Stato/Dardot

Pierre Dardot, Christian Laval – La nuova ragione del mondo. Critica della razionalità neoliberista. Nuova edizione – Derive Approdi (2019)

I temi e i termini della «buona governance» e della «buona prassi» sono i nuovi mantra dell’azione governativa.
Le organizzazioni internazionali hanno propagato largamente le nuove norme dell’azione pubblica, soprattutto nei paesi sottosviluppati. Ad esempio, la Banca mondiale, nel suo Rapporto sullo sviluppo mondiale del 1997, ha proposto di sostituire l’espressione «Stato minimo» con «Stato efficiente».
Piuttosto che incoraggiare sistematicamente la privatizzazione, si vuole vedere ora nello Stato un «regolatore» dei mercati. Lo Stato deve essere autorevole, deve concentrarsi sull’essenziale, deve essere capace di creare i quadri regolamentari indispensabili all’economia.
Secondo la Banca mondiale, lo Stato efficiente e’ uno Stato centrale forte che si pone come priorita’ un’attivita’ regolatrice che garantisca lo Stato di diritto e agevoli il mercato e il suo funzionamento. L’OCSE non e’ stata da meno, moltiplicando a partire dalla meta’ degli anni Novanta le raccomandazioni di riforma della regolamentazione e di apertura dei servizi pubblici alla concorrenza, attraverso le attivita’ del suo settore consacrato al management pubblico (PUMA). Lo stesso si puo’ dire della Commissione europea con il suo “Libro bianco” sulla governance europea del 2001, anche se vi si confondono il funzionamento delle istituzioni e la promozione del modello imprenditoriale e concorrenziale nei servizi pubblici.
La riforma dell’amministrazione pubblica partecipa della globalizzazione delle forme dell’arte di governare.
Dappertutto, quale che sia la situazione locale, sono auspicati gli stessi metodi e si utilizza un lessico uniforme (competition, process reengineering, benchmarking, best practices, performance indicators).
Tali metodi e categorie sono validi per tutti i problemi e tutte le sfere dell’azione, dalla difesa nazionale alla gestione degli ospedali passando per l’attivita’ giudiziaria.
La riforma «generale» dello Stato secondo i principi del settore privato si presenta come ideologicamente neutra. Esso non mira che all’efficienza o, come dicono gli esperti britannici dell’auditing, al value for money, ovvero all’ottimizzazione delle risorse utilizzate.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/la-nuova-ragione-del-mondo-di-pierre-dardot-e-christian-laval/
https://ilmanifesto.it/la-trappola-del-capitale-umano
https://www.dianoia.it/public/rcs/rcs_21_34.pdf
https://www.leparoleelecose.it/?p=13014

Stato/Dardot

Pierre Dardot, Christian Laval – La nuova ragione del mondo. Critica della razionalità neoliberista. Nuova edizione – Derive Approdi (2019)

