Green New Deal/Chomsky

Noam Chomsky, C.J. Polychroniou – Perché l’Ucraina – Ponte alle Grazie (2022)

Proprio mentre scoppiava la crisi ucraina, l’IPCC [Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico] pubblicava il suo rapporto del 2022: il grido d’allarme piu’ inquietante che abbia mai prodotto.
Nel documento si afferma senza mezzi termini che e’ indispensabile adottare delle misure decisive adesso, senza ulteriori indugi, per ridurre l’uso di combustibili fossili e passare alle energie rinnovabili.
Questi avvertimenti hanno avuto scarsa risonanza, dopodiche’ la nostra strana specie e’ tornata a destinare le scarse risorse alla distruzione e a incrementare l’avvelenamento dell’atmosfera, frenando al contempo le iniziative per deviare dal suo percorso suicida.
L’industria del fossile nasconde a malapena la gioia per le nuove opportunita’ fornite dall’invasione di accelerare la distruzione della vita sul pianeta.
Negli Stati Uniti e’ probabile che il partito negazionista, che ha bloccato con successo gli sforzi limitati di Biden per affrontare questa crisi esistenziale, torni presto al potere, cosi’ da riavviare la missione dell’amministrazione Trump di distruggere ogni cosa il piu’ rapidamente ed efficacemente possibile.

Info:
https://duels.it/industria-culturale/analisi-di-un-conflitto-perche-lucraina-di-noam-chomsky/
https://www.illibraio.it/news/saggistica/noam-chomsky-guerra-ucraina-1420828/
https://www.sololibri.net/Perche-l-Ucraina-Noam-Chomsky.html

Stato/Dardot

Pierre Dardot, Christian Laval – La nuova ragione del mondo. Critica della razionalità neoliberista. Nuova edizione – Derive Approdi (2019)

La missione dello Stato non e’ piu’ tanto quella di assicurare l’integrazione dei diversi livelli della vita collettiva, quanto conformare le societa’ ai vincoli della concorrenza mondiale e della finanza globale.
La gestione della popolazione cambia di significato e di metodo.
Mentre nel periodo fordista l’idea predominante era (secondo la formula consacrata) «accordo tra efficienza economica e progresso sociale» nel quadro di un capitalismo nazionale, la popolazione oggi e’ percepita soltanto come una «risorsa» per le imprese secondo un’analisi costi-benefici.
La politica, che per inerzia semantica definiamo ancora «sociale», non segue piu’ la logica della ripartizione dei guadagni di produttivita’, destinata a mantenere un livello della domanda abbastanza alto per gli sbocchi della produzione di massa. Essa, piuttosto, mira a massimizzare l’utilita’ della popolazione, accrescendone l’impiegabilita’ e la produttivita’, e assottigliandone i costi tramite politiche sociali di un nuovo genere che consistono nell’indebolire il potere di negoziazione dei sindacati, nel degradare il diritto del lavoro, nel ridurre il costo della manodopera, l’ammontare delle pensioni e la qualita’ della previdenza sociale; il tutto in nome dell’«adattamento alla globalizzazione».
Lo Stato, dunque, non abbandona il proprio ruolo in materia di gestione della popolazione, ma il suo intervento non risponde piu’ agli stessi imperativi e alle stesse spinte. Al posto dell’«economia del benessere», che concentrava gli sforzi sull’accordo tra progresso economico e distribuzione equa dei frutti della crescita, la nuova logica considera le popolazioni e gli individui dal punto di vista piu’ angusta del loro contributo e del loro costo nella competizione mondiale.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/la-nuova-ragione-del-mondo-di-pierre-dardot-e-christian-laval/
https://ilmanifesto.it/la-trappola-del-capitale-umano
https://www.dianoia.it/public/rcs/rcs_21_34.pdf
https://www.leparoleelecose.it/?p=13014

Societa’/Fraser

Nancy Fraser – Capitalismo. Una conversazione con Rahel Jaeggi – Meltemi (2019)

