Stato/Giannuli

Geopolitica. Comprendere il nuovo ordine mondiale – Aldo Giannuli – Ponte alla Grazie (2024)


Nel mondo del mercato perfettamente autoregolato, non ha senso parlare di interessi nazionali o di classe, perche’ gli unici veri attori sulla scena sono produttori e compratori, debitori e creditori.
Il resto sono residui di ideologie superate. E infatti tutta la produzione culturale di marca neoliberista ha avuto come principali bersagli le categorie di classe e di nazione.
Poi, la crisi del 2008 ha scosso molte certezze sull’effettiva capacita’ di autoregolazione dei mercati e, in breve, anche i vertici del mondo globalizzato (i vari G7, G8, G10, G14, G20) sono andati in frantumi, senza peraltro che nessuno ne dichiarasse il decesso.
E le stesse regole del mercato (in particolare quello finanziario) hanno spinto qualcuno a chiedersi se le valutazioni del rating sul debito sovrano fossero proprio cosi’ obiettive e non celassero interessi nazionali altrui: come mai il massimo debitore mondiale gode di una stabile tripla A? Poi si e’ cominciato a dubitare che fosse cosi’ utile e necessario che la moneta di scambio mondiale dovesse essere il dollaro. Poi lo scontro fra usa e Cina sulle terre rare ha fatto capire che non sempre e’ una questione di domanda e di offerta priva di valutazioni politiche.
E altrettanto hanno indotto a fare i prezzi dei combustibili, fra speculazioni finanziarie sui future e decisioni politiche dei produttori.
Infine e’ arrivata la guerra, quella grande che si combatte in piena Europa fra russi e ucraini malamente spalleggiati dall’Occidente, e quella non meno grande in Medio Oriente, che rischia da un momento all’altro di allargarsi anche all’Iran.
E allora si e’ capito che il vecchio Stato-nazione conta ancora qualcosa, che la guerra non e’ affatto scomparsa dal novero dei comportamenti possibili, che, quindi, ci sono interessi nazionali e che non sono solo di tipo economico, ma anche di potenza. E si e’ anche compreso che il mondo non e’ piu’ monopolare, come dimostra il fatto che il Grande gendarme ha dovuto indecorosamente ritirarsi da Afghanistan e Iraq.

Info:
https://www.europeanaffairs.it/bookreporter/2024/09/25/geopolitica-un-viaggio-nel-cuore-dei-conflitti-globali-con-aldo-giannuli/
https://www.startmag.it/mondo/come-e-nata-la-geopolitica/

https://www.reportdifesa.it/editoria-il-nuovo-libro-di-aldo-giannuli-ponte-alle-grazie-analizza-la-geopolitica-nel-mondo-di-oggi/
https://osservatorioglobalizzazione.it/osservatorio/maddaluno-geopolitica/

Societa’/Stigkitz

La strada per la libertà. L’economia e la societa’ giusta – Joseph E. Stiglitz – Einaudi (2024)