Il cambiamento nella concezione e nell’azione dello Stato si imprime da questo momento nel vocabolario politico. Il termine governance è diventato la parola chiave della nuova norma neoliberista su scala mondiale […]
La buona governance e’ quella che rispetta le condizioni di gestione stabilite dai Programmi di aggiustamento strutturale, e in primo luogo l’apertura ai flussi commerciali e finanziari, ed e’ dunque strettamente legata ad una politica di integrazione nel mercato mondiale. Cosi’ si sostituisce gradualmente alla categoria desueta e svalutata di «sovranita’».
Uno Stato non dovra’ piu’ essere giudicato in base alla capacita’ di assicurare la sua sovranita’ su un territorio (come nella concezione occidentale classica), ma in base al rispetto delle norme giuridiche e della «buona prassi» economica della governance.
La governance degli Stati modella su quella dell’impresa una sua caratteristica fondamentale. Come i manager delle imprese sono stati sottoposti alla sorveglianza degli azionisti nel quadro della corporate governance a dominante finanziaria, cosi’ i dirigenti degli Stati sono sottoposti al controllo della comunita’ finanziaria internazionale, di organismi specializzati, di agenzie di rating […]
Sono i creditori del paese e gli investitori esteri che giudicano la qualita’ dell’azione pubblica, ovvero della conformita’ ai loro interessi finanziari. Se gli investitori stranieri rispettano le regole della corporate governance, si aspettano che i dirigenti locali adottino da parte loro le regole della state governance. Quest’ultima consiste nel mettere gli Stati sotto il controllo di una serie di organismi sovragovernativi e privati, i quali determinano gli obiettivi e i mezzi della politica da portare avanti. Sotto questo aspetto, gli Stati sono considerati «unita’ produttive» come le altre, in una vasta rete di poteri politico-economici sottoposti a norme simili.
La governance e’ stata spesso descritta come la nuova modalita’ di esercizio del potere, che coinvolge istituzioni pubbliche e giuridiche internazionali e nazionali, associazioni, Chiese, imprese, think thanks, università […]
L’impresa, con l’appoggio degli Stati locali, diviene uno dei fondamenti dell’organizzazione della governance dell’economia mondiale. A governare l’agenda dello Stato sono ormai gli imperativi, le urgenze e le logiche delle aziende private […]
La governance di Stato, mirando ufficialmente a far produrre beni e servizi da entita’ private in un modo ritenuto piu’ efficiente, concede al settore privato la facolta’ di produrre norme di autoregolazione che fanno poi le veci della legge.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/la-nuova-ragione-del-mondo-di-pierre-dardot-e-christian-laval/
https://ilmanifesto.it/la-trappola-del-capitale-umano
https://www.dianoia.it/public/rcs/rcs_21_34.pdf
https://www.leparoleelecose.it/?p=13014

Stato/Galli

Carlo Galli – Democrazia, ultimo atto? – Einaudi (2023)

L’intervento attivo dello Stato nell’economia, come attore o come pianificatore, e’ da eliminare (di qui la lunga teoria delle privatizzazioni), e con esso i suoi alfieri: partiti e sindacati, alla ricerca di elargizioni anti-economiche e inflattive, al fine di alimentare le loro burocrazie e di soddisfare le pretese dei loro iscritti e dei loro elettori.
Lo Stato, lungi dall’essere «sociale», deve avere solo un ruolo di regolatore, da lontano, delle energie, degli «spiriti animali», della societa’ (l’ordoliberalismo tedesco, invece, teorizzo’, fino dai primissimi anni Trenta, lo «Stato forte», per instaurare e garantire la libera concorrenza).
Lo Stato deve venire affamato (starve the beast!, «affama la Bestia», e’ uno dei gridi di battaglia del neoliberismo americano), con l’abbattere la sua rapacita’ fiscale, e soprattutto deve essere costretto a rispettare l’autonomia non solo delle logiche economiche in generale ma in particolare della massa monetaria, che va sottratta alla politica.
E’ chiaro che tutto cio’ implica – oltre al prevalere delle esigenze del capitale su quelle del lavoro – il divieto di ogni politica economica: il capitale e il mercato sanno tutto quello che c’e’ da sapere, senza bisogno di sentirselo dire dalla politica. Ed e’ chiaro anche che si passa a una fase di spoliticizzazione […]
Questo attacco pero’ non avrebbe avuto successo se non fosse cambiata in parallelo la struttura economico-produttiva, che passo’ dal fordismo al toyotismo, dalla produzione per stock alla produzione just in time, flessibile; come flessibile e capace di adattarsi alle compatibilita’ del capitale – cioe’ alla precarieta’, alla scarsita’ determinata dalla sempre piu’ diffusa automazione, e ai salari bassi – dovette essere il lavoro; solo a questo prezzo fu riassorbita la disoccupazione che imperversava nella seconda meta’ degli anni Settanta, mentre la «grande moderazione» salariale e le politiche deflattive nei bilanci statali – il debito pubblico e’ il summum malum – sconfiggevano l’inflazione.
A queste caratteristiche strutturali si devono aggiungere la diminuzione del carico fiscale sui ceti piu’ ricchi, con l’intento di motivare le imprese a generare profitti (a beneficio degli azionisti, i nuovi referenti principali dell’economia), e col risultato di consentire incredibili elusioni fiscali alle multinazionali di rilievo globale, la finanziarizzazione dell’economia (il «finanzcapitalismo») e – dopo la caduta dell’Urss – la libera circolazione mondiale dei capitali, delle merci e delle persone.
Ovvero la globalizzazione dell’economia, il dilagare del capitalismo in ogni angolo del mondo, la delocalizzazione delle produzioni alla ricerca di manodopera a basso costo […]
Tutto cio’ fece uscire l’economia dalla stagnazione e diede vita a un’accelerazione di dinamiche espansive e innovative (la new economy) che si fondavano su «bolle» speculative, destinate naturalmente a scoppiare (come avvenne gia’ nel 2000), ma che erano anche in grado di stimolare la produzione di beni reali e di merci, facendo uscire dalla miseria centinaia di milioni di persone nel mondo, consegnandole tuttavia a un ruolo subalterno nel contesto della «mobilitazione globale».
A questo aspetto sviluppistico si appellarono quanti da sinistra abbracciarono entusiasti la globalizzazione capitalistica, dimostrando cosi’ che la sinistra era divenuta incapace di decifrare le contraddizioni socio-economiche (una capacita’ che era stata la sua ratio essendi), e che era prigioniera di uno schema produttivistico condiviso col capitalismo, ovvero che era talmente ingenua o arrogante da pensare di poter piegare e governare a finalita’ progressiste le potenze del capitalismo scatenato.
Di fatto, le politiche di riformulazione e riduzione dello Stato sociale, e di deregulation finanziaria, negli anni Novanta furono implementate da governi di sinistra (o da liberal come Blair, con la sua «terza via»). E’ come se la sinistra avesse implicitamente ritenuto di avere esaurito la propria funzione col portare le masse dentro lo Stato, e che le spettasse, dopo di cio’, un ruolo di accompagnamento e di addolcimento di una rivoluzione iniziata da altri. Il che non le fu concesso.