[La]”post-crescita” non significa che la societa’ non dovrebbe crescere, tanto meno che debba ridursi.
L’idea e’ piuttosto che la societa’ non dovrebbe essere costruita su un imperativo di crescita programmato, che opera come una cieca necessita’ o un’irresistibile “forza della natura”, che anticipa la nostra possibilita’ di decidere se crescere o meno, quando e quanto velocemente farlo, il che e’ esattamente cio’ che fa il capitalismo […]
Dovremmo anche riflettere su cosa si intende esattamente per “crescita” in questo discorso.
Esattamente, che cosa dovrebbe essere o non essere in crescita?
Nel capitalismo, cio’ che deve necessariamente crescere non e’ la ricchezza umana o il benessere ma il capitale. Questa interpretazione della crescita (che il capitale deve crescere all’infinito e senza limiti) e’ quella che dovremmo rifiutare apertamente. Ma a cio’ non necessariamente consegue che dovremmo produrre di meno, soprattutto alla luce degli enormi livelli di privazione e poverta’ nel mondo.
La vera domanda non e’ quanto si sta producendo ma cosa, come e a beneficio di chi […]
Abbiamo anche bisogno di spiegare cio’ che intendiamo per “societa’ industriale”.
Sono felice che alcune cose che uso siano prodotte industrialmente, ma non lo sono per altre. Per esempio, sono felice che gli aerei siano prodotti industrialmente. Non vorrei salire su un velivolo che qualcuno ha appena costruito nel suo garage; sono contenta che ci siano standard, regolamenti, controlli e ispezioni volti a garantirne la resistenza e la sicurezza. Il cibo, invece, e’ tutt’altra questione. Sarei felice di vedere la fine dell’allevamento industriale degli animali e della produzione di massa di colture geneticamente modificate.
Ancora una volta, dovremmo concentrarci sulla domanda qualitativa: di quali merci stiamo parlando? Com’e’ organizzata la produzione e da chi? Qualcuno ne trae profitto a spese di altri? Il lavoro e’ sicuro e gratificante o e’ umiliante e alienante? E’ organizzato democraticamente? Il surplus che ne deriva e’ a beneficio degli azionisti? Si svolge in una dimora nascosta fatta di lavoro non pagato ed espropriato? La sua fonte di energia e’ ecologica e sostenibile?

Info:
https://kriticaeconomica.com/letture-kritiche/finalmente-siamo-tornati-a-parlare-di-capitalismo-nancy-fraser/
https://www.meltemieditore.it/wp-content/uploads/fazio-jaeggi-manifesto-capitalismo-fraser.pdf
https://www.meltemieditore.it/wp-content/uploads/fazi-manifesto-capitalismo-fraser.pdf
http://www.linterferenza.info/contributi/nancy-fraser-capitalismo-conversazione-rahel-jaeggi/
https://jacobinitalia.it/il-capitalismo-si-infiltra-nelle-nostre-vite-quotidiane/

Stato/Brown

Wendy Brown – Il disfacimento del demos – Luiss University Press (2023)

L’“economizzazione” contemporanea dei soggetti operata dalla razionalita’ neoliberista si distingue pertanto almeno per tre aspetti.
Innanzitutto, in contrasto con il liberalismo economico classico, siamo ovunque homines oeconomici e soltanto homines oeconomici. Questa e’ una delle novita’ che il neoliberismo introduce nel pensiero politico e sociale, ed e’ uno dei suoi elementi piu’ sovversivi […]
In secondo luogo, l’homo oeconomicus neoliberista assume la forma di capitale umano che vuole rafforzare il proprio posizionamento competitivo e apprezzarne il valore, non di figura di scambio o di interesse […]
Il terzo punto, collegato agli altri, e’ che il modello specifico del capitale umano e delle sue sfere di attivita’ e’ sempre piu’ quello del capitale finanziario o di investimento, non soltanto produttivo o imprenditoriale […]
L’homo oeconomicus come capitale umano si occupa di aumentare il suo valore di portafoglio in tutti gli ambiti dell’esistenza, attivita’ intrapresa per mezzo di pratiche di investimento su se’ stesso e di attrazione di investitori. Attraverso i “follower”, i “like” e i “retweet” dei social network, le classifiche e le valutazioni di tutte le attivita’ e sfere, o attraverso pratiche monetizzate piu’ dirette, l’istruzione, la formazione, il tempo libero, la riproduzione, il consumo eccetera vengono sempre piu’ concepiti come decisioni e pratiche strategiche, collegate all’accrescimento del valore futuro di se’.

