Europa/Tocci

Fuori dal tunnel. Come l’Europa puo’ suoerare la grande crisi – Nathalie Tocci – Solferino (2023)


L’Europa, e in particolare l’Unione europea, giocheranno probabilmente un ruolo fondamentalmente diverso nell’odierna competizione globale rispetto a quanto visto durante la Guerra fredda.
Nel XX secolo, l’Europa rappresentava per gli Stati Uniti e per l’Urss un’importante fetta della torta da spartirsi, tanto che la Guerra fredda inizio’ appunto in Europa, quando il nostro continente venne diviso in due parti alla fine della Seconda guerra mondiale.
L’odierna rivalita’ strategica tra Stati Uniti e Cina si svolge invece principalmente in ambito economico e tecnologico, piu’ che territoriale. In questo contesto l’Ue non e’ piu’ sul tavolo, ma ha piuttosto un posto a tavola, una tavola economica e tecnologica alla quale si giochera’ alternando di volta in volta rivalita’, competizione e cooperazione.
A questo gioco globale, un’Europa alla ricerca di sicurezza e transizione dovra’ rafforzare la propria autonomia e affrontare scelte difficili che riguardano i rapporti transatlantici e le relazioni con Pechino.

Info:
https://elastica.eu/speakers/nathalie-tocci/
https://www.pandorarivista.it/event_listing/l-europa-nella-crisi-conflitti-energia-sicurezza-con-donato-bendicenti-e-nathalie-tocci/

Societa’/Stigkitz

La strada per la libertà. L’economia e la societa’ giusta – Joseph E. Stiglitz – Einaudi (2024)


Il pensiero che le persone possano essere acquistate e vendute o date a noleggio come una proprieta’ qualsiasi e’ intollerabile.
Eppure, quando giunse il momento di porre fine alla schiavitu’ nella maggior parte dei Paesi, erano gli schiavisti a essere indennizzati per la perdita dei diritti di proprieta’, non le persone in precedenza ridotte in schiavitu’.
Il fatto che qualcuno volesse indennizzare le persone che avevano sottratto il frutto del lavoro altrui, per non parlare della loro liberta’, rafforza la conclusione che la proprieta’ e’ un costrutto sociale […]
Possedere il brevetto di un medicinale salvavita mi da’ o mi dovrebbe dare il diritto di farlo pagare quanto voglio?
Gli Stati Uniti e l’Europa danno risposte differenti. Negli Stati Uniti, se il mio potere monopolistico e’ acquisito in maniera legittima, posso imporre qualsiasi prezzo io desideri. In Europa, gli abusi di posizione dominante non sono consentiti.
E’ un’altra dimostrazione del fatto che i mercati vengono definiti dalle regole imposte. In questo caso, credo sia chiaro quale sistema e’ migliore, ma e’ chiaro anche perche’ gli Stati Uniti hanno adottato il proprio.
Non perche’ dia risultati migliori. Ma perche’ in America i potenti, e in particolare le principali case farmaceutiche, hanno maggior peso nel fissare le regole.
Osservando le cose con gli occhi di qualcuno abituato alle norme europee, gli enormi extraprofitti delle case farmaceutiche americane che sfruttano il proprio potere monopolistico non hanno legittimita’ morale […]
Le regole determinano sia il funzionamento dell’economia sia la distribuzione del reddito che ne emerge […]
Ci sono molti possibili insiemi di regole e percio’ ci sono molte possibili distribuzioni di reddito in un mercato concorrenziale. Nessuno dipende dalla legge naturale e neppure dalle leggi naturali del pensiero economico, ma piuttosto dalle leggi create all’interno del nostro ordinamento politico tramite un procedimento politico a cui danno forma persone dotate di potere politico.
E’ questo il punto. Non possiamo scindere l’attuale distribuzione del reddito e della ricchezza dalla distribuzione attuale e storica del potere. Chi ha il potere tipicamente, anche se non sempre, cerca di perpetuarlo. Anche se possono appellarsi a idee di equita’ e giustizia mentre modellano le regole economiche e politiche, i potenti possono naturalmente, involontariamente o attivamente piegare quelle regole a favore dei loro interessi.