Info:
https://www.doppiozero.com/democrazia-ultimo-atto
https://www.pandorarivista.it/event_listing/democrazia-ultimo-atto-con-carlo-galli-flavia-giacobbe-e-damiano-palano/
https://www.repubblica.it/cultura/2023/09/24/news/tramonto_democrazia_libro_di_carlo_galli-415666570/
https://www.youtube.com/watch?v=bMsOzzZ6B1o
https://www.raicultura.it/filosofia/articoli/2019/01/Carlo-Galli-la-crisi-della-democrazia-bdeb1652-b914-416a-871f-e0478803be64.html

Stato/Mouffe

Chantal Mouffe – Per un populismo di sinistra – Laterza (2018)

Sotto la pretesa della «modernizzazione» imposta dalla globalizzazione, i partiti socialdemocratici hanno accettato i diktat del capitalismo finanziario e i limiti imposti da quest’ultimo agli interventi di Stato e alle politiche redistributive.
Come conseguenza, si e’ ridotto drasticamente il ruolo dei parlamenti e delle istituzioni che permettono ai cittadini di influenzare le decisioni politiche. Le elezioni non offrono piu’ l’opportunita’ di scegliere, attraverso i tradizionali «partiti di governo», tra alternative reali.
La sola cosa concessa dalla postpolitica è un’alternanza bipartisan tra partiti di centrodestra e centrosinistra.
Chiunque si opponga al «consenso al centro» e al dogma che non vi e’ alternativa alla globalizzazione neoliberale e’ chiamato «estremista» o squalificato come «populista».
La politica, quindi, e’ diventata una mera questione di gestione dell’ordine costituito, un campo riservato agli esperti, mentre la sovranita’ popolare e’ stata dichiarata obsoleta […]
Accanto alla postpolitica, c’e’ un altro sviluppo che bisogna tener presente per comprendere le cause della condizione postdemocratica: la crescente «oligarchizzazione» delle societa’ dell’Europa occidentale.
I cambiamenti sul piano politico hanno avuto luogo in un nuovo sistema di regolazione del capitalismo, in cui il capitale finanziario ha occupato una posizione centrale. Con la finanziarizzazione dell’economia, il settore finanziario ha registrato una grande espansione a spese dell’economia produttiva. Questo spiega la crescita esponenziale delle disuguaglianze cui abbiamo assistito in anni recenti. Politiche di privatizzazione e deregolamentazione hanno contribuito a un drastico deterioramento delle condizioni dei lavoratori. Sotto gli effetti combinati di deindustrializzazione, promozione dell’innovazione tecnologica e processi di rilocalizzazione delle industrie in paesi in cui i costi del lavoro sono inferiori, sono andati persi molti posti di lavoro.

