Capitalismo/Jappe

Le avventure della merce – Anselm Jappe – Mimesis (2023

Una camicia puo’ scambiarsi sia con un grammo d’oro, sia con dieci chili di grano, sia con un paio di scarpe, ecc. E’ necessario allora che questi differenti valori di scambio abbiano, in ultima analisi, qualcosa in comune: il loro “valore”.
Questa sostanza in comune fra le merci non puo’ essere altro che il lavoro che le ha create: e’ la sola cosa identica in merci altrimenti incommensurabili.
Il lavoro ha la sua misura nella durata, e dunque nella sua quantita’: il valore di ciascuna merce dipende dalla quantita’ di lavoro che e’ stata necessaria a produrla.
A questo riguardo, poco importa in quale valore d’uso si realizzi questo lavoro.
Un’ora utilizzata per cucire un abito o un’ora usata per fabbricare una bomba resta sempre un’ora di lavoro.
Se sono state necessarie due ore per fabbricare la bomba, il suo valore e’ doppio rispetto all’abito, senza tener conto del loro valore d’uso.
La differenza quantitativa e’ la sola che possa esistere tra i valori: se i diversi valori d’uso che hanno le merci non contano per determinare il loro valore, anche i diversi lavori concreti che le hanno create non contano […]
Non si esagera dicendo che il rovesciamento di M-D-M [merce-denaro-merce] in D-M-D’ [denaro-merce-denaro’] racchiude in se’ tutta l’essenza del capitalismo.
La trasformazione del lavoro astratto in denaro e’ l’unico fine della produzione di merci; tutta la produzione di valori d’uso e’ solo un mezzo, un “male necessario”, in vista di una sola finalita’: disporre al termine dell’operazione di una somma di denaro maggiore che all’inizio.
La soddisfazione dei bisogni non e’ piu’ il fine della produzione, ma un aspetto secondario.

Info:
https://ilmanifesto.it/se-la-critica-di-valore-e-denaro-conta-piu-della-lotta-di-classe
https://sinistrainrete.info/marxismo/25682-anselm-jappe-alcuni-punti-essenziali-della-critica-del-valore.html
https://www.sinistrainrete.info/marxismo/29578-roswitha-scholz-critica-del-valore-alla-vecchia-maniera-commenti-sul-conservatorismo-di-sinistra-di-anselm-jappe.html

Lavoro/Somma

Abolire il lavoro povero – Alessandro Somma – La- terza (2024)

La Costituzione colloca il lavoro al centro del patto di cittadinanza, il patto che regola le modalita’ dello stare insieme come societa’: lo elegge a «punto di connessione fra il singolo e gli altri», a pratica destinata a realizzare la sintesi «fra liberta’ e responsabilita’, fra diritti e doveri».
Giacche’ quello al lavoro e’ indubbiamente un diritto sociale, tale in quanto la Repubblica e’ chiamata ad attuarlo, ma e’ altresi’ la principale attivita’ con cui assolvere ai «doveri inderogabili di solidarieta’ politica, economica e sociale» (art. 2), e concorrere cosi’ al «progresso materiale e spirituale della societa’» (art. 4).
Soprattutto il lavoro e’ l’attivita’ che consente come contropartita di accedere alle cure (art. 32) e all’istruzione (art. 34), e piu’ in generale di vedersi riconosciuto il diritto al welfare: di ottenere il «pacco standard di beni e servizi il cui possesso» rende ciascuno un «cittadino nella pienezza delle sue prerogative» […]
Lo Stato deve creare le condizioni affinche’ vi sia lavoro, ma deve altresi’ tenere conto delle «possibilita’» e della «scelta» del lavoratore (art. 4). Deve anche tutelare il lavoro «in tutte le sue forme e applicazioni» (art. 35), e in particolare il diritto a una retribuzione «in ogni caso sufficiente ad assicurare a se’ e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa» (art. 36).
Spetta poi allo Stato promuovere gli strumenti e le forme di lotta impiegati dai lavoratori nel conflitto redistributivo e nel conflitto sociale in genere: l’organizzazione sindacale (art. 39) e lo sciopero (art. 40).
Lo Stato deve infine provvedere alle esigenze di vita del lavoratore «in caso di infortunio, malattia, invalidita’ e vecchiaia, disoccupazione involontaria», e assicurare il mantenimento e l’assistenza sociale al «cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere» (art. 38).