Geoeconomia/Armao

Capitalismo di sangue – Fabio Armao – Laterza (2024)

I paesi europei – che hanno rivendicato un diritto sovrano a dominare il mondo per secoli fino al Novecento inoltrato – non si puo’ dire che si siano sprecati a fare ammenda dei loro gravissimi peccati storici: dal colonialismo all’imperialismo, con gli annessi dello sterminio di intere comunita’ di nativi e dell’organizzazione del commercio e dello sfruttamento degli schiavi.
Certo, in questi ultimi anni, qualche flebile e occasionale voce ha cominciato a levarsi all’interno di alcuni parlamenti e governi. Niente a che vedere, pero’, con un autentico e condiviso processo collettivo di riparazione – se non altro, qualcosa di altrettanto significativo della Commissione per la verita’ e la riconciliazione istituita dal presidente Nelson Mandela, una delle vittime del regime, nel Sudafrica del post-apartheid.
A un autentico autodafe’, poi, dovrebbero sottoporsi le democrazie novecentesche in senso stretto: per le troppe guerre combattute nel tentativo di arginare il comunismo o di esportare i propri valori, cosi’ come per il sostegno garantito a dittature sanguinose in Africa, Asia e America latina, sulla base di considerazioni (a dir poco avventate) di realpolitik; per non parlare delle tante promesse non mantenute nei confronti dei propri stessi cittadini su equita’, giustizia, diritti. 

Europa/Piketty

Il socialismo del futuro – Thomas Piketty – Baldini+Castoldi (2024)


Per il problema del dumping fiscale e dei tassi minimi d’imposta sui profitti delle societa’, si tratterebbe evidentemente di un cambiamento totale di paradigma, per un’Europa che e’ stata concepita come una zona di libero scambio senza un comune regolamento fiscale.
Il cambiamento e’ comunque indispensabile: che senso ha accordarsi su una base comune d’imposta (l’unico cantiere sul quale l’Europa si trova finora in posizione avanzata) se ciascun Paese puo’ poi fissare un tasso quasi nullo e attrarre cosi’ tutti i consigli d’impresa?
Sulla globalizzazione e’ venuto il momento di cambiare radicalmente la narrazione politica: il commercio e’ una buona cosa, ma lo sviluppo duraturo ed equo esige anche pubblici servizi, infrastrutture, sistemi scolastici e sanitari; i quali, a loro volta, esigono imposte eque.

Info:
https://www.linkiesta.it/2023/05/thomas-piketty-ezra-klein-socialismo-partecipativo/
https://riccardosorrentino.blog.ilsole24ore.com/2021/08/27/piketty-un-sovranista-illiberale-sinistra/?refresh_ce=1

https://www.pandorarivista.it/articoli/capitale-e-ideologia-di-thomas-piketty/ 
https://www.micromega.net/piketty-stiglitz-capitalismo-socialismo
https://www.rivistailmulino.it/a/un-futuro-per-la-socialdemocrazia

https://lespresso.it/c/idee/2020/11/1/piketty-per-salvare-il-futuro-diamo-a-tutti-i-giovani-uneredita-di-cittadinanza/45519

Stato/Salmon

La politica nell’era dello storytelling – Christian Salmon – Fazi (2014)


Nel corso degli ultimi trent’anni, la condizione politica e’ stata profondamente rimaneggiata sotto l’effetto della rivoluzione neoliberista attuata all’inizio degli anni Ottanta dai governi di Ronald Reagan negli Stati Uniti e di Margaret Thatcher nel Regno Unito, che hanno progettato la fine dello Stato sociale e l’abbandono delle politiche keynesiane che avevano ispirato l’operato di tutti i governi occidentali dal dopoguerra in poi.
A partire dagli anni Novanta la rivoluzione neoliberista, che ha messo in atto un programma di ‘deperimento’ dello Stato, e’ stata raggiunta e sostenuta dalla rivoluzione digitale, dalla TV via cavo e dallo sviluppo di Internet, che hanno sconvolto le condizioni sociali e tecniche della comunicazione politica […]
Questa condizione e’ caratterizzata da una crisi generale di fiducia e di rappresentazione; la crisi del debito non ne e’ che un aspetto che ne vela numerosi altri: crisi della sovranita’ dello Stato, crisi della parola dello Stato, crisi della sigla dello Stato…
Questa crisi si manifesta ovunque nelle democrazie occidentali, ma e’ rafforzata in Europa da quella che si ha l’abitudine di chiamare ‘costruzione’ europea, che e’ sempre piu’ imparentata a una ‘decostruzione’ della sovranita’ statale […]
La sovranita’ riposa su una doppia realta’: il potere e un dispositivo di rappresentazione, una potenza d’agire, di essere efficace, e un certo simbolismo dello Stato.
E’ questa doppia realta’ che la costruzione europea ha dislocato.
La coppia costituita dal potere e dal suo dispositivo di rappresentazione si e’ spezzata in due: da un lato, una burocrazia anonima (insediatasi in lontananza, a Bruxelles o a Strasburgo, all’interno di architetture complesse), dall’altro uomini politici disarmati, un re nudo.
Da un lato, decisioni senza volto; dall’altro, volti impotenti.
Da un lato un’azione senza rappresentazione percepita come non democratica; dall’altro, una rappresentazione senza potere.
Il risultato di questo dislocamento: l’azione e’ percepita come illegittima e la parola ha perso ogni credibilita’.