Info:
https://www.laterza.it/images/stories/pdf/9788858133361_Mouffe%20Manifesto.pdf
https://www.laterza.it/images/stories/pdf/9788858133361_Mouffe.pdf
https://www.laterza.it/images/stories/pdf/9788858133361_Mouffe%203.pdf
https://www.laterza.it/images/stories/pdf/9788858133361_mouffe5.pdf
https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/11/18/per-un-populismo-di-sinistra-di-chantal-mouffe-o-come-sfidare-la-destra-xenofoba-radicalizzando-la-democrazia/4768158/

Stato/Magatti

Chiara Giaccardi; Mauro, Magatti – Supersocieta’ – il Mulino (2022)

Nei mesi dell’emergenza, lo Stato ha svolto un ruolo indispensabile per contrastare la diffusione del virus.
Chiusura dei confini, quarantene e limitazione della mobilita’, riorganizzazione del sistema sanitario; tracciamento del contagio; sostegno economico alle imprese, coprifuoco, interventi a sostegno delle filiere produttive, indebitamento pubblico e molto altro.
E, poi a partire dal 2021, la massiccia campagna vaccinale.
Dopo decenni in cui non si e’ parlato d’altro che di liberalizzazioni, lo Stato si e’ cosi’ preso una clamorosa rivincita dimostrando che, in un mondo come quello in cui viviamo, e’ difficile affrontare la complessita’ e operare efficacemente senza il suo contributo.
Nessuno oggi puo’ realisticamente pensare di poter fare a meno della politica e della pubblica amministrazione per governare l’intreccio dei rapporti tra i diversi sistemi di interesse incapsulati dentro le comunita’ politiche, eppure interconnessi nell’interdipendenza planetaria. Al tempo stesso, il Covid ha confermato il fatto che il mondo contemporaneo non puo’ fare a meno del sistema tecnoscientifico.
Nei mesi del lockdown, abbiamo continuato a lavorare grazie ai computer, a consumare grazie alla logistica e all’e-commerce, a curare grazie agli ospedali e all’industria sanitaria. Ma soprattutto, la soluzione alla pandemia e’ venuta dalla tecnoscienza, che ha trovato un antidoto efficace al virus. In gran parte della popolazione, la fiducia nella ricerca e nell’innovazione e’ cresciuta.

Info:
https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/siamo-entrati-nella-supersociet-diventeremo-stupidi-o-pi-liberi
https://www.bioeticanews.it/il-libro-supersocieta-di-c-giaccardi-e-m-magatti/
https://www.pandorarivista.it/pandora-piu/liberta-nella-supersocieta/
https://www.c3dem.it/supersocieta-un-libro-di-magatti-e-giaccardi/
https://www.recensionedilibri.it/2022/06/16/giaccardi-magatti-supersocieta-ha-ancora-senso-scommettere-sulla-liberta/
https://ildomaniditalia.eu/la-super-societa-e-la-scommessa-sulla-liberta-in-un-saggio-di-chiara-giaccardi-e-mauro-magatti-recensione-sullosservatore-romano/