Info:
https://www.ildiariodellavoro.it/abolire-il-lavoro-povero-per-la-buona-e-piena-occupazione-di-alessandro-somma-edizioni-laterza/
https://www.glistatigenerali.com/lavoro-autonomo_dipendenti/abolire-il-lavoro-povero-il-lavoro-non-e-finito-checche-ne-dica-la-politica/
https://www.recensionedilibri.it/2024/02/03/somma-abolire-il-lavoro-povero/
https://www.sinistrainrete.info/lavoro-e-sindacato/27701-lelio-demichelis-lavoro-povero-con-vita-digitale-o-vita-povera-con-lavoro-digitale.html

Stato/Brown

Il disfacimento del demos – Wendy Brown . Luiss University Press (2023)

L’impegno dello Stato democratico per l’uguaglianza, la liberta’, l’inclusione e il costituzionalismo e’ ormai subordinato al progetto della crescita economica, del posizionamento competitivo e dell’aumento di capitale […]
Il tavolo statale degli obiettivi e delle priorita’ e’ diventato indistinguibile da quello delle aziende moderne, soprattutto perche’ queste ultime fanno sempre piu’ proprie le preoccupazioni per la giustizia e la sostenibilita’.
Per le aziende e per lo Stato il posizionamento competitivo e il rating delle azioni e del credito sono fondamentali; altri obiettivi – dalle pratiche produttive sostenibili alla giustizia nel mondo del lavoro – vengono perseguiti nella misura in cui contribuiscono a raggiungere questo fine.
Oggi che la “cura” e’ ormai una nicchia di mercato, le pratiche green e del commercio equo, insieme a un (minuscolo) storno dei profitti in beneficienza, sono diventate il volto pubblico e la strategia di marketing di numerose aziende […]
La condotta del governo e la condotta delle aziende sono ormai fondamentalmente identiche: entrambi sono in affari nel campo della giustizia e della sostenibilita’, ma mai come fine a se’ stesso. Anzi, la “responsabilità sociale”, che a sua volta deve essere imprenditorializzata, fa parte di cio’ che attira consumatori e investitori.

Info:
https://www.equilibrielmas.it/2023/11/29/wendy-brown-il-disfacimento-del-demos-la-rivoluzione-silenziosa-del-neoliberismo-luiss-university-press-roma-2023/
https://www.dinamopress.it/news/wendy-brown-lo-svuotamento-silenzioso-della-democrazia/
https://www.ilmanifestoinrete.it/2023/07/01/per-farla-finita-con-lhomo-oeconomicus/
https://www.sinistrainrete.info/politica/27901-pierluigi-fagan-democrazia-o-barbarie.html
https://pierluigifagan.com/2024/04/16/democrazia-o-barbarie/

 

Societa’/Wagenknecht

Contro la sinistra neoliberale – Sahra Wagenknecht – Fazi (2022)

Il liberalismo di sinistra non e’ solo una narrazione culturale, ma nei suoi messaggi manifesta anche la massima adesione al liberismo economico, allo smantellamento dello Stato sociale e alla globalizzazione, pur dando a tale impostazione politica un sound progressista.
Il liberalismo di sinistra, dunque, viene non a torto identificato con una politica che, per molti, ha effetti socioeconomici manifestamente sfavorevoli.
La destra, opponendosi al liberalismo di sinistra, parla proprio a questi svantaggiati, non solo a livello culturale, ma anche sul piano degli interessi materiali. Ecco perche’ i voti dati alle destre, che pure portano avanti, nel complesso, programmi ispirati al liberismo economico, non sono cosi’ irrazionali come potrebbero sembrare a prima vista.
Cio’, naturalmente, non significa che abbiamo bisogno dei partiti di destra per risolvere i problemi derivanti dalla globalizzazione o dalle migrazioni, ma che, se tutti gli altri partiti si rifiutano anche solo di ammettere l’esistenza del problema, la destra va a riempire una falla che molti percepiscono come un immenso vuoto all’interno del sistema politico […]
Anche l’Unione Europea di oggi, infatti, e’ un progetto elitario, sostenuto soprattutto dalle classi elevate e dal ceto medio dei laureati, insomma dalle classi che traggono maggiore profitto dai trattati in vigore.
Gli operai, i lavoratori a basso reddito, ma anche i piccoli imprenditori, percepiscono invece molte delle regole dell’Unione Europea come in contrasto con i propri interessi. Vale la pena notare, in questo ambito, come non solo nel caso della votazione sull’uscita del Regno Unito dall’Unione, ma in tutti i referendum sui trattati europei, la maggioranza dei voti a favore dell’Unione veniva dalle classi privilegiate, mentre i voti contrari giungevano in prevalenza dagli strati sociali piu’ svantaggiati.