Il pensiero che le persone possano essere acquistate e vendute o date a noleggio come una proprieta’ qualsiasi e’ intollerabile.
Eppure, quando giunse il momento di porre fine alla schiavitu’ nella maggior parte dei Paesi, erano gli schiavisti a essere indennizzati per la perdita dei diritti di proprieta’, non le persone in precedenza ridotte in schiavitu’.
Il fatto che qualcuno volesse indennizzare le persone che avevano sottratto il frutto del lavoro altrui, per non parlare della loro liberta’, rafforza la conclusione che la proprieta’ e’ un costrutto sociale […]
Possedere il brevetto di un medicinale salvavita mi da’ o mi dovrebbe dare il diritto di farlo pagare quanto voglio?
Gli Stati Uniti e l’Europa danno risposte differenti. Negli Stati Uniti, se il mio potere monopolistico e’ acquisito in maniera legittima, posso imporre qualsiasi prezzo io desideri. In Europa, gli abusi di posizione dominante non sono consentiti.
E’ un’altra dimostrazione del fatto che i mercati vengono definiti dalle regole imposte. In questo caso, credo sia chiaro quale sistema e’ migliore, ma e’ chiaro anche perche’ gli Stati Uniti hanno adottato il proprio.
Non perche’ dia risultati migliori. Ma perche’ in America i potenti, e in particolare le principali case farmaceutiche, hanno maggior peso nel fissare le regole.
Osservando le cose con gli occhi di qualcuno abituato alle norme europee, gli enormi extraprofitti delle case farmaceutiche americane che sfruttano il proprio potere monopolistico non hanno legittimita’ morale […]
Le regole determinano sia il funzionamento dell’economia sia la distribuzione del reddito che ne emerge […]
Ci sono molti possibili insiemi di regole e percio’ ci sono molte possibili distribuzioni di reddito in un mercato concorrenziale. Nessuno dipende dalla legge naturale e neppure dalle leggi naturali del pensiero economico, ma piuttosto dalle leggi create all’interno del nostro ordinamento politico tramite un procedimento politico a cui danno forma persone dotate di potere politico.
E’ questo il punto. Non possiamo scindere l’attuale distribuzione del reddito e della ricchezza dalla distribuzione attuale e storica del potere. Chi ha il potere tipicamente, anche se non sempre, cerca di perpetuarlo. Anche se possono appellarsi a idee di equita’ e giustizia mentre modellano le regole economiche e politiche, i potenti possono naturalmente, involontariamente o attivamente piegare quelle regole a favore dei loro interessi.

Populismo/De Haas

Migrazioni. La verità’ oltre le ideologie. Dati alla mano – Hein de Haas – Einaudi (2024)

La realta’ della migrazione contraddice le narrazioni politiche che sostengono che «non abbiamo bisogno di lavoratori meno qualificati».
Esiste una domanda reale e costante di manodopera migrante non qualificata. E la domanda e’ a tutti i livelli di competenza.
I lavoratori migranti non sono cosi’ «indesiderati» come vogliono farci credere i politici. E in genere non arrivano cercando in modo disperato e irrazionale di raggiungere il ricco Occidente.
A dire il vero, l’immigrazione e’ guidata soprattutto dalla domanda di manodopera.
Aziende e agenzie reclutano attivamente lavoratori stranieri perche’ questi colmano le carenze di manodopera in settori vitali […]
E’ difficile che i politici accettino questa verita’ fondamentale, perche’ va contro la loro argomentazione di base, e cioe’ che i migranti non hanno un lavoro che li aspetta quando entrano in un Paese. E’ una bugia, e lo sanno.
La verita’ e’ che le nostre societa’ ricche, invecchiate e altamente istruite hanno sviluppato e incorporato in se’ una domanda strutturale di lavoratori migranti, impossibile da eliminare fintanto che le economie continueranno a crescere.

Info:
https://ilbolive.unipd.it/it/news/societa/undici-miti-sulle-migrazioni-secondo-sociologo
https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/10/01/migranti-il-sociologo-de-haas-i-cambiamenti-climatici-hanno-un-impatto-indiretto-per-gestire-i-flussi-bisogna-ripensare-leconomia/7712706/
https://rbv.biblioteche.it/community/forum/reviews/show/6141

https://ilbolive.unipd.it/it/news/societa/de-haas-ha-contato-22-miti-sul-fenomeno-migratorio
https://ilmanifesto.it/hein-de-haas-varcate-le-frontiere-uomini-e-donne-stipati-nei-luoghi-comuni-della-politica
https://www.lastampa.it/politica/2024/09/29/news/migranti_de_haas_politica_integrazione_accoglienza-14673169/

https://www.ilfoglio.it/politica/2024/06/24/news/ecco-22-miti-da-sfatare-sui-migranti-rifugiati-e-cambiamenti-climatici-6673916/

