Economia di mercato/Banti

Alberto Mario Banti – La democrazia dei followers. Neoliberismo e cultura di massa – Laterza (2020)

In breve, le politiche neoliberiste poggiano su quattro mosse fondamentali:
a) una drastica riduzione della pressione fiscale, soprattutto sui redditi molto alti: in questo modo si pensa che la piu’ ampia disponibilita’ di risorse possa stimolare gli animal spirits dei grandi investitori e degli imprenditori, sollecitando l’adozione di soluzioni tecnologicamente innovative; per questo si pensa anche che le risorse date ai ricchi possano indirettamente beneficiare anche il resto della popolazione;
b) questa netta riduzione della pressione fiscale comporta un piu’ magro bilancio a disposizione dei governi; ne deriva un taglio progressivo e in qualche caso molto pesante della spesa pubblica, che non risparmia settori chiave della vita collettiva (dal