Stato/Mazzucato

Mariana Mazzucato, Rosie Collington – Il grande imbroglio – Laterza (2023)

Un organismo pubblico che appalta a ditte esterne tutti i servizi che ha il compito di erogare potra’ riuscire a ridurre i costi nell’immediato, ma in prospettiva spendera’ di piu’, perche’ non sapra’ di cosa c’e’ bisogno per erogare quei servizi, e quindi non sapra’ come adattare l’insieme di capacita’ di cui dispone per venire incontro alle nuove esigenze dei cittadini […] e’ altrettanto impossibile in quelle organizzazioni che si affidano ad appaltatori esterni per realizzare i loro obiettivi.
Se e’ vero che i consulenti possono aiutare i clienti a raggiungere i loro obiettivi, e’ un’esagerazione sostenere che portino valore aggiunto all’economia e alla societa’ distribuendo conoscenza e riducendo i costi.
Nel settore pubblico, i costi delle consulenze spesso sono molto piu’ alti di quelli che lo Stato avrebbe dovuto sostenere se avesse investito per dotarsi degli strumenti per svolgere quei compiti e avesse imparato in corso d’opera come migliorare i processi.
Succede troppo spesso che le amministrazioni non tengano conto delle competenze interne e preferiscano chiamare in causa una delle grandi societa’ di consulenza.

Info:
https://www.officinadeisaperi.it/agora/dizionario-per-la-sinistra/governi-infantili-il-grande-imbroglio-da-il-fatto/
https://www.repubblica.it/cultura/2023/11/09/news/mariana_mazzucato_libro_grande_imbroglio-419897163/
https://www.infoimpresa.info/societa-di-consulenza-un-inganno-che-minaccia-i-governi/
https://www.cityrumors.it/politica/mazzucato-i-governi-si-sono-infantilizzati-affidando-tutto-a-societa-di-consulenza.html

Societa’/Magatti

Chiara Giaccardi; Mauro Magatti – Supersocieta’ – il Mulino (2022)

Nei mesi dell’emergenza, lo Stato ha svolto un ruolo indispensabile per contrastare la diffusione del virus.
Chiusura dei confini, quarantene e limitazione della mobilita’, riorganizzazione del sistema sanitario; tracciamento del contagio; sostegno economico alle imprese, coprifuoco, interventi a sostegno delle filiere produttive, indebitamento pubblico e molto altro. E, poi a partire dal 2021, la massiccia campagna vaccinale.
Dopo decenni in cui non si e’ parlato d’altro che di liberalizzazioni, lo Stato si e’ cosi’ preso una clamorosa rivincita dimostrando che, in un mondo come quello in cui viviamo, e’ difficile affrontare la complessita’ e operare efficacemente senza il suo contributo.
Nessuno oggi puo’ realisticamente pensare di poter fare a meno della politica e della pubblica amministrazione per governare l’intreccio dei rapporti tra i diversi sistemi di interesse incapsulati dentro le comunita’ politiche, eppure interconnessi nell’interdipendenza planetaria.
Al tempo stesso, il Covid ha confermato il fatto che il mondo contemporaneo non puo’ fare a meno del sistema tecnoscientifico.
Nei mesi del lockdown, abbiamo continuato a lavorare grazie ai computer, a consumare grazie alla logistica e all’e-commerce, a curare grazie agli ospedali e all’industria sanitaria. Ma soprattutto, la soluzione alla pandemia e’ venuta dalla tecnoscienza, che ha trovato un antidoto efficace al virus.
In gran parte della popolazione, la fiducia nella ricerca e nell’innovazione e’ cresciuta.