Lavoro/Ispi

L’Europa nell’età dell’insicurezza. Le sfide di un continente fragile – ISPI – Mondadori (2024)


L’anno appena trascorso ha offerto uno spaccato delle contraddizioni che caratterizzano intimamente, ormai da decenni, l’approccio all’immigrazione internazionale dei paesi destinatari di significativi flussi migratori e, in particolare, delle societa’ occidentali.
La gran parte delle migrazioni internazionali si dirige verso regioni del mondo che si avvicinano o gia’ attraversano un autunno demografico, e le cui societa’ hanno dunque sempre piu’ bisogno di flussi significativi e continuativi di manodopera straniera per attutire le conseguenze della loro transizione demografica sulla fiscalita’ generale (in altri termini: potersi permettere di pagare di piu’ per pensioni e sanita’, per qualche anno in piu’ rispetto a uno scenario senza immigrazione, prima di dover inevitabilmente tirare la cinghia).
Quelle stesse societa’ appaiono tuttavia sempre meno capaci di evitare la tentazione – antica e spesso presente nella storia dell’umanita’ – di utilizzare l’altro da se’, e in particolare lo straniero, come capro espiatorio, spiegazione di buona parte dei mali che affliggono politica, economia e societa’.
Con il trascorrere degli anni sembra che in particolare le societa’ occidentali si facciano sempre piu’ diffidenti e rancorose. Non solo: anche piu’ polarizzate, con i seguaci di teorie complottiste come quella della «grande sostituzione», a destra, cui fanno da contraltare a sinistra i sostenitori dei movimenti No Borders.

Info:
https://www.mondadori.it/approfondimenti/unione-europea-le-sfide-di-un-continente-fragile-nell-eta-dell-insicurezza/

Green New Deal/Scheidler

La fine della megamacchina. Sulle tracce di una civiltà al collasso – Scheidler Fabian – Castelvecchi (2024)


L’uso industriale del carbone fossile inauguro’ una nuova era nella storia del pianeta Terra chiamata da alcuni geologi Antropocene.
In soli duecento anni le attivita’ umane, con un impatto migliaia di volte superiore al passato dovuto allo sfruttamento delle energie fossili, hanno radicalmente rimodellato la crosta terrestre, la biosfera e l’atmosfera.
Nel corso di questo processo non solo e’ stato messo in moto un enorme aumento della produzione di beni, ma, contestualmente, e’ stata innescata una delle piu’ grandi estinzioni di massa nella storia della Terra.
Mai, dai tempi delle prime alghe verdi-azzurre, piu’ di tre miliardi di anni fa, una singola specie ha cambiato la forma del pianeta in modo cosi’ profondo come l’Homo carbonicus. Mentre le alghe verdi-azzurre hanno reso possibile la diffusione della vita sulla Terra con l’invenzione della fotosintesi, la societa’ umana del carbonio e’ in procinto di spazzare via di nuovo gran parte dell’evoluzione […]
Ha piu’ senso chiamare la nuova era “Capitalocene” piuttosto che “Antropocene”, perche’ non e’ stato l’uomo in quanto tale a guidare questo sviluppo, ma la dinamica della messa a profitto infinita di capitale.

Info:
https://www.goethe.de/ins/it/it/sta/rom/ver.cfm?event_id=26236804
https://www.rivoluzioneanarchica.it/fine-della-megamacchina-un-libro-di-fabian-scheidler/

https://www.officinadeisaperi.it/agora/il-senso-delle-parole/cosi-la-megamacchina-neoliberista-sta-distruggendo-il-nostro-mondo-da-il-fatto/

https://www.ilfattoquotidiano.it/fq-newsletter/fatto-for-future-del-26-marzo-2024/

Geoeconomia/Armao

Capitalismo di sangue – Fabio Armao – Laterza (2024)