Info:
https://www.equilibrielmas.it/2023/11/29/wendy-brown-il-disfacimento-del-demos-la-rivoluzione-silenziosa-del-neoliberismo-luiss-university-press-roma-2023/
https://www.dinamopress.it/news/wendy-brown-lo-svuotamento-silenzioso-della-democrazia/
https://www.ilmanifestoinrete.it/2023/07/01/per-farla-finita-con-lhomo-oeconomicus/

Societa’/Rodhes

Carl Rodhes – Capitalismo Woke. Come la moralita’ aziendale minaccia la democrazia – Fazi (2023)

[Si] ravvisa una connessione diretta tra l’aumento delle carcerazioni e i cambiamenti nel sistema di giustizia penale dovuti all’ordine politico ed economico neoliberista dei nostri giorni […]
Infatti, l’iperindividualismo e la disuguaglianza economica producono quelli che definiscono «effetti bulimici». Il punto e’ che l’aumento della disuguaglianza e dell’insicurezza minaccia la coesione sociale, poiche’ sempre piu’ persone vengono rese superflue per l’economia.
I poveri e i disoccupati diventano una mera «eccedenza rispetto alle necessita’» del capitalismo neoliberista.
Pertanto, la risposta del neoliberismo per fronteggiare l’aumento dei tassi di criminalita’ che ne consegue e’ stata quella di dare priorita’ alle punizioni e all’incarcerazione. A tal fine, in tutto il mondo si e’ assistito alla creazione, da parte del sistema di giustizia penale, di nuove regole per infliggere l’incarcerazione di massa.
Le persone che minacciano l’ordine politico che avvantaggia i ricchi vengono semplicemente scaricate nel sistema carcerario come dei rifiuti umani, nonche’ riciclate come manodopera carceraria a basso costo e priva di diritti sindacali: La turbolenza bulimica dell’ordine neoliberista getta le proprie vittime umane in eccesso nelle acque agitate dell’insicurezza sociale, aggravate dalla mutata risposta da parte della giustizia penale […]
Sono collusi anche i fornitori privati di attivita’ e impianti per la giustizia penale, i quali cercano di ottenere quote di mercato e di profitto, come pure i leader politici locali e regionali a caccia di investimenti e opportunita’ di lavoro all’interno della giustizia penale nelle zone gia’ devastate in prima battuta dall’espulsione neoliberista e dall’insicurezza economica e sociale.

Info:
https://www.micromega.net/capitalismo-woke/
https://maremosso.lafeltrinelli.it/interviste/capitalismo-woke-libro-carl-rhodes
https://www.centromachiavelli.com/2023/12/23/capitalismo-woke-recensione/
https://www.lafionda.org/2023/11/24/capitalismo-woke/https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/12/26/capitalismo-woke-guardiamoci-bene-dalle-cause-che-trasformano-la-moralita-in-profitto/7391473/
https://www.corriere.it/economia/opinioni/23_febbraio_27/risveglio-capitalismo-filosofia-woke-che-addormenta-utili-521a9a10-b698-11ed-9695-a3af2d07bb2a.shtml

Stato/Balibar

Etienne Balibar – Crisi e fine dell’Europa? – Bollati Boringhieri (2016)

