani e dei piccoli negozianti nella societa’ […]
I socialisti di varie correnti – utopistica, cristiana e marxista – criticarono il capitalismo e la proprieta’ privata e proposero la proprieta’ pubblica dell’industria e delle infrastrutture […]
Una quarta corrente filosofica, contraria tanto al liberalismo del libero mercato quanto al socialismo statale, prefiguro’ una societa’ armonica di “corporazioni” controllate dallo Stato ma perlopiu’ autogovernate, termine con il quale si alludeva a interi settori economici e non soltanto a singole aziende; qualcosa di simile, in pratica, alle gilde medievali […]
Nei primi anni del Novecento, la scuola di pensiero dell’“efficienza nazionale” ebbe nel Regno Unito affinita’ con il pluralismo e, nelle sue versioni piu’ militaristiche, con il corporatismo statale […] Credevano che la riforma sociale e il riarmo fossero necessari per mantenere lo status della Gran Bretagna nel mondo, messo a rischio a quel tempo dall’ascesa della Germania imperiale. I ragionamenti come quelli della scuola di pensiero dell’efficienza nazionale alla fine prevalsero in molte democrazie occidentali […]
Il sistema che si affermo’ negli Stati Uniti dagli anni Quaranta divenne noto con il nome di “liberalismo dei gruppi di interesse”, un sistema pluralista nel quale le politiche pubbliche erano espressione dei negoziati tra gruppi di interesse economici, ciascuno con i propri mediatori, piuttosto che di un mandarinato tecnocratico di tuttologi ed esperti altruisti isolati dalle pressioni popolari, o della “mano invisibile” del libero mercato.
Nell’ambito della cultura e della societa’ civile, compresi i mass media e l’istruzione, come pure in economia e in politica, alla meta’ del Ventesimo secolo si ando’ consolidando negli Stati Uniti e in altre democrazie occidentali un sistema di pluralismo democratico che conferiva potere alla classe dei lavoratori. Il clero, i cittadini esaltati e i gruppi civici vigilarono sui mass media e sul sistema dell’istruzione per garantire che i valori tradizionali della maggioranza composta dalla classe dei lavoratori non fossero traditi.

Info:
https://open.luiss.it/2021/05/20/un-nuovo-compromesso-sociale-salvera-la-democrazia/
https://legrandcontinent.eu/it/2021/04/04/competenti-contro-deplorevoli-la-nuova-lotta-di-classe/
https://www.rivistailmulino.it/a/la-nuova-lotta-di-classe
https://www.centromachiavelli.com/2020/04/06/scalea-lind-guerra-di-classe/
https://www.ilfoglio.it/un-foglio-internazionale/2020/03/16/news/i-cittadini-dimenticati-contro-le-elite-metropolitane-la-nuova-lotta-di-classe-306549/

Europa/Habermas

Jürgen Habermas, Wolfgang Streeck – Oltre l’austerità. Disputa sull’Europa – Castelvecchi (2020)

L’unione monetaria costituisce un progetto non europeista, in quanto costringe forzatamente in un quadro istituzionale rigido economie fondate su significative differenze, nella struttura e nel funzionamento, che affondano in diversita’ tra «le strutture sociali e i modi di vita collettivi, sviluppatesi nel corso di un lungo periodo, politicamente condizionate e soprattutto niente affatto migliorabili in tempi brevi» […]
Appare «un programma di omologazione forzata dei modelli di vita e i modelli economici dei popoli europei, che li mette gli uni contro gli altri e li divide politicamente in Stati di prima e seconda classe».
Non solo, quindi, lo scenario politico-sociale piu’ probabile di questa costruzione sara’ sempre piu’ quello di un conflitto permanente tra gli Stati, «sia sulla quota di sovranita’ cui dovrebbero rinunciare i paesi meridionali che sull’entita’ della compensazione da parte di quelli del Nord, che risulterebbero in ogni caso sbilanciate in favore degli uni o degli altri»

Info:
https://open.luiss.it/2021/04/02/un-destino-comune-nel-nome-della-solidarieta/
https://www.lafionda.org/2021/03/30/quali-prospettive-per-la-solidarieta-europea-nello-scenario-post-covid/
https://www.reset.it/articolo/come-nasce-leuropa-streit-tra-jurgen-habermas-e-wolfgang-streeck
https://www.sinistrainrete.info/crisi-mondiale/19326-paolo-ortelli-capitalismo-e-democrazia-catastrofe-o-rivoluzione.html

Societa’/Montanari

Tomaso Montanari – Dalla parte del torto. Per la sinistra che non c’e’ – Chiarelettere (2020)

L’eguaglianza – questo il punto centrale – si deve realizzare «a tutela delle differenze e in opposizione alle disuguaglianze» […]
Come ha scritto Luigi Ciotti: La democrazia, con il suo sistema di pesi e contrappesi, di divisione e di controllo dei poteri, rappresenta un ostacolo per il pragmatismo esibito da certa politica come segno di forza.
Le richieste di delega, la sollecitazione a fidarsi delle promesse e degli annunci, l’ottimismo programmatico, cosi’ come l’accusa di disfattismo o di malaugurio (il «partito dei gufi») verso chi critica o solo esprime perplessita’, rivelano una concezione paternalistica e decisionista del potere, dove lo Stato rischia di ridursi a una multinazionale gestita da supermanager e il bene comune a una faccenda in cui il popolo non deve immischiarsi […]
I ricchi non vogliono le stesse cose che vogliono i poveri.
Ai primi serve la governabilita’: cioe’ che la societa’ sia governabile secondo i loro interessi. Senza conflitti, senza fastidiose rappresentazioni del pubblico interesse, senza che i loro governi abbiano a patire intralci di alcun tipo.
Ai secondi, ai poveri, serve invece la rappresentanza: serve un Parlamento davvero centrale, in cui portare i conflitti e in cui vedere combattuta la loro battaglia, che non ha altri luoghi per risultare, almeno a tratti, vincente.
Ai primi servono i capi, ai secondi serve una collettivita’, una comunita’ critica.
L’astensione elettorale di meta’ del paese e’ il risultato di una comprensibile e fondata sfiducia nella reale possibilita’ del Parlamento di rappresentare le lotte sociali […]
La verita’ e’ che difendiamo con i denti uno stile di vita fottutamente ingiusto: pensiamo di stare dalla parte della liberta’ e della democrazia, ma in verita’ stiamo dalla parte dei nostri stessi sfruttatori.
Dovremmo invece stare dalla parte nostra: la parte dei poveri. Perche’ «i poveri, che provano tutti insieme a difendere e a rendere migliore la propria vita, sono gli unici che possono salvare il mondo dallo sfacelo. Dallo sfacelo provocato dai consumi e dalla cultura dei ricchi».

Info:
https://www.carmillaonline.com/2020/02/25/dalla-parte-del-torto/
https://www.forchecaudine.com/dalla-parte-del-torto-a-proposito-dellultimo-libro-di-tomaso-montanari/
https://www.pressenza.com/it/2020/08/la-sinistra-che-non-ce-dalla-parte-del-torto-di-tomaso-montanari/
https://volerelaluna.it/in-primo-piano/2020/01/23/dalla-parte-del-torto-per-la-sinistra-che-non-ce/

Societa’/Shafik

Minouche Shafik – Quello che ci unisce. Un nuovo contratto sociale per il XXI secolo – Mondadori (2021)

Il motivo della grande delusione presente in molte societa’ e’ che il nostro contratto sociale si e’ rotto sotto il peso dei mutamenti tecnologici e demografici.
Di conseguenza, un numero maggiore di rischi e incombenze – accudire i figli, mantenere aggiornate le competenze se si perde l’impiego, prendersi cura di se’ quando si diventa anziani – ricade sugli individui.
Viviamo in societa’ in cui sempre piu’ spesso dobbiamo «cavarcela da soli», una situazione che si traduce nella politica della rabbia, in un’epidemia di problemi di salute mentale e in giovani e anziani che temono per il loro futuro.
Eppure, in molti ambiti sopportare i rischi individualmente non e’ soltanto iniquo, e’ anche molto meno efficiente e produttivo che condividerli a livello di societa’.
Abbiamo bisogno di un contratto sociale che promuova una migliore architettura sia delle garanzie sia delle opportunita’, un contratto sociale meno incentrato su «me» e piu’ su «noi», che riconosca la nostra interdipendenza e la usi per il reciproco vantaggio. Abbiamo bisogno di un contratto sociale che ruoti intorno alla mutualizzazione e alla condivisione di un maggior numero di rischi per alleggerire le preoccupazioni che affliggono tutti noi, e che, al tempo stesso, ottimizzi l’uso dei talenti nelle nostre societa’ e consenta a ogni individuo di apportare il massimo contributo possibile.
Questo significa, inoltre, avere a cuore il benessere non solo dei nostri nipoti, ma anche di quelli altrui, perche’ in futuro abiteranno tutti lo stesso mondo.

Info:
https://www.avvenire.it/economiacivile/pagine/shafik-diseguaglianze-e-parita-di-genere
https://www.libreriavolare.it/recensioni-libri/saggistica/quello-che-ci-unisce-e-il-mercato-non-basta/

Societa’/Zakaria

Fareed Zakaria – Il mercato non basta. Dieci lezioni per il mondo dopo la pandemia – Feltrinelli (2021)

Il Covid-19 ha colpito un mondo che ha acquisito la sua struttura intrinseca negli anni successivi alla Guerra fredda, quando la rivalita’ tra le grandi potenze e’ calata e il commercio globale e’ esploso, e le nazioni si sono legate reciprocamente con i forti vincoli dell’interdipendenza […]
Nello stesso periodo la Rivoluzione informatica ha fatto si’ che tutto quanto – beni, servizi, cultura e idee – si muovesse alla velocita’ della luce […]
Questi flussi tangibili e intangibili scorrono tuttora in ogni nazione del pianeta, eppure non c’e’ un solo paese che possa influenzarli per conto proprio. Tutti sono connessi, ma nessuno e’ alla guida.
Detto altrimenti, il mondo in cui viviamo e’ aperto, veloce, e quindi, per definizione, instabile.
Sarebbe arduo portare stabilita’ a una cosa tanto dinamica e aperta.
Si scopre infatti che qualsiasi sistema puo’ avere soltanto due di queste tre caratteristiche: aperto, veloce, stabile. Un sistema aperto e veloce, come il mondo in cui viviamo, sara’ intrinsecamente instabile. Uno invece veloce e stabile tendera’ a essere chiuso, come la Cina. Se il sistema e’ aperto e stabile, e’ probabile che sia pigro piu’ che dinamico. Pensate agli Imperi austro-ungarico e ottomano dell’Ottocento: enormi, aperti, differenziati… e in piena decadenza.
Questo “trilemma” e’ l’adattamento di un’idea di Jared Cohen, il tecnologo per antonomasia, secondo il quale le reti informatiche devono scegliere due fra tre qualita’: apertura, velocita’ e sicurezza.
Gli economisti hanno una propria versione di questa idea, il “trilemma della politica”, secondo il quale le nazioni possono avere due delle seguenti tre cose: libero movimento dei capitali, banche centrali indipendenti e tasso di cambio fisso. E’ materia un tantino da “secchioni”, ma tutti questi trilemmi veicolano un semplice concetto: se tutto quanto e’ aperto e in rapido movimento, il sistema puo’ partire pericolosamente per la tangente

Info:
https://www.feltrinellieditore.it/opera/opera/il-mercato-non-basta/
https://www.sivempveneto.it/la-lezione-della-pandemia-esce-anche-in-italia-lultimo-libro-di-fareed-zakaria-esperto-di-geopolitica-e-analista-della-cnn-ecco-perche-il-mercato-non-basta-a-risollevarci/
https://www.libreriavolare.it/recensioni-libri/saggistica/quello-che-ci-unisce-e-il-mercato-non-basta/
https://www.repubblica.it/cultura/2021/05/26/news/l_intervista_la_lezione_della_pandemia-302900481/