Info:
https://www.repubblica.it/cultura/2014/11/24/news/christian_salmon_la_politica_prigioniera_dei_racconti_dei_suoi_leader-101287976/
https://www.ilfattoquotidiano.it/2015/02/16/politica-nellera-storytelling-renzi-linterprete-vecchia-destra-neo-liberale/1398969/

Europa/Tocci

La grande incertezza. Navigare le contraddizioni del disordine globale – Nathalie Tocci – Mondadori (2024)

Nell’eta’ dell’insicurezza, l’Europa non puo’ fare a meno di un bilancio comune adeguato per affrontare le sfide epocali in corso.
Il modello economico europeo che si basava sulla dipendenza dagli Stati Uniti per la difesa, dalla Russia per l’energia e dalla Cina per l’industria e’ a soqquadro. Questo significa da un lato ridurre drammaticamente le attuali voci di spesa del bilancio comunitario che riflettono un’era passata: oggi il 30 per cento del bilancio europeo e’ destinato all’agricoltura, un’aberrazione se si pensa alle priorita’ del XXI secolo.
Dall’altro, significa fare un balzo in avanti nell’integrazione europea verso un’unione fiscale, necessaria per assicurare gli investimenti nei beni pubblici europei, come la difesa, il clima e l’energia, la salute pubblica e la tecnologia.
Ma per renderla possibile serve che paesi reticenti come la Germania gettino il cuore oltre l’ostacolo, rendendo programmi quali Next Generation EU strutturali, ma anche che paesi come l’Italia dimostrino serieta’ nel perseguire le riforme necessarie per rimettere i conti pubblici in ordine.
D’altronde non si puo’ pretendere che la Germania paghi di piu’ se l’Italia, che ne beneficerebbe, non dimostra responsabilita’ ed efficienza nella spesa pubblica.
Detto questo, non tutto si riduce alla spesa pubblica.
L’aumento della produzione industriale europea richiede in primo luogo investimenti privati, che fioriscono quando sono presenti altre condizioni essenziali.
Sono fondamentali l’ammodernamento delle infrastrutture, la semplificazione burocratica, la formazione professionale e un sistema di immigrazione che possa compensare il declino demografico del continente e attrarre manodopera ed eccellenze globali.

Info:
https://formiche.net/2024/10/grande-incertezza-libro-nathalie-tocci/#content

Economia di mercato/Balzano

Il salario minimo non vi salverà – Savino Balzano – Fazi 2024

Se siamo nelle condizioni in cui siamo e’ colpa principalmente delle politiche economiche forzate dall’Unione Europea.
Per la verita’ l’Unione non agisce da sola, ingenti piani di finanziamenti condizionati spingono con forza nella medesima direzione e la concessione dei crediti e’ quasi sempre vincolata a riforme neoliberiste molto simili a quelle imposte dalle istituzioni comunitarie.
In tal senso opera ad esempio il Fondo Monetario Internazionale, ma anche la Banca Mondiale. Pure l’OCSE ha nel tempo supportato determinate trasformazioni, penso ad esempio alla sua intensa azione di moral suasion in favore della flessibilizzazione del mercato del lavoro.
Sotto il peso di tali politiche il risultato e’ uno e inevitabile: il paese avvizzisce e con esso il gettito fiscale; sotto il peso dell’austerita’ come nuovo contratto asociale imposto ai popoli, il debito pubblico tendera’ ad aumentare (a dispetto della narrazione che racconta che i tagli servano a ridurlo) e il tutto a corroborare retoricamente gli argomenti a sostegno di ulteriore rigore e di ulteriori strette alla spesa pubblica.
E cosi’ via, si va avanti senza fine, tranne che per brevissimi momenti, piccoli interventi nelle parentesi “emergenziali”, utili semplicemente a evitare che il sistema collassi su se stesso e che i moltissimi poveri diventino tanto poveri da mettere a repentaglio la serenita’ dei pochi ricchi.