Prima lezione: la crisi delle finanze pubbliche non e’ un fenomeno contabile al quale si possa attribuire una grandezza assoluta, ma e’ relativa alle decisioni momentanee dei mercati finanziari, alla loro valutazione delle capacita’ degli Stati di pagare gli interessi dei debiti e al tasso di interesse richiesto sui nuovi prestiti di cui gli Stati debitori hanno bisogno per far fronte alle scadenze.
Dunque il grado di indebitamento degli Stati, il loro grado di autonomia o di sovranita’ economica fluttuano in base al modo in cui sono costantemente valutati dai mercati, allo stesso modo di societa’ quotate in borsa.
Ma chi dice «mercato» dice un sistema di scambio e di valorizzazione i cui protagonisti principali (dominanti se non onnipotenti) sono le grandi banche e i principali fondi speculativi. Questi di conseguenza sono diventati, in senso forte, dei protagonisti politici, in quanto dettano a tutta una serie di Stati e anche alle banche centrali la loro politica sociale, economica e monetaria […]
Una seconda lezione […] nel caso dei mercati finanziari la concorrenza non porta a un equilibrio tra domanda e offerta, ma al contrario a una fuga in avanti nella capitalizzazione degli attivi, il cui valore aumenta indefinitamente con l’estensione del credito… finche’ non crolla.
O il potere pubblico impone alle operazioni speculative regole di prudenza e di trasparenza, oppure il bisogno illimitato di capitali liquidi, destinati alle speculazioni piu’ redditizie a breve termine, costringe a una deregolazione sempre piu’ totale: le due cose non possono andare insieme. Anche qui ci si trova di fronte a un’alternativa politica nel campo dell’economia (prodotta dalla finanza), che si avvicina a un conflitto di sovranita’ […]
Un terza lezione [..] e’ che a lungo termine esiste una correlazione fondamentale tra il modo in cui si distribuiscono le diseguaglianze sociali tra i territori nazionali o all’interno di questi territori (diseguaglianze di reddito – salari diretti o indiretti – e dunque, date le condizioni storiche e culturali, diseguaglianze di livello e di qualita’ della vita) e le politiche attuate per aumentare la competitivita’ dal punto di vista dell’attrazione di capitali internazionali (con la pressione sul livello salariale – grazie all’immigrazione o ad accordi Stato-sindacati, o a entrambi – e la diminuzione dei prelievi fiscali, destinata inevitabilmente a minacciare le politiche di protezione sociale).
In questo quadro, gli Stati riconquistano almeno una parte della loro capacita’ di determinare politicamente le condizioni economiche della politica, che, come si e’ detto, tendono a sfuggire loro a vantaggio degli attori finanziari nel gioco del credito.
Ed e’ evidente che gli Stati si servono di questa capacita’ per privilegiare, ad esempio, la difesa di un modello di sicurezza sociale o, al contrario il recupero di un sottosviluppo storico attraverso un’industrializzazione orientata verso l’esportazione. Ma questo avviene entro due limiti piu’ o meno ridotti: da un lato, il limite che deriva dal fatto che nell’economia globalizzata un modello di sviluppo economico e sociale sostenuto dallo Stato […] non possa essere scelto a piacimento, con una semplice decisione indipendente da quello che fanno gli altri […] dall’altro, il limite che proviene dal fatto che le scelte politiche in materia di diseguaglianze sociali […] siano sopportate piu’ o meno pazientemente dai cittadini, in altri termini che si scontrino o meno con quella che un tempo veniva chiamata «lotta di classe»

Info:
https://www.illibraio.it/libri/etienne-balibar-crisi-e-fine-delleuropa-9788833928449/
https://www.lindiceonline.com/osservatorio/economia-e-politica/balibar-crisi-europa-ordoliberale/
https://www.sinistrainrete.info/politica/9646-etienne-balibar-populismo-e-contro-populismo-nello-specchio-americano.html

Societa’/Fraser

Nancy Fraser – Capitalismo cannibale. Come il sistema sta divorando la democrazia, il nostro senso di comunita’ e il pianeta – Laterza (2023)