I paesi europei – che hanno rivendicato un diritto sovrano a dominare il mondo per secoli fino al Novecento inoltrato – non si puo’ dire che si siano sprecati a fare ammenda dei loro gravissimi peccati storici: dal colonialismo all’imperialismo, con gli annessi dello sterminio di intere comunita’ di nativi e dell’organizzazione del commercio e dello sfruttamento degli schiavi.
Certo, in questi ultimi anni, qualche flebile e occasionale voce ha cominciato a levarsi all’interno di alcuni parlamenti e governi. Niente a che vedere, pero’, con un autentico e condiviso processo collettivo di riparazione – se non altro, qualcosa di altrettanto significativo della Commissione per la verita’ e la riconciliazione istituita dal presidente Nelson Mandela, una delle vittime del regime, nel Sudafrica del post-apartheid.
A un autentico autodafe’, poi, dovrebbero sottoporsi le democrazie novecentesche in senso stretto: per le troppe guerre combattute nel tentativo di arginare il comunismo o di esportare i propri valori, cosi’ come per il sostegno garantito a dittature sanguinose in Africa, Asia e America latina, sulla base di considerazioni (a dir poco avventate) di realpolitik; per non parlare delle tante promesse non mantenute nei confronti dei propri stessi cittadini su equita’, giustizia, diritti. 

Europa/Piketty

Il socialismo del futuro – Thomas Piketty – Baldini+Castoldi (2024)


Per il problema del dumping fiscale e dei tassi minimi d’imposta sui profitti delle societa’, si tratterebbe evidentemente di un cambiamento totale di paradigma, per un’Europa che e’ stata concepita come una zona di libero scambio senza un comune regolamento fiscale.
Il cambiamento e’ comunque indispensabile: che senso ha accordarsi su una base comune d’imposta (l’unico cantiere sul quale l’Europa si trova finora in posizione avanzata) se ciascun Paese puo’ poi fissare un tasso quasi nullo e attrarre cosi’ tutti i consigli d’impresa?
Sulla globalizzazione e’ venuto il momento di cambiare radicalmente la narrazione politica: il commercio e’ una buona cosa, ma lo sviluppo duraturo ed equo esige anche pubblici servizi, infrastrutture, sistemi scolastici e sanitari; i quali, a loro volta, esigono imposte eque.

Info:
https://www.linkiesta.it/2023/05/thomas-piketty-ezra-klein-socialismo-partecipativo/
https://riccardosorrentino.blog.ilsole24ore.com/2021/08/27/piketty-un-sovranista-illiberale-sinistra/?refresh_ce=1

https://www.pandorarivista.it/articoli/capitale-e-ideologia-di-thomas-piketty/ 
https://www.micromega.net/piketty-stiglitz-capitalismo-socialismo
https://www.rivistailmulino.it/a/un-futuro-per-la-socialdemocrazia

https://lespresso.it/c/idee/2020/11/1/piketty-per-salvare-il-futuro-diamo-a-tutti-i-giovani-uneredita-di-cittadinanza/45519

Economia di mercato/Undiemi

Il ricatto dei mercati. Difendere la democrazia, l’economia reale e il lavoro dall’assalto della finanza internazionale – Lidia Undiemi – Ponte alle Grazie (2014)