Info:
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2024/05/balzano-il-giornale.pdf?
https://www.ildiariodellavoro.it/il-salario-minimo-non-vi-salvera-di-savino-balzano-fazi-editore/

Societa’/Wagenknecht

Contro la sinistra neoliberale – Sahra Wagenknecht – Fazi (2022)

Il liberalismo di sinistra non e’ solo una narrazione culturale, ma nei suoi messaggi manifesta anche la massima adesione al liberismo economico, allo smantellamento dello Stato sociale e alla globalizzazione, pur dando a tale impostazione politica un sound progressista.
Il liberalismo di sinistra, dunque, viene non a torto identificato con una politica che, per molti, ha effetti socioeconomici manifestamente sfavorevoli.
La destra, opponendosi al liberalismo di sinistra, parla proprio a questi svantaggiati, non solo a livello culturale, ma anche sul piano degli interessi materiali. Ecco perche’ i voti dati alle destre, che pure portano avanti, nel complesso, programmi ispirati al liberismo economico, non sono cosi’ irrazionali come potrebbero sembrare a prima vista.
Cio’, naturalmente, non significa che abbiamo bisogno dei partiti di destra per risolvere i problemi derivanti dalla globalizzazione o dalle migrazioni, ma che, se tutti gli altri partiti si rifiutano anche solo di ammettere l’esistenza del problema, la destra va a riempire una falla che molti percepiscono come un immenso vuoto all’interno del sistema politico […]
Anche l’Unione Europea di oggi, infatti, e’ un progetto elitario, sostenuto soprattutto dalle classi elevate e dal ceto medio dei laureati, insomma dalle classi che traggono maggiore profitto dai trattati in vigore.
Gli operai, i lavoratori a basso reddito, ma anche i piccoli imprenditori, percepiscono invece molte delle regole dell’Unione Europea come in contrasto con i propri interessi. Vale la pena notare, in questo ambito, come non solo nel caso della votazione sull’uscita del Regno Unito dall’Unione, ma in tutti i referendum sui trattati europei, la maggioranza dei voti a favore dell’Unione veniva dalle classi privilegiate, mentre i voti contrari giungevano in prevalenza dagli strati sociali piu’ svantaggiati.

Info:
https://www.lafionda.org/2022/06/15/recensione-di-contro-la-sinistra-neoliberale-di-sahra-wagenknecht/
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/05/wagenknecht-lespresso.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/06/wagenknecht-domenica-il-sole-24-ore.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/07/wagenknecht-il-fatto-quotidiano.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/11/wagenknecht-lindice-dei-libri-del-mese.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/07/wagenknecht-avvenire.pdf
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-recensione_di_contro_la_sinistra_neoliberale_di_sahra_wagenknecht/39329_46608/
https://www.sinistrainrete.info/sinistra-radicale/27587-danilo-ruggieri-la-sinistra-alla-moda.html

Populismo/ISPI

L’Europa nell’età dell’insicurezza. Le sfide di un continente fragile – ISPI – Mondadori (2024)