Non piu’ data per scontata, l’idea che la pianificazione pubblica sia di gran lunga inferiore alla competizione dei mercati incontra ormai una seria resistenza. Rispondendo al cambiamento climatico e alla pandemia di Covid-19, cosi’ come alle crescenti disuguaglianze di classe e alla dilagante ingiustizia razziale, i nuovi socialdemocratici si uniscono ai populisti e ai socialisti democratici nel tentativo di riabilitare il potere pubblico.
Alcuni, limitandosi al piano nazionale, si battono per un’azione di governo coraggiosa che protegga i cittadini dagli effetti devastanti – economici, ecologici, sociali e politici – della finanziarizzazione.
Gli attivisti dell’alter-globalizzazione e della giustizia ambientale, dal canto loro, immaginano nuovi poteri pubblici, di portata globale o transnazionale, con la forza e il raggio di azione necessari per tenere sotto controllo gli investitori e per superare le minacce transfrontaliere al benessere del pianeta.

Info:
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/fraser_rep.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/fraser_lalettura.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/fraser_corsera.pdf
https://jacobinitalia.it/#facebook
https://jacobinitalia.it/il-capitalismo-cannibale/

Societa’/Gagliano

Giuseppe Gagliano – Deception: Saggio sulla disinformazione e propaganda nelle moderne società di massa – Fuoco ed. (2015)

Mentre in campo pubblicitario il cliente si rivolge a un’agenzia specializzata, la disinformazione si serve di agenti definiti generalmente “di influenza”.
Per entrambi l’obiettivo da raggiungere e’ il pubblico: ogni lancio di prodotto o disinformazione deve essere preceduto da uno studio di mercato che porta alla scelta del supporto adeguato. In pubblicita’ tale supporto e’ generalmente di carattere aneddotico o volto a colpire, stupire e sedurre piuttosto che persuadere il pubblico, in quanto quest’ultimo non si lascia ingannare da quello che legge o vede. Al contrario, nell’ambito della disinformazione e’ necessario non solo persuadere il pubblico ma anche indurlo a credere.
I supporti sono quindi vicende vere o presunte il cui utilizzo in un determinato contesto le trasforma in fattori di un’operazione di disinformazione. In un’azione pubblicitaria, gli elementi di trasmissione sono semplicemente gli strumenti utilizzati: parole e immagini trasmesse nella stampa, dalla televisione, da internet. Se in questo campo un elemento di trasmissione e’ sufficiente, nella disinformazione ne sono necessari piu’ di uno, altrimenti si cadrebbe nella propaganda.
Mentre la pubblicita’ comunica il proprio tema limitandosi alla ripetizione di slogan e immagini, la disinformazione invece puo’ agire in piu’ modi: non diffondendo un’informazione; diffondendo un’informazione incompleta, tendenziosa o chiaramente falsa; saturando l’attenzione del pubblico con un sovraccarico di informazioni che lo distraggono da cio’ che e’ importante e da quello che non lo e’ attraverso commenti di orientamento ideologico, espressi in un linguaggio accessibile al pubblico.

Info:
https://www.scuolafilosofica.com/3800/deception-disinformazione-e-propaganda-nelle-moderne-societa-di-massa-gagliano-g
https://it.everand.com/book/236251500/Deception

Stato/Dardot

Pierre Dardot, Christian Laval – La nuova ragione del mondo. Critica della razionalità neoliberista. Nuova edizione – Derive Approdi (2019)