I gruppi di societa’ sono le istituzioni dominanti dell’economia mondiale, e rappresentano il modello organizzativo delle multinazionali su scala internazionale. Gruppi e multinazionali sono due facce della stessa medaglia.
Il termine multinazionale (o transnazionale) sta a indicare una impresa che organizza e coordina attivita’ che travalicano i confini nazionali […]
Il principale indicatore economico del legame fra lo sviluppo delle multinazionali e l’utilizzo di societa’ controllate sono gli Investimenti Diretti Esteri (IDE) che un operatore di mercato effettua in un Paese diverso rispetto a quello che ospita il centro direttivo della sua attivita’ (la holding).
L’investimento viene realizzato mediante acquisizione di partecipazioni dell’impresa che si intende controllare all’estero (M&A), oppure attraverso la creazione di una filiale nel Paese in cui ci si intende insediare (Greenfield), al fine di consentire alla societa’ madre di esercitare i poteri di direzione e di gestione della societa’ partecipata o costituita. Si tratta dunque di una forma di internazionalizzazione delle imprese […]
Le varie funzioni dell’impresa multinazionale verranno svolte nelle localita’ che consentono specifici vantaggi.
La funzione finanziaria, per esempio, verra’ svolta in un Paese che propone una normativa agevolata sugli aspetti finanziari connessi agli interessi della holding; la funzione «marketing e pubblicita’» sara’ affidata a un’altra societa’ controllata in una nazione diversa; le lavorazioni del prodotto verranno delocalizzate nei paesi che dispongono della manodopera al minor costo.Tale fenomeno ha delle implicazioni economiche enormi: una quantita’ indefinita di scambi commerciali sono realizzati nell’ambito della stessa impresa e non, come ci si aspetterebbe, fra imprese differenti, dunque concorrenti. Venditore e compratore vengono molto spesso a coincidere, rendendo di fatto lo scambio una finzione economica.
L’illusoria concorrenza sarebbe in realta’ espressione di un mercato sostanzialmente oligopolistico.
La frammentazione «legale» e il trasferimento di quote rilevanti del rischio d’impresa a societa’ prive di una vera organizzazione imprenditoriale si traduce nella deresponsabilizzazione degli investitori internazionali, i quali, grazie al sostegno della finanza creativa, riescono a cartolarizzare le diverse parti dell’impresa.
Alcune societa’ diventano veri e propri bacini di debiti, di responsabilita’ e di costi che la grande impresa riversa a cascata sui lavoratori.
L’ampia diffusione di societa’ controllate e partecipate si traduce dunque in un moltiplicatore di instabilita’ finanziaria.

Info:
https://www.antimafiaduemila.com/libri/economia/930-il-ricatto-dei-mercati.html
https://www.ilfattoquotidiano.it/2014/10/20/libri-lidia-undiemi-vi-racconto-il-ricatto-dei-mercati-e-quello-sulleuro/303203/
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-spread_intervista_a_lidia_undiemi_autrice_del_libro_profetico_il_ricatto_dei_mercati/5496_24172/
https://www.carmillaonline.com/2024/03/29/il-salario-minimo-non-vi-salvera/

https://www.lafionda.org/2023/07/05/il-salario-minimo-non-ci-salvera-anzi/

Capitalismo/Salmon

La politica nell’era dello storytelling – Christian Salmon – Fazi (2014)


Secondo il premio Nobel per l’economia Paul Krugman, chi difende le politiche dell’austerita’ fa leva su una ‘cattiva metafora’: quella della famiglia indebitata.
«Che fa una famiglia in tali condizioni?», chiedono gli avvocati dell’austerita’. Negozia delle proroghe e stringe la cinghia per rimborsare i suoi creditori.
Da qui a pensare che le nazioni indebitate dovrebbero fare lo stesso non c’e’ che un passo, compiuto allegramente dai colonnelli della ‘regola aurea’.
Negli ultimi trent’anni, la pace sociale non e’ stata forse comprata dai governi, sia di destra sia di sinistra, al prezzo di un aumento del debito? Non e’ forse tempo di risarcimenti, si domandano gli ipocriti del debito sovrano?
«Cos’e’ che non va in questa metafora?», s’interroga Paul Krugman.
La risposta e’ semplice: in una famiglia i ricavi sono indipendenti dalle spese. Si possono quindi ridurre le seconde mantenendo il livello dei primi e sperare di saldare i debiti rateizzando le scadenze dei rimborsi.
Ma a livello nazionale le cose non funzionano cosi’ per una semplice ragione: le spese degli uni sono i ricavi degli altri.
«La tua spesa e’ il mio ricavo e le mie spese sono il tuo ricavo». Se per eliminare il debito di un paese ci si limita a comprimere le spese, «il mio ricavo crolla perche’ tu spendi meno, e il tuo ricavo si contrae perche’ io spendo meno».
Il crollo dei ricavi peggiora il problema del debito, creando una situazione di deflazione da debito che a partire dal 1933 l’economista Irving Fisher ha formulato attraverso questo crudele paradosso: «Piu’ i debitori rimborsano, piu’ il loro debito aumenta». «I momenti buoni per praticare l’austerita’ sono quelli di boom, non i momenti di crisi», affermava dal canto suo Keynes.

