Europa/Gallino

Luciano Gallino – L’attacco allo stato sociale. Lo smantellamento del welfare nell’Unione Europea- Einaudi (2013)

L’Unione Europea e’ un progetto politico, economico, sociale, culturale che presenta elementi unici al mondo.
Uno di questi elementi, forse quello che potrebbe avere la maggior forza unificante per i cittadini Ue, e’ a mio avviso il modello sociale che si ritrova nella Ue e, in tutto il mondo, solamente in essa […]
L’espressione modello sociale europeo suona un po’ astratta, ma e’ ricca di significati concreti. Essa designa un’invenzione politica senza precedenti, forse la piu’ importante del xx secolo.
Essa significa che la societa’ intera si assume la responsabilita’ di produrre sicurezza economica e sociale per ciascun singolo individuo, quale che sia la sua posizione sociale e i mezzi che possiede.
Produrre sicurezza economica richiede la costruzione di sistemi di protezione sociale avendo in vista una serie di eventi che possono sconvolgere in qualsiasi momento la vita di ciascuno.
Sono la malattia, l’incidente, la disoccupazione, la poverta’, la vecchiaia […]
Sin dagli anni Novanta del secolo scorso si parlava di almeno tre modelli differenti: il tipo socialdemocratico o nordico o scandinavo; il tipo liberale o anglosassone; il tipo socialconservatore o continentale.
Piu’ tardi i modelli individuati diventarono almeno quattro, con l’aggiunta ai precedenti del tipo mediterraneo […]
Appare pertanto arduo comprendere come si possa individuare nella eccessiva generosita’ dello stato sociale il fattore che rende non solo indispensabile, ma altresi’ urgente, una sua marcata riduzione, a causa del peso insostenibile che e'[…] giunto a far gravare sui bilanci pubblici.
Una lettura piu’ realistica della crisi porterebbe piuttosto a dire che, essendo i bilanci pubblici stremati dal menzionato sostegno al sistema finanziario, in presenza di una crisi che appare tutt’altro che risolta, gli stati sono costretti,volenti o nolenti, a ridurre la spesa della voce piu’ importante del
loro bilancio – la spesa sociale.

Info:
https://www.amazon.it/Lattacco-allo-stato-sociale-smantellamento-ebook/product-reviews/B00BUE9NRG

Europa/Formenti

Carlo Formenti – Oligarchi e plebei. Diario di un conflitto globale – Mimesis (2018)

Febbraio 2017. Nei giorni scorsi e’ stato lanciato – ottenendo grande rilievo sui media – un Appello per il rilancio dell’integrazione europea firmato da trecento intellettuali fra i quali spiccano Giuliano Amato e Anthony Giddens, fra i massimi esponenti della Terza via e del pensiero unico liberista.
Nel testo in questione:
1) si afferma che oggi la Ue e’ sotto attacco «sebbene abbia garantito pace, democrazia e benessere per decenni»;
2) si esalta l’«economia sociale di mercato», affermando che essa puo’ funzionare solo grazie a una governance multilivello e al principio di sussidiarieta’;
3) si rivendica il ruolo di un’Europa cosmopolita nella costruzione di una «governance globale democratica ed efficiente» […]
Proviamo a decodificare il senso di queste affermazioni, […]
Una prima considerazione e’ che l’affermazione secondo cui l’Europa ha garantito pace, democrazia e benessere e’ falsa: dai Balcani all’Ucraina, passando per la Libia, l’Europa e’ stata un costante fattore di guerra; quanto alla democrazia chiedete cosa ne pensa il popolo greco; infine il benessere e’ un miraggio per milioni di cittadini europei che hanno visto peggiorare drasticamente i livelli salariali e di occupazione, oltre a perdere gran parte dei diritti conquistati prima dell’avvio del processo di unificazione […]
Seconda considerazione: associare l’economia sociale di mercato all’allargamento della democrazia e’ una contraddizione in termini. Questo concetto e’ infatti costitutivo di quel progetto neoliberista che ha sottratto il ruolo della legittimazione al quadro costituzionale-parlamentare per trasferirlo a organismi non eletti che rispondono agli imperativi del mercato.
Inoltre la sussidiarieta’ di cui si parla e’ consistita nella proliferazione di enti, agenzie e autorita’ deputati a gestire localmente i bisogni sociali – proliferazione che e’ proceduta di pari passo con lo smantellamento del welfare e con l’assunzione dell’impresa privata quale modello di regolazione sociale, in base al principio secondo cui non bisogna ostacolare chi potrebbe erogare un servizio migliore del servizio pubblico (pratica che Colin Crouch ha definito come una spoliticizzazione del servizio pubblico attraverso la riduzione del cittadino a cliente […]
Per concludere: il riferimento alla natura cosmopolita dell’Europa – per inciso smentito dai muri e dalle altre pratiche di contrasto ai flussi migratori, come il vergognoso accordo con il regime turco e’ espressione dell’“internazionalismo” delle elite, le quali vogliono schiacciare le resistenze dei popoli alla colonizzazione del mercato globale.
Come conciliare tutto cio’ con la proposta di legittimare l’oligarchia di Bruxelles sottoponendola al vaglio degli elettori? Ai firmatari dell’appello non mancano gli strumenti concettuali per progettare alchimie tecniche in grado di garantire a priori il trionfo di una grande coalizione europea “antipopulista”.