Info:
https://www.lafionda.org/2022/06/15/recensione-di-contro-la-sinistra-neoliberale-di-sahra-wagenknecht/
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/05/wagenknecht-lespresso.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/06/wagenknecht-domenica-il-sole-24-ore.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/07/wagenknecht-il-fatto-quotidiano.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/11/wagenknecht-lindice-dei-libri-del-mese.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/07/wagenknecht-avvenire.pdf
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-recensione_di_contro_la_sinistra_neoliberale_di_sahra_wagenknecht/39329_46608/
https://www.sinistrainrete.info/sinistra-radicale/27587-danilo-ruggieri-la-sinistra-alla-moda.html

Populismo/De Haas

Migrazioni. La verità’ oltre le ideologie. Dati alla mano – Hein de Haas – Einaudi (2024)


In assenza di canali di migrazione legali e della possibilità di circolare liberamente, come in un passato non troppo lontano, e’ la domanda di manodopera la forza trainante che spinge i migranti ad attraversare clandestinamente le frontiere.
Perciò per i politici e’ molto piu’ conveniente scaricare la colpa sugli «scafisti» anziche’ puntare il dito contro se’ stessi, e assumersi la responsabilita’ per averci fatto precipitare nel caos in cui ci troviamo.
Inoltre, dare la colpa ai trafficanti e’ una strategia efficace per distogliere l’attenzione dagli interessi del complesso militare-industriale multimiliardario impiegato nel controllo delle frontiere.
Gli Stati hanno investito enormi somme di denaro prelevato ai contribuenti per presidiare i confini. Sia i militari che le imprese coinvolte nel costruire, manutenere e gestire i sistemi elettronici di sorveglianza, i muri e le recinzioni, le imbarcazioni e i veicoli di pattugliamento, cosi’ come tutto l’indotto legato all’incarcerazione e alla deportazione dei migranti, hanno interesse a far credere al pubblico che stiamo affrontando un’imminente invasione di stranieri, e che percio’ abbiamo bisogno di «combattere» e «contrastare» gli scafisti e i trafficanti, come se fossimo davvero in guerra.
Ecco qual e’ la vera industria della migrazione. Non sono gli scafisti e i trafficanti, ma le compagnie che producono armi e tecnologie da guerra ad aver raccolto i profitti principali dalla lotta dell’Occidente contro l’immigrazione illegale […]
Tra il 2012 e il 2022, il bilancio annuale di Frontex e’ aumentato di quasi nove volte, passando da 85 a 754 milioni di euro.
Quattro importanti produttori europei di armi – Airbus (gia’ Eads), Thales, Finmeccanica e Bae – e aziende tecnologiche private come Saab, Indra, Siemens e Diehl sono tra i principali beneficiari della spesa dell’Ue per la tecnologia militare. Frontex impiega oltre 1900 dipendenti, di cui piu’ di 900 fanno parte del corpo permanente da impiegare nelle operazioni sul campo. Per il ciclo di bilancio 2021-27, l’Ue prevede di ampliarlo a circa 10000 guardie di frontiera. Complessivamente, il bilancio dell’Ue per la «gestione delle migrazioni e delle frontiere» per il periodo 2021-27 e’ di 22,7 miliardi di euro, rispetto ai 13 miliardi di euro del periodo 2014-2026.

Info:
https://ilbolive.unipd.it/it/news/societa/undici-miti-sulle-migrazioni-secondo-sociologo
https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/10/01/migranti-il-sociologo-de-haas-i-cambiamenti-climatici-hanno-un-impatto-indiretto-per-gestire-i-flussi-bisogna-ripensare-leconomia/7712706/
https://rbv.biblioteche.it/community/forum/reviews/show/6141

https://ilbolive.unipd.it/it/news/societa/de-haas-ha-contato-22-miti-sul-fenomeno-migratorio
https://ilmanifesto.it/hein-de-haas-varcate-le-frontiere-uomini-e-donne-stipati-nei-luoghi-comuni-della-politica
https://www.lastampa.it/politica/2024/09/29/news/migranti_de_haas_politica_integrazione_accoglienza-14673169/
https://www.ilfoglio.it/politica/2024/06/24/news/ecco-22-miti-da-sfatare-sui-migranti-rifugiati-e-cambiamenti-climatici-6673916/