Info:
https://www.repubblica.it/cultura/2014/11/24/news/christian_salmon_la_politica_prigioniera_dei_racconti_dei_suoi_leader-101287976/
https://www.ilfattoquotidiano.it/2015/02/16/politica-nellera-storytelling-renzi-linterprete-vecchia-destra-neo-liberale/1398969/

Stato/Giannuli

Geopolitica. Comprendere il nuovo ordine mondiale – Aldo Giannuli – Ponte alla Grazie (2024)


Nell’ordinamento westfaliano il popolo coincideva quasi perfettamente con gli abitanti di un paese e, sino a epoca recente, con i contribuenti di quel paese e con quanti godevano dei diritti politici.
Ma negli ultimi trent’anni i flussi migratori si sono fatti molto piu’ massicci e generalizzati.
Possiamo distinguere tre diversi tipi di flussi: quello dei profughi (e non stiamo a distinguere se scappano dalla guerra o dalla fame), quello dei «cervelli in fuga», che cercano nei paesi piu’ avanzati le occasioni di lavoro che in patria non trovano piu’, e quello dei «profughi del fisco» (flusso del quale non si parla mai). La liberta’ di movimento dei capitali ha determinato la mobilita’ dei grandi capitali «senza bandiera» […] che vanno alla ricerca dell’«offerta fiscale piu’ conveniente».
In queste condizioni, il popolo diventa qualcosa di molto diverso dal passato, perche’ cede parte dei suoi lavoratori piu’ qualificati e dei suoi contribuenti piu’ importanti, per acquisire masse di «nuovi metechi» che non hanno diritti politici.
Ovviamente, questo determina un rapporto fra Stato e popolo ben diverso dal passato e pone forti problemi di natura identitaria alla comunita’ […]
Considerata la porosita’ del limes, i cambiamenti del popolo, i processi di disaggregazione e ricomposizione della sovranita’, viene da chiedersi: ha ancora senso parlare di Stati nazionali? […]
Tutti questi mutamenti planetari in atto chiamano in causa la questione dell’utilita’ stessa dello nazione-Stato. Il principale protagonista degli affari politici e internazionali degli ultimi secoli rischia di perdere non soltanto e semplicemente il proprio controllo e la propria integrita’, quanto piuttosto di sembrare il tipo sbagliato di organizzazione per far fronte alle nuove circostanze. Per alcuni problemi e’ troppo vasta per poter agire in modo efficace; per altri, e’ eccessivamente ristretta.
[Ma] anche se lo Stato e’ inadeguato alle tendenze internazionali, non e’ stato ancora trovato «un organismo in grado di sostituirlo in quanto entita’ organica meglio rispondente ai grandi mutamenti planetari».
E, per la verita’, trent’anni dopo questo organismo non e’ ancora stato trovato.

Info:
https://www.europeanaffairs.it/bookreporter/2024/09/25/geopolitica-un-viaggio-nel-cuore-dei-conflitti-globali-con-aldo-giannuli/
https://www.startmag.it/mondo/come-e-nata-la-geopolitica/

https://www.reportdifesa.it/editoria-il-nuovo-libro-di-aldo-giannuli-ponte-alle-grazie-analizza-la-geopolitica-nel-mondo-di-oggi/
https://osservatorioglobalizzazione.it/osservatorio/maddaluno-geopolitica/