Info:
https://ildomaniditalia.eu/la-super-societa-e-la-scommessa-sulla-liberta-in-un-saggio-di-chiara-giaccardi-e-mauro-magatti-recensione-sullosservatore-romano/
https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/siamo-entrati-nella-supersociet-diventeremo-stupidi-o-pi-liberi

 

Stato/Magatti

Chiara Giaccardi; Mauro, Magatti – Supersocieta’. Ha ancora senso scommettere sulla liberta’ – il Mulino (2022)

Le questioni da affrontare sono tali e tante che il mercato da solo non puo’ farcela a governare la supersocieta’.
Il ritorno dello Stato, effetto degli shock globali, e’ un dato di fatto.
D’altro canto, le grandi societa’ private – a cominciare da Facebook, Google o Amazon – sono sistemi talmente complessi, potenti e autonomi da assomigliare sempre piu’ a superstati transnazionali.
Si aggiunga che la digitalizzazione rende possibile l’accumulo e il trattamento di una quantita’ di dati tale da permettere di conoscere, monitorare e «pianificare» il comportamento di ogni singolo attore economico, sia esso impresa o consumatore.
E d’altra parte, la sostenibilita’ e’ un ulteriore elemento che spinge nella direzione di una centralizzazione dei processi decisionali, tenuto conto della complessita’ delle questioni da affrontare e della dimensione degli investimenti da mobilitare.
In sostanza oggi – nel post-Covid, al tempo della supersocieta’, nel quadro di un nuovo scenario mondiale che vede i Paesi del Sud-Est asiatico diventare protagonisti a livello mondiale –, la modernita’ si trova di fronte a una nuova biforcazione: […]
quali modelli istituzionali prevarranno, le democrazie o le autocrazie?
Quale cultura sara’ in grado di sostenere lo sviluppo economico?
Quale spirito potra’ essere alla base del nuovo ciclo di crescita che gia’ si annuncia?
Nella supersocieta’, la partita tra democrazia e autocrazia e’, di nuovo, ancora tutta da giocare.

Info:
https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/siamo-entrati-nella-supersociet-diventeremo-stupidi-o-pi-liberi
https://www.bioeticanews.it/il-libro-supersocieta-di-c-giaccardi-e-m-magatti/
https://www.pandorarivista.it/pandora-piu/liberta-nella-supersocieta/
https://www.c3dem.it/supersocieta-un-libro-di-magatti-e-giaccardi/
https://www.recensionedilibri.it/2022/06/16/giaccardi-magatti-supersocieta-ha-ancora-senso-scommettere-sulla-liberta/
https://ildomaniditalia.eu/la-super-societa-e-la-scommessa-sulla-liberta-in-un-saggio-di-chiara-giaccardi-e-mauro-magatti-recensione-sullosservatore-romano/

Stato/Wagenknecht

Sahra Wagenknecht – Contro la sinistra neoliberale – Fazi (2022)

Nel 2016 l’elezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti e’ stata, non da ultimo, il frutto dei due mandati di Barack Obama, eletto con grandi speranze anche dai meno abbienti e dai meno istruiti, un presidente di cui, alla fine, e’ rimasto soprattutto il ricordo di aver salvato, a suon di miliardi di dollari dei contribuenti, banche corrotte che avevano giocato d’azzardo con i soldi dei risparmiatori, mentre milioni di cittadini con un mutuo sulle spalle perdevano la casa […]
Recitare la parte degli avvocati del popolo contro le elite corrotte, di quelli che restituiranno al popolo l’onore e la dignita’, calpestata da tutti i politici e soprattutto da quelli di sinistra, e’ una componente invariabile della narrazione di destra. Una narrazione che, pero’, e’ resa possibile solo dal fatto che ha un fondo di verita’: le democrazie occidentali non funzionano piu’.
Gli interessi di chi lavora e di chi possiede un livello di istruzione basso o medio, oltre agli appartenenti al ceto medio tradizionale, a rischio di discesa sociale, sono presi di mira ormai da decenni.
Le potenti lobby economiche esercitano molta piu’ influenza sulla politica rispetto ai normali cittadini.
I partiti e gli esponenti politici si possono comprare, in qualche Stato quasi alla luce del sole, in altri con maggiore discrezione.
Tuttavia, non esiste Stato occidentale in cui la politica rimanga insensibile di fronte a grandi donazioni o alla prospettiva di posizioni economiche remunerative […]
Nei paesi occidentali, la maggioranza della gente nutre ormai ben poca fiducia nelle istituzioni pubbliche.
Quanto sia grave la perdita di fiducia emerge da un sondaggio pubblicato a inizio 2020. Le rilevazioni sono state effettuate alla fine del 2019, dunque riflettono l’atmosfera alla vigilia della pandemia.
Gia’ allora, la maggioranza della popolazione nel mondo occidentale non aveva piu’ fiducia nello Stato, nell’economia e nei media, e non prevedeva nemmeno miglioramenti futuri.
In tutto cio’ occorre, non da ultimo, notare il contrasto con l’atmosfera che regna in molti paesi emergenti. Mentre in Cina l’82% e in India il 79% degli interpellati nutrono fiducia nelle sopracitate istituzioni, negli Stati Uniti la percentuale scende al 47, in Germania al 46 e nel Regno Unito al 42%.