 

Green New Deal/Gorz

Ecologia e libertà – André Gorz – Orthotes (2015)

La Natura, dunque, non e’ intangibile.
Ed il progetto ‘prometeico’ di ‘dominarla’ o ‘addomesticarla’ non e’ necessariamente incompatibile con il pensiero ecologico.
Ogni cultura (nel duplice senso del termine) usurpa la natura e modifica l’ambiente. Il problema fondamentale posto dall’ecologia e’ soltanto di sapere:
1) se i trasferimenti che l’attivita’ umana impone o estorce alla natura tengono in debito conto le risorse non rinnovabili;
2) se gli effetti distruttivi della produzione non superano gli effetti produttivi a causa di prelievi eccessivi operati sulle risorse rinnovabili.
Rispetto a tali questioni la crisi economica attuale presenta alcune caratteristiche che paiono indicare che i fattori ecologici vi svolgono un ruolo determinante e aggravante.
Certo, cio’ non significa che tali fattori debbano essere considerati le cause primarie della crisi: ci troviamo piuttosto di fronte ad una crisi capitalistica di sovrapproduzione aggravata da una crisi ecologica (e sociale.

Info:
https://www.orthotes.com/wp-content/uploads/2020/03/gorz-avallone-manitesto-29-09-2015.pdf
https://www.orthotes.com/wp-content/uploads/2020/03/gorz-fadini-iride17-11-2016.pdf
https://www.orthotes.com/wp-content/uploads/2020/03/gorz-musolino-commonware-12-10-2015.pdf
https://www.rivistadiscienzesociali.it/andre-gorz-ecologia-e-liberta-recensione-di-giovanni-coppolino-bille/
https://materialismostorico.blogspot.com/2015/09/ripubblicato-ecologia-e-liberta-di.html
https://ilmanifesto.it/dentro-i-limiti-naturali-del-profitto

Geoeconomia/Tocci

La grande incertezza. Navigare le contraddizioni del disordine globale – Nathalie Tocci – Mondadori (2024)

L’invasione dell’Iraq, giustificata dalla menzogna delle armi di distruzione di massa e in violazione del diritto internazionale, rappresento’ l’apice dell’egemonia statunitense, la manifestazione piu’ eclatante dell’hybris imperiale e, di conseguenza, l’inizio del suo declino. In quel momento non era chiaro che il potere relativo degli Stati Uniti fosse sul punto di diminuire.
Per quanto Washington avesse dichiarato guerra globale al terrorismo, e’ sempre stato evidente che le organizzazioni terroristiche, a partire da al-Qaeda, non rappresentavano una reale minaccia al potere americano […]
Al-Qaeda non ha mai avuto la capacita’, ne’ in fondo l’ambizione, di rappresentare una minaccia esistenziale per gli Stati Uniti o di competere da pari con la superpotenza statunitense.
Che il potere relativo di Usa ed Europa fosse in declino relativo si capi’ qualche anno piu’ tardi. A partire dal 2005-06, scoppio’ la bolla del mercato immobiliare americano. Con il crollo dei prezzi degli immobili, i proprietari iniziarono ad abbandonare i loro mutui, causando un collasso dei titoli garantiti da ipoteca e, conseguentemente, innescando la bancarotta o il ricorso al salvataggio di diverse banche, a partire da Lehman Brothers nel settembre 2008. La bancarotta di Lehman Brothers, e la sottostante crisi finanziaria, sfocio’ nella Grande Recessione che duro’ fino all’estate del 2009.

Info:
https://formiche.net/2024/10/grande-incertezza-libro-nathalie-tocci/#content

 

Finanziarizzazione/Giannuli

Geopolitica. Comprendere il nuovo ordine mondiale – Aldo Giannuli – Ponte alla Grazie (2024)