La percezione di insicurezza generata dall’immigrazione non e’ totalmente priva di ragioni.
Al netto dei pregiudizi, vi sono alcuni motivi per i quali alti flussi immigratori, soprattutto se irregolari o non affiancati da buone politiche pubbliche d’integrazione dei neoarrivati nella forza lavoro e piu’ in generale nella societa’ ospitante, possano generare sentimenti di insicurezza crescente.
E’ per esempio vero che una persona straniera tendera’ in media a essere piu’ povera di una nativa. Nell’Unione europea, per esempio, uno straniero non comunitario ha un reddito medio netto di circa 15.000 euro, del 21 per cento piu’ basso rispetto a un cittadino europeo […]
Inoltre, anche se non c’e’ ragione di pensare che un afflusso di manodopera straniera possa «rubare il lavoro» a un nativo (la massima parte delle ricerche trova effetti nulli o addirittura positivi), questa percezione e’ diffusa e radicata nella popolazione generale sia negli Stati Uniti sia in Europa […]
C’e’ infine una netta correlazione fra stranieri e criminalita’ che ha spiegazioni immediate e semplici, ma che per la sua evidenza presta il fianco a facili strumentalizzazioni. In Italia, per esempio, a fronte di una popolazione straniera di circa il 9 per cento sul totale della popolazione, le denunce e gli arresti degli stranieri nel 2022 erano il 34 per cento del totale […]
Malgrado l’aumento del numero degli stranieri nel corso del tempo, gran parte delle societa’ occidentali negli ultimi decenni sono diventate piu’ sicure, non piu’ violente. Tra il 2008 e il 2021, per esempio, in Italia il numero di stranieri residenti e’ aumentato del 67 per cento, da 3 a 5 milioni. Nello stesso periodo il numero di furti denunciati e’ diminuito del 43 per cento, quello delle rapine del 65, quello degli omicidi volontari del 51.

 

Europa/Tocci

La grande incertezza. Navigare le contraddizioni del disordine globale – Nathalie Tocci – Mondadori (2024)


Ci sono poi motivi specifici per il disprezzo dell’integrazione europea.
Effettivamente la Ue e’ un costrutto intrinsecamente liberale. Nonostante il progetto europeo nascesse negli anni Cinquanta, l’Europa che conosciamo e’ quella dagli anni Ottanta in poi, ossia l’Europa del mercato unico, dell’euro e di Schengen, un periodo storico caratterizzato, come abbiamo visto, da un neoliberismo spinto.
E’ un’Europa che ha creato la moneta unica ma stenta a compiere il passo successivo verso un’unione fiscale, un’Europa in cui ha regnato il dio della concorrenza interna, ma che per decenni non si e’ occupata con la stessa alacrita’ e dedizione della crescente competizione internazionale, a partire da quella cinese.
E’ un Europa in cui sono state aperte le frontiere interne prima di sciogliere i nodi riguardo alla gestione di quella esterna. Quindi, quando si abbatterono sull’Europa la crisi finanziaria e la recessione, non solo l’Unione non era attrezzata per affrontarle, ma le sue istituzioni e molti dei suoi Stati membri, i cosiddetti «frugali», percorsero la via opposta a quella intrapresa da Washington con Barack Obama.
Mentre gli Usa perseguirono immediatamente e aggressivamente una politica monetaria anticiclica, gli europei lo fecero solo molto dopo, ossia con l’arrivo di Mario Draghi alla guida della Banca centrale europea nel 2011. Dal punto di vista fiscale, Washington fu meno espansiva, iniettando solo circa 1 miliardo nell’economia statunitense nel 2009, ma gli Stati dell’eurozona fecero addirittura il contrario, perseguendo l’austerita’.
Non a caso, negli Stati Uniti la crisi passo’ a partire dal 2009, mentre in Europa si trascino’ per anni. La Bce non poteva stampare moneta facilmente come faceva la Federal Reserve (il cui dollaro e’ la principale valuta globale) e l’Unione europea non disponeva di una capacita’ fiscale per introdurre misure anticicliche nell’economia europea. Inoltre, l’ideologia ordoliberale era diffusa in Europa.
Affrontare la crisi diversamente richiedeva un cambio di paradigma che gli europei non riuscirono a compiere per tempo. Alla fine si fece il minimo sindacale per evitare il crollo dell’euro, avviando i primi passi verso un’unione bancaria, e quando Draghi da governatore della Bce dichiaro’ che avrebbe fatto «whatever it takes» per salvare l’euro, i mercati si calmarono.
La casa comune europea rimase in piedi, ma ne usci’ devastata economicamente, socialmente e, appunto, politicamente.
Di conseguenza, l’euroscetticismo negli anni della crisi dell’eurozona schizzo’ alle stelle.

Info:
https://formiche.net/2024/10/grande-incertezza-libro-nathalie-tocci/#content