Info:
https://www.lafionda.org/2022/06/15/recensione-di-contro-la-sinistra-neoliberale-di-sahra-wagenknecht/
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/05/wagenknecht-lespresso.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/06/wagenknecht-domenica-il-sole-24-ore.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/07/wagenknecht-il-fatto-quotidiano.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/11/wagenknecht-lindice-dei-libri-del-mese.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/07/wagenknecht-avvenire.pdf
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-recensione_di_contro_la_sinistra_neoliberale_di_sahra_wagenknecht/39329_46608/

Stato/Mason

Paul Mason – Il futuro migliore. In difesa dell’essere umano. Manifesto per un ottimismo radicale – il Saggiatore (2019)

Il meme del Kekistan e’ la prova che e’ emersa una nuova base razionale del fascismo: una nuova forma di tecnoconservatorismo, che si oppone ai diritti delle donne e delle minoranze etniche e si basa apertamente su principi antiumanisti.
La sua pericolosita’ non risiede nella capacita’ di mobilitare qualche migliaio di militanti fascisti vecchio stampo, bensi’ nella capacita’ di creare sinergie fra tre sezioni della destra che negli ultimi trent’anni, secondo i sociologi, operavano normalmente una contro l’altra: l’«estrema destra» (i fascisti dichiarati) la «destra radicalpopulista», che tendenzialmente evitava la violenza e costruiva la sua base elettorale facendo appello alla nostalgia e all’insicurezza culturale diffuse fra la classe operaia, e la stessa destra moderata […]
Detta in parole povere, l’estrema destra e’ un work in progress.
Ha successo quando ha per le mani un’unica grande rivendicazione intorno a cui polarizzare l’elettorato; il gruppo fascista piu’ piccolo ed estremista e’ sempre pronto a gravitare verso il partito populista di successo, e moltissimo dipende da come reagiscono i partiti tradizionali.
In tutta Europa, i partiti populisti di destra stavano imparando come surclassare i centristi, paralizzati dalla loro fedelta’ a un sistema economico che non funzionava.
Il risultato e’ il panorama che abbiamo sotto i nostri occhi oggi: partiti populisti di destra governano in Polonia, in Ungheria e in Repubblica Ceca, e in Austria e in Italia all’interno di coalizioni. E quando conquistano il potere statale, o i privilegi parlamentari che derivano da risultati elettorali a doppia cifra, fanno cio’ che fa Trump: usano i meccanismi dello Stato democratico per legittimare incitamenti all’odio, paralizzare l’applicazione delle leggi contro i fascisti dichiarati e colpire le comunita’ di migranti con repressioni ed espulsioni.

Info:
https://saggiatore.s3.eu-south-1.amazonaws.com/media/rassegne/2019/2019_05_30-manifesto-Mason-1.pdf
https://saggiatore.s3.eu-south-1.amazonaws.com/media/rassegne/2019/2019_10_01-Avvenire-Mason.pdf
https://saggiatore.s3.eu-south-1.amazonaws.com/media/rassegne/2019/2019_07_01-Fatto_Quotidiano-Mason-1.pdf