Nel 2008, per le grandi banche americane arrivo’ il conto per l’incauta emissione del «denaro bancario» […]
Sino a quel momento il mantra neoliberista aveva predicato (fra le entusiastiche adesioni della grande maggioranza degli economisti) di aver definitivamente sconfitto le grandi crisi cicliche – con buona pace di Marx. Si pensava che a impedirlo sarebbero stati gli algoritmi e la distribuzione del debito, in una marea di titoli derivati, ciascuno composto da un pezzetto di ogni singolo debito (questa era la base dei mutui subprime).
Nel frattempo, le banche continuavano a concedere prestiti a pioggia e senza alcuna garanzia […]
Il ragionamento alla base della pratica appena descritta sosteneva che, dato che si sa che ogni massa debitoria comprende una certa percentuale di insolvenza, approssimativamente quantificabile, bastava ricaricare quella percentuale su ciascun titolo derivato per riassorbire il rischio complessivo.
Di fatto questo non faceva altro che trasferire il rischio dalla banca ai sottoscrittori dei nuovi «prodotti finanziari». Insomma: le banche garantivano il proprio debito con il debito di un altro.
Le premesse del ragionamento erano false e per diversi ordini di motivi. In primo luogo perché si rifiutava la realta’ di una crescente concentrazione di capitali in pochissime mani, cui non poteva non corrispondere l’impoverimento di tutto il resto della societa’. Pertanto la percentuale di insolvenza era destinata a crescere […]
Il mancato versamento dei ratei di debito consentiva alle banche di rientrare in possesso delle case per le quali era stato concesso il prestito e, ovviamente, alle banche non restava che vendere quelle case per recuperare, almeno in parte, il capitale.
Questo causo’ l’immissione sul mercato di un considerevole numero di immobili, con il risultato di farne calare considerevolmente il prezzo. A quel punto si misero in moto altre due dinamiche: quanti chiedevano mutui per acquistare case nell’aspettativa di un loro apprezzamento per poterle rivendere a prezzo rialzato, constatando le tendenze dimercato, cessarono quella pratica, ma, soprattutto, molti debitori, constatando che sul mercato c’erano case pari a quella posseduta, ma a prezzi piu’ bassi del dovuto per estinguere il mutuo, pensarono bene di non pagare il mutuo per acquistare (magari contraendo un nuovo debito intestato alla moglie o ad altro prestanome) un’altra casa a prezzo piu’ vantaggioso.
Ma questo significo’ l’arrivo sul mercato di sempre nuovi immobili, con la conseguenza di ulteriori deprezzamenti. Ben presto l’iniziale smottamento della piramide debitoria divenne valanga e per le banche si prospetto’ l’incubo del default. In effetti la Lehman Brothers falli’ con una pesante ricaduta sulle altre banche che incautamente le avevano prestato capitali.
Tutte le altre strinsero i cordoni della borsa, guardandosi bene dal prestare alcunche’ a qualsiasi altra banca e fu il credit crunch che scarico’ la crisi dalla finanza sull’economia reale. Di fatto la crisi piu’ grave dopo quella del 1929.

Info:
https://www.europeanaffairs.it/bookreporter/2024/09/25/geopolitica-un-viaggio-nel-cuore-dei-conflitti-globali-con-aldo-giannuli/
https://www.startmag.it/mondo/come-e-nata-la-geopolitica/

https://www.reportdifesa.it/editoria-il-nuovo-libro-di-aldo-giannuli-ponte-alle-grazie-analizza-la-geopolitica-nel-mondo-di-oggi/
https://osservatorioglobalizzazione.it/osservatorio/maddaluno-geopolitica/

Europa/Scheidler

La fine della megamacchina. Sulle tracce di una civiltà al collasso – Scheidler Fabian – Castelvecchi (2024)


I giganteschi sussidi al petrolio sostengono in modo ingente anche l’industria automobilistica, in crisi in tutto il mondo.
Se i veri costi del petrolio venissero trasferiti sui prezzi della benzina, guidare un’auto sarebbe inaccessibile per la maggior parte delle persone e il settore crollerebbe […]
Anche il settore aeronautico, che e’ responsabile della quota di gas serra in piu’ rapida crescita, viene sovvenzionato in modo ingente. Le sue infrastrutture, in particolare la costruzione di aeroporti, sono pagate principalmente dai contribuenti. Il carburante per aerei non e’ tassato in tutto il mondo e l’aviazione e’ anche esclusa dai negoziati sul clima delle Nazioni Unite […]
I produttori di aerei Airbus e Boeing ricevono per via diretta o indiretta iniezioni di denaro dallo Stato per miliardi di euro. Senza tutti questi sussidi, sarebbe impensabile che volare in Europa sia piu’ economico che viaggiare in treno.
L’agricoltura industriale, anch’essa uno dei maggiori killer del clima, e’ sovvenzionata dalla sola Unione Europea per un ammontare di circa cinquanta miliardi di euro ogni anno […]
Praticamente tutte le grandi societa’ traggono profitto dalla rete di paradisi fiscali e di scappatoie fiscali create dagli Stati e, nonostante tutti i discorsi a parole, ostinatamente mantenute. Solo nell’Unione Europea le perdite di entrate statali dovute all’evasione fiscale e all’economia sommersa ammontano a circa mille miliardi di euro all’anno. Con questa cifra si potrebbero pagare, sul medio periodo, tutti i debiti nazionali dell’UE.
Questo elenco, che potrebbe essere esteso per diverse pagine, dimostra che il “libero mercato” e’ un mito che serve a nascondere il fatto che le grandi imprese, apparentemente onnipotenti, possono sopravvivere solo grazie alla flebo dello Stato.
Questa constatazione e’ altamente esplosiva. Nelle democrazie, infatti, l’uso del denaro delle tasse e’ deciso, almeno in teoria, dai Parlamenti eletti dai cittadini. E i cittadini potrebbero in linea di principio decidere che tutti questi trilioni di euro non debbano piu’ confluire nei settori piu’ distruttivi del pianeta, ma nella ristrutturazione socio-ecologica. In questo consiste una delle leve piu’ potenti per una profonda trasformazione della societa’.