I temi e i termini della «buona governance» e della «buona prassi» sono i nuovi mantra dell’azione governativa.
Le organizzazioni internazionali hanno propagato largamente le nuove norme dell’azione pubblica, soprattutto nei paesi sottosviluppati. Ad esempio, la Banca mondiale, nel suo Rapporto sullo sviluppo mondiale del 1997, ha proposto di sostituire l’espressione «Stato minimo» con «Stato efficiente».
Piuttosto che incoraggiare sistematicamente la privatizzazione, si vuole vedere ora nello Stato un «regolatore» dei mercati. Lo Stato deve essere autorevole, deve concentrarsi sull’essenziale, deve essere capace di creare i quadri regolamentari indispensabili all’economia.
Secondo la Banca mondiale, lo Stato efficiente e’ uno Stato centrale forte che si pone come priorita’ un’attivita’ regolatrice che garantisca lo Stato di diritto e agevoli il mercato e il suo funzionamento. L’OCSE non e’ stata da meno, moltiplicando a partire dalla meta’ degli anni Novanta le raccomandazioni di riforma della regolamentazione e di apertura dei servizi pubblici alla concorrenza, attraverso le attivita’ del suo settore consacrato al management pubblico (PUMA). Lo stesso si puo’ dire della Commissione europea con il suo “Libro bianco” sulla governance europea del 2001, anche se vi si confondono il funzionamento delle istituzioni e la promozione del modello imprenditoriale e concorrenziale nei servizi pubblici.
La riforma dell’amministrazione pubblica partecipa della globalizzazione delle forme dell’arte di governare.
Dappertutto, quale che sia la situazione locale, sono auspicati gli stessi metodi e si utilizza un lessico uniforme (competition, process reengineering, benchmarking, best practices, performance indicators).
Tali metodi e categorie sono validi per tutti i problemi e tutte le sfere dell’azione, dalla difesa nazionale alla gestione degli ospedali passando per l’attivita’ giudiziaria.
La riforma «generale» dello Stato secondo i principi del settore privato si presenta come ideologicamente neutra. Esso non mira che all’efficienza o, come dicono gli esperti britannici dell’auditing, al value for money, ovvero all’ottimizzazione delle risorse utilizzate.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/la-nuova-ragione-del-mondo-di-pierre-dardot-e-christian-laval/
https://ilmanifesto.it/la-trappola-del-capitale-umano
https://www.dianoia.it/public/rcs/rcs_21_34.pdf
https://www.leparoleelecose.it/?p=13014

Societa’/Gagliano

Giuseppe Gagliano – Deception: Saggio sulla disinformazione e propaganda nelle moderne società di massa – Fuoco ed. (2015)

Il modello di informazione indotto costituito dai moderni mass media si realizza rispondendo a dei filtri predeterminati dopo il passaggio dai quali si sviluppa l’informazione da fornire al grande pubblico.
Nella fattispecie quelli piu’ importanti sono: la proprieta’, cioe’ a chi appartiene quel determinato organo di informazione, “L’idea secondo cui queste persone lascerebbero che i propri strumenti facciano qualcosa che potrebbe risultare contrario agli interessi della comunita’ corporativa e’ senza senso.”
Un altro importante filtro e’ dato dagli introiti pubblicitari, secondo cui le notizie stesse non sono nient’altro che un «riempitivo» per far si’ che lettori privilegiati vedano le pubblicita’ che costituiscono il vero contenuto, e che quindi avra’ la forma che piu’ si adatta ad attrarre popolazione istruita con potere decisionale. Le storie che vadano in conflitto col loro «carattere di acquirenti», si sostiene, tenderanno ad essere marginalizzate o escluse, come anche informazioni che presentino una visione del mondo contrastante con gli interessi dei pubblicitari.
Il terzo filtro piu’ importante individuato dagli autori sostiene che i mass media hanno bisogno di un flusso costante di informazioni per soddisfare la loro richiesta giornaliera di notizie. In un’economia industrializzata, dove i consumatori richiedono informazioni su molteplici eventi globali, essi sostengono che questo compito puo’ essere assolto solo dai settori finanziari e del governo, che possiedono le necessarie risorse materiali. Percio’ tali fonti possono essere facilmente inquinate da quegli interessi politici o economici.
Nelle nostre societa’ sviluppate, quindi, paradossalmente la molteplicita’ degli strumenti cognitivi e delle fonti di informazione puo’ essere piu’ lesiva per l’opinione pubblica della non conoscenza degli avvenimenti stessi.

Info:
https://www.scuolafilosofica.com/3800/deception-disinformazione-e-propaganda-nelle-moderne-societa-di-massa-gagliano-ghttps://it.everand.com/book/236251500/Deception