Info:
https://www.carmillaonline.com/2018/05/15/le-nuove-pelbi-globali-dentro-la-crisi-sistemica/
https://www.sinistrainrete.info/libri/16175-carlo-formenti-oligarchi-e-plebei.html

Europa/Fagan

Pierluigi Fagan – Verso un mondo multipolare. Il gioco di tutti i giochi nell’era Trump- Fazi (2017)

L’Europa geostorica conta almeno le macroaree mediterraneo-latina, quella tedesco-scandinava, quella balto-slava, quella balcanica, quella bulgaro-rumena-ucraina oltre a quella britannica […]
L’Unione Europea vale il 25 per cento del PIL mondiale [Banca Mondiale 2015] con il 7,1 per cento della popolazione (qualcosa meno quando sara’ ratificato l’abbandono britannico), l’eurozona e’ il 15,8 per cento del PIL mondiale con il 4,7 per cento della popolazione.
Purtroppo, il peso percentuale del suo PIL e il peso percentuale della sua popolazione sono in contrazione storica. L’UE, nel 1970, valeva il 37 per cento del PIL mondiale, ha perso quindi piu’ di un terzo del suo peso in quarant’anni. Demograficamente, l’Europa intera pesava il 21 per cento del mondo nel dopoguerra; nel 2050 avra’ perso 2/3 della sua consistenza e sara’ solo il 7 per cento del totale.
Dei 20 paesi del mondo che hanno i piu’ bassi indici di natalita’, 16 sono europei.
Dei 20 per maggior aspettativa di vita, 15 sono europei (l’Italia e’ tra i leader nell’una e nell’altra classifica).
L’Europa e’ un universo in contrazione, con un peso ancora importante ma in prospettiva meno decisivo e una popolazione sempre più anziana.

Info:
https://pierluigifagan.wordpress.com/verso-un-mondo-multipolare-il-libro/
http://www.marx21.it/index.php/internazionale/mondo-multipolare/28857-verso-un-mondo-multipolare-il-gioco-di-tutti-i-giochi-nellera-trump

Europa/Marsili

Lorenzo Marsili, Yanis Varoufakis – Il terzo spazio. Oltre establishmant e populismo – Laterza (2017)

Il punto chiave: uscire dall’euro non ci fara’ uscire dal fondamentalismo di mercato […]
Si tratta, invece, di capire che il problema e’ piu’ grande dell’euro. Che il problema non e’ uno spazio geografico o un confine. Ma l’uscita da un immaginario distorto e corrotto e da un sistema economico iniquo e distruttivo.
Basti pensare come sia proprio negli Stati Uniti – paese con piena sovranita’ monetaria se mai ce ne fu uno – che si e’ sviluppato lo slogan del 99% e in cui tutto cio’ che rimproveriamo all’Unione e’ amplificato: un mercato finanziario ancora piu’ rapace e diseguaglianze ancora piu’ marcate, una classe politica ancora piu’ succube delle grandi lobby e una democrazia talmente corrotta da aver creato le condizioni per la vittoria di Donald Trump.
L’opposizione fra quanti sono a favore di una maggiore integrazione e quanti chiedono un’uscita dalla moneta unica e’ un’opposizione falsata e fuorviante.
Il punto non e’ cambiare la moneta, ma cambiare la politica.
E iniziare a uscire dal pantano non richiede un nuovo conio, ma un nuovo corso.
Si tratta di costruire le basi di quella che piu’ avanti chiameremo disobbedienza governativa, ossia la capacita’ della politica di innescare un vero conflitto con le strutture dell’Unione, senza escludere la possibilità di un’implosione dell’euro se il sistema continuera’ a barricarsi dietro a immobilismi e rigidita’, ma senza fare di questo il nostro obiettivo.
Perche’ il nostro obiettivo deve essere quello di restituire democrazia e sovranita’ popolare, eguaglianza e dignita’, alla grande maggioranza di cittadini che ne e’ privata tanto dall’Unione quanto dal proprio Stato nazionale.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858128282
https://www.sns.it/it/evento/terzo-spazio
https://www.estetica-mente.com/recensioni/libri/lorenzo-marsili-yanis-varoufakis-terzo-spazio-oltre-establishment-populismo/73210/
http://www.mangialibri.com/libri/il-terzo-spazio

Europa/Sassoon

Donald Sassoon – Sintomi morbosi. Nella nostra storia di ieri i segnali della crisi di oggi – Garzanti (2019)

L’idea di un codice unico di principi e valori da potersi definire «europei» e’ esistita solo nell’immaginazione di certi intellettuali come programma per il futuro, ma non e’ una realta’.
Non sono esistiti valori comuni ne’ in Francia ne’ in Gran Bretagna ne’ in Italia, nemmeno durante il rinascimento o l’illuminismo. Eppure in molti invocano gli antichi «valori» della tradizione.
L’idea dei «valori comuni europei» e’ invece molto recente, nasce nel XVIII secolo.
L’idea di «unita’ europea» e’ ancora piu’ recente. Poco piu’ di centocinquant’anni fa l’Italia era in via di unificazione, come anche la Germania. Nessuno parlava di un’Europa unita, nemmeno Giuseppe Mazzini, fondatore della Giovine Europa, che immaginava un’Europa unita solo quando si fosse costituito ciascuno stato nazionale […]
L’Europa era talmente divisa che quando gli europei pensavano alle guerre pensavano a guerre da combattere contro altri europei.
Alla fine del XIX secolo i britannici e i francesi erano preoccupati dei tedeschi, gli italiani degli austriaci, i polacchi dei tedeschi, i popoli balcanici gli uni degli altri, gli ottomani dell’Europa, e i russi… i russi erano preoccupati piu’ o meno di tutti, come lo sono adesso.
Lungi dall’unirsi, gli europei si preparavano alla peggiore guerra intestina della loro storia, peggio della guerra dei Cent’anni, peggio di quella dei Trent’anni, peggio di quelle napoleoniche. Poco piu’ di un secolo fa la prima guerra mondiale(chiamata mondiale, ma combattuta prevalentemente in Europa) distrusse la possibilita’ di una supremazia globale europea. Alla fine della guerra i piu’ sa- gaci tra gli europei compresero che il loro continente non era piu’ il centro dell’universo. Ma molti europei continuarono a coltivare le loro illusioni per tutti gli anni Venti e Trenta. Ci sono ancora francesi e inglesi che continuano a comportarsi come se avessero degli imperi. […]
La seconda guerra mondiale ha aggiunto altri cinquanta milioni di morti ai venti della prima e completo’ il compito di portare l’Europa dal centro del mondo alla sua periferia. Nei vent’anni successivi alla fine della seconda guerra mondiale
i francesi e i britannici hanno perduto i loro imperi.
L’Europa stessa fu divisa fra Est e Ovest. La Germania fu affettata in due e tale e’ rimasta fino al 1990.

Info:
https://www.ilpost.it/2019/03/05/sintomi-di-crisi-donald-sassoon-circolo-dei-lettori/
https://left.it/2019/08/30/donald-sassoon-quei-sintomi-morbosi-che-salvini-alimenta/

Europa/Salmon

Christian Salmon – Fake. Come la politica mondiale ha divorato se stessa – Laterza (2020)

La Grecia era alla bancarotta.
Il deficit di bilancio era esplosivo, cosi’ come il debito. Non era al 6% del PIL, ma all’8,3% (e sarebbe salito fino al 9%).
Di chi era la colpa?
Dei banchieri insensibili che avevano innaffiato la Grecia di liquidita’ per finanziare le esportazioni tedesche o francesi?
Dei beneficiari greci delle elargizioni europee che avevano organizzato la (loro) evasione fiscale?
Della banca Goldman Sachs che aveva truccato i conti pubblici greci per permettere al paese di entrare nella moneta unica?
O della popolazione greca, accusata di tutti i mali e spinta a riformarsi per espiare le sue colpe? […] 
La Grecia fu dichiarata colpevole, e unica colpevole, dei suoi debiti, il cui pagamento divenne un obbligo che non era piu’ una questione d’onore: il creditore doveva ottenere dal debitore tutto, assolutamente tutto cio’ che gli era dovuto, indiscriminatamente […]
Che cosa deve fare una famiglia sovraindebitata?
Negozia dilazioni di pagamento e stringe la cinghia per poter assolvere agli obblighi.
Questo dicono i sostenitori dell’austerita’.
Di qui a pensare che le nazioni sovraindebitate nel sistema degli scambi internazionali debbano fare la stessa cosa, il passo e’ breve. I fautori della “regola aurea”, sulla scia dei tedeschi, non la pensano diversamente […]
La metafora della famiglia indebitata fu una mistificazione che funzionava, aveva il colore dell’evidenza, rivolgendosi a tutti indiscriminatamente, chiamando in causa la gestione domestica.
Ma e’ falsa, perche’ in una famiglia le entrate sono indipendenti dalle spese, e quindi e’ possibile ridurre le spese mantenendo le entrate allo stesso livello, e pagare cosi’ i debiti scaglionando i termini di pagamento.
A livello di una nazione le cose non vanno affatto cosi’, poiche’ le spese degli uni sono le entrate degli altri. Se per far uscire un paese dall’indebitamento ci si limita a comprimere le spese, le entrate di alcuni diminuiscono perche’ altri spenderanno meno, e viceversa. Cosi’ la diminuzione degli introiti aggrava il problema del debito.
«Il momento buono per l’austerita’ sono i periodi di boom, non le fasi di crisi», affermava gia’ Keynes. E allora, perche’ continuare a predicare l’austerita’? […]
L’episodio greco non si limito’ quindi alle problematiche di una rinegoziazione del debito costellata di incidenti ben poco diplomatici, di umiliazioni e di minacce. Fu al tempo stesso un terremoto politico nel cuore dell’Europa, una crisi finanziaria dell’Eurozona, un fallimento morale dell’Unione Europea, incapace di adempiere la sua missione di solidarieta’ nei confronti di uno dei suoi Stati membri, e un colpo di Stato finanziario fomentato dalla troika, nella circostanza unico vero governo dell’Eurozona […]
La costruzione europea che si ammantava da anni delle sue intenzioni pacifiche, del suo “umanesimo” da secondo dopoguerra, dei suoi valori di liberta’ e di democrazia, era dunque stata, nella gestione della crisi greca, un mostro cieco, liberticida, animato da una volonta’ di potenza irrazionale e autodistruttiva.
Da non democratiche, le istituzioni dell’Unione Europea erano passate ad essere “dittatoriali”. Da impotente e approssimativa, l’Unione Europea si era trasformata in un’entita’ aggressiva ed egemonica. Non era solo la Grecia ad essere umiliata, era l’Europa solidale e democratica che si dimostrava pura fantasia. Nessuno avrebbe piu’ potuto ignorare che l’Unione Europea si comportava come un impero nei confronti dei suoi membri indeboliti, ridotti al rango di Stati vassalli.
Il momento greco dell’Europa fu storico […]
Veniva svelata la natura dell’Unione Europea, una camicia di forza per le nazioni del Sud dell’Europa.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_content&view=article&id=2371:christian-salmon-fake-come-la-politica-mondiale-ha-divorato-se-stessa&catid=40:primopiano
https://www.pandorarivista.it/pandora-piu/fake-di-christian-salmon/

https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858139653

Europa/Fazi

Thomas Fazi, Guido Iodice . La battaglia contro l’Europa. Come un’elite ha preso in ostaggio un continente. E come possiamo riprendercelo – Fazi (2016)

Piu’ Europa? […] Un’unione fiscale degna di questo nome richiederebbe un bilancio federale pari almeno al 10 per cento del PIL dell’eurozona; trasferimenti fiscali dai paesi piu’ ricchi verso quelli piu’ poveri; un’autorita’ federale capace di effettuare spesa in deficit con il sostegno attivo della BCE; un effettivo trasferimento di rappresentativita’ democratica dal livello nazionale a quello sovranazionale (no taxation without representation).
Purtroppo, l’unione fiscale proposta da Schäuble non soddisfa nessuna di queste condizioni. Al contrario, essa ruota attorno alla creazione di un organo indipendente col potere di veto sui bilanci nazionali […]
Si tratta, in sostanza, di un piano finalizzato a privare gli Stati nazionali di quel minimo di potere discrezionale che gli e’ rimasto, mettendo definitivamente il pilota automatico alla politica fiscale (in linea col dogma ordoliberale): il passo finale nella trasformazione definitiva dell’eurozona in una gabbia ordoliberale basata su un sistema di regole ferree e inflessibili […] Allo stesso tempo va anche rigettata con forza l’argomentazione, cara ai tedeschi, secondo cui, in assenza di un’unione fiscale, e’ necessario limitare ulteriormente l’autonomia fiscale degli Stati membri.
Questo rappresenta un ribaltamento totale di quello che insegna la teoria economica, nonche’ la storia, in materia di federazioni.
E’ vero l’esatto contrario, infatti: solo laddove esiste uno
“Stato centrale” in grado di compensare le fluttuazioni asimmetriche nei vari Stati membri e di redistribuire le risorse all’interno dell’unione monetaria ha senso limitare l’autonomia fiscale dei singoli Stati; in caso contrario, porre vincoli dibilancio molto stringenti ai singoli paesi li priva semplicemente della capacita’ di rispondere alle recessioni in modo adeguato, come dimostra bene la perdurante crisi dell’eurozona.
Insistere su questa strada – rafforzare i vincoli di bilancio finche’ non si arriva all’unione fiscale – vuol dire continuare a mettere il carro prima dei buoi, con conseguenze che non potranno che essere devastanti.

Info:
https://fazieditore.it/catalogo-libri/la-battaglia-contro-leuropa/
https://keynesblog.com/2016/07/08/michele-salvati-recensisce-la-battaglia-contro-leuropa-di-thomas-fazi-e-guido-iodice/

Europa/Fagan

Pierluigi Fagan- Verso un mondo multipolare. Il gioco di tutti i giochi nell’era Trump – Fazi (2017)

I problemi connessi alla realizzazione di una qualche forma di unione europea sono numerosi, vasti e profondi.
L’unione degli europei, e ancora di più il dibattito pubblico a essa collegato, sembra un caso tipico di durevole sbornia ideologica idealista che stenta ad atterrare sul piano della concreta realta’ delle cose.
Vediamo velocemente l’elenco dei punti critici.
Il primo problema e’ l’eterogeneita’ dei candidati. Paesi grandi, piccoli, piccolissimi, che parlano ognuno la propria lingua, che hanno ognuno la propria storia, spesso secolare, che hanno numerosi attriti con un vicino da cui si sono emancipati con la guerra e il rancore. […]
Secondo problema e’ che l’Europa ha una sua omogeneita’ relativa se vista in contrapposizione all’Asia o all’Africa o al Medio Oriente, ma al suo interno ha linee di faglia non secondarie: quella tra i paesi del Sud e quelli del Nord, i paesi “latini” e quelli “germano-scandinavi” (per non parlare di quelli “balto-slavi”), quelli cattolici e quelli protestanti, quelli di primo e quelli di secondo e terzo capitalismo; quella tra i pesi massimi (con una popolazione oltre i 50 milioni) e i pesi mosca (sotto i dieci milioni); quelli tra chi ha un forte e atavico senso nazionale (la Francia) e quelli magari più aperti all’integrazione subregionale (ad esempio la Germania) […]
Il terzo problema e’ la mancanza di spirito. Intendiamo il fatto che oggi siamo privi di figure di statisti pari a quelle che animarono il processo nel dopoguerra, periodo di speranze e di costante crescita.
La politica e’ impaurita, ripiegata,autosubordinata alla tecnocrazia, la quale di sua natura certo non ha “visioni”.
Le popolazioni e le istituzioni nazionali non condividono nessuna seria analisi di strategia geopolitica visto che il dibattito pubblico e’ egemonizzato da economisti (alcuni addirittura monetari), ognuno e’ alle prese con il proprio disordine nazionale e con le tormentate paure di perdita di vigore, ricchezza, possibilita’, financo di identita’ […]
Il quarto problema e’ che, dopo i fallimenti sui migranti, gli ondeggiamenti sulle relazioni coi turchi, la poca chiarezza d’intenti con la Libia, sono arrivati prima la Brexit e poi Trump. A fronte della minaccia dell’era complessa, Gran Bretagna e Stati Uniti si sono posti in modalita’ d’immediata reazione semplificante. Autonome, con le mani libere, piu’ egoiste, concrete, le nazioni anglosassoni hanno fatto capire che non e’ piu’ tempo di solidarieta’ occidentale e soprattutto che e’ arrivato il momento di decidere, fare, agire: chi c’e’ c’e’ […]
Concludendo, unirsi sembra impossibile ma al contempo doveroso, il mondo va verso partizioni macroregionali, e per sedersi al tavolo dove si discutono le regole e si gioca ci vuole massa e chiara intenzionalita’.
In contraddizione al proprio principio politico democratico, un’Europa sempre meno voluminosa (per PIL e per demografia) cerca di compattarsi in sistema, seguendo progetti vaghi condotti da elite incerte con volonta’ contraddittorie. Cosa fare del modello euro-neolib-mercantilista, su quale segmento dell’economia mondiale attestarsi, quale ricerca finanziare, che tipo di strategia elaborare per le grandi istituzioni mondiali (FMI, WB, AIIB, WTO, politica monetaria della banca centrale) sono i temi dell’agenda economica.
Ma l’agenda sociale ha anche altri temi: la questione ecologica, quella dell’energia, le diseguaglianze sempre piu’ pronunciate, il welfare con una popolazione sempre piu’ anziana, il tempo del lavoro che e’ ancora piu’ o meno quello di un secolo fa, disoccupazione e sottoccupazione endemica, una certa diffusa depressione culturale e identitaria.
Tutto viene poi trascritto nell’agenda politica.

Info:
https://pierluigifagan.wordpress.com/verso-un-mondo-multipolare-il-libro/
http://www.marx21.it/index.php/internazionale/mondo-multipolare/28857-verso-un-mondo-multipolare-il-gioco-di-tutti-i-giochi-nellera-trump

Europa/Boitani

Andrea Boitani – Sette luoghi comuni sull’economia – Laterza (2017)

Se non si vogliono accettare una revisione delle regole europee di finanza pubblica e, con tale revisione, tetti piu’ alti al deficit e un piu’ graduale, ma piu’ sicuro, sentiero di rientro del debito pubblico (soprattutto nei famigerati PIIGS), e se non si ritiene possibile rivedere il Trattato quanto al finanziamento monetario degli investimenti pubblici, rimangono solo tre alternative.
La prima e’ che tutti, Commissione europea, BCE e governi dell’Eurozona non facciano nulla, credendo di aver gia’ fatto tutto col piano Junker, secondo il «principio del Pappataci», enunciato nell’Italiana in Algeri di Rossini: «lascia pur che gli altri facciano: tu qui mangia, bevi e taci».
La seconda, piu’ attivistica e stimolante, e’ che la BCE faccia ricorso alla forma pura dell’helicopter money proposta da Milton Friedman quarant’anni fa, cioe’ si risolva a inviare un assegno a ciascuna famiglia dell’Eurozona, sperando che venga effettivamente speso. Gli effetti saranno meno espansivi di quelli ottenibili con il finanziamento di investimenti pubblici, ma certamente piu’ espansivi di quelli che si potrebbero ottenere riducendo contemporaneamente le tasse e la spesa pubblica. […]
La terza strada consiste nell’accrescere significativamente la spesa per investimenti pubblici almeno in Germania, l’unico paese europeo grande che abbia un ampio spazio fiscale, avendo un debito pubblico relativamente basso (in rapporto al PIL), un enorme surplus di bilancia commerciale e, ora, anche un surplus di bilancio pubblico.
Ai primi di settembre 2016, pure il presidente della BCE Mario Draghi ha sollecitato il governo tedesco in questo senso.
La dimensione della Germania in Europa garantisce che una forte spinta alla sua domanda interna abbia una ricaduta positiva sugli altri paesi dell’Eurozona […].
Un paese, di fatto, leader in Europa, come la Germania, dovrebbe offrire qualche beneficio (economico) della sua leadership a tutti gli altri, per consolidare la sua egemonia con il consenso (cioe’ essere veramente «egemone» e non
«dominante»).
Vista la difficolta’ di convincere i politici tedeschi a mollare l’ormeggio delle regole «stupide» e a spendere in proprio per costruire un’egemonia consensuale, la terza alternativa non appare oggi molto piu’ probabile della seconda e della via maestra di un (vero) grande piano europeo di investimenti pubblici.
Accidenti: una volta che un luogo comune ha senso…

Info:
https://www.anobii.com/books/Sette_luoghi_comuni_sull%27economia/9788858124581/012e4b7607f103e80f
https://www.lavoce.info/archives/tag/i-sette-luoghi-comuni-sulleconomia/
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858124581

Europa/Zielonka

Jan Zielonka – Contro-rivoluzione. La disfatta dell’Europa liberale – Laterza (2018)

Tre termini o, se vuoi, valori sono emersi in primo piano ripetutamente: uguaglianza, comunita’ e verita’ […]
Quanto all’uguaglianza, non potra’ mai essere presa sul serio se non si abbandona l’economia neoliberista. Non e’ solo una questione di teoria economica; dietro l’economia neoliberista si muovono interessi consolidati, e gli autentici liberali devono avere il coraggio di levarsi contro di essi.
Ma la loro lotta contro il neoliberismo non avra’ successo fin tanto che non sara’ disegnata una plausibile visione alternativa del capitalismo. […]
Quanto alla comunita’, i liberali non possono pensare solo agli individui e parlare solo della loro liberta’.
Dovrebbero cominciare a pensare e parlare seriamente di legami comunitari, di responsabilita’ sociale, e del loro potenziale per assicurare le liberta’ liberali […]
Infine, ma non per ultimo, i liberali devono abbracciare la verita’. Con l’espressione «abbracciare la verita’» intendo sforzi genuini di comprendere l’Europa attuale e gli interessi dei suoi cittadini […]
Intendo anche cercare originali soluzioni liberali alle sfide essenziali del XXI secolo come la pace, lo sviluppo sostenibile, il cambiamento climatico, le migrazioni, l’uguaglianza.

Info:
https://ilmiolibro.kataweb.it/recensione/catalogo/440518/chi-ha-lasciato-senza-difese-la-democrazia/
https://www.pandorarivista.it/articoli/contro-rivoluzione-jan-zielonka/3/
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858129937
http://www.atlanticoquotidiano.it/recensioni/rivoluzione-la-disfatta-delleuropa-liberale-jan-zielonka/