Info:
https://www.goethe.de/ins/it/it/sta/rom/ver.cfm?event_id=26236804
https://www.rivoluzioneanarchica.it/fine-della-megamacchina-un-libro-di-fabian-scheidler/

https://www.officinadeisaperi.it/agora/il-senso-delle-parole/cosi-la-megamacchina-neoliberista-sta-distruggendo-il-nostro-mondo-da-il-fatto/
https://www.ilfattoquotidiano.it/fq-newsletter/fatto-for-future-del-26-marzo-2024/

 

Economia di mercato/Saito

Il capitalismo nell’Antropocene – Kohei Saito – Einaudi (2024)


La pubblicita’ attribuisce un significato speciale ai loghi e all’immagine di un marchio, cercando di convincere la gente ad acquistare cose non necessarie a un prezzo superiore al loro valore.
La conseguenza e’ che a prodotti che in realta’ non differiscono affatto in termini di «valore d’uso» (utilita’) viene aggiunto un fattore di novita’ tramite la brandizzazione.
Cose banalissime si trasformano in prodotti attraenti, unici nel loro genere. Si tratta di una modalita’ tipica per creare artificialmente scarsita’ in un’epoca di sovrabbondanza di merci simili in circolazione.
Dal punto di vista della carenza, la brandizzazione puo’ essere vista come la creazione di una «scarsita’ relativa».
Si punta a ottenere uno status sociale piu’ elevato rispetto agli altri attraverso la differenziazione […]
Le persone vengono spinte a lavorare e poi a consumare di continuo per poter acquistare cose e raggiungere cosi’ quella che ritengono essere la loro forma ideale, i loro sogni e aspirazioni.
E’ un processo senza fine. La societa’ consumista puo’ spingere le persone al consumo perpetuo solo applicando ai prodotti il principio che le promesse non verranno mantenute. L’insoddisfazione, ovvero la sensazione legata alla scarsita’, e’ il motore del capitalismo.
Ma questa strada non porta alla felicita’.
Per di piu’, i costi associati a questa insensata brandizzazione e alla pubblicita’ sono enormi.
L’industria del marketing e’ diventata la terza piu’ grande industria al mondo dopo quella del cibo e dell’energia. Si dice che il packaging rappresenti dal 10 al 40 per cento del prezzo del prodotto finale, e nel caso dei cosmetici puo’ arrivare a costare fino a tre volte in piu’ rispetto al prodotto stesso. Per realizzare design di packaging attraenti si utilizzano enormi quantita’ di plastica che poi finisce nei rifiuti.
In tutto questo, il «valore d’uso» del prodotto non subisce alcuna modifica.

Info:
https://www.sinistrainrete.info/marxismo/29907-city-strike-genova-saito-1-vs-saito-2-ecologismi-a-confronto.html
https://www.einaudi.it/approfondimenti/intervista-saito-kohei/

https://www.cdscultura.com/2024/02/il-capitale-nellantropocene/
https://businessweekly.it/recensioni-libri-business/il-capitale-nellantropocene-il-capitalismo-e-responsabile-della-crisi-climatica/

https://www.micromega.net/il-capitale-antropocene-marx
https://naufraghi.ch/dinosauro-non-e-marx-ma-il-capitalismo/
https://www.antropocene.org/index.php/321-saito
https://journals.openedition.org/anuac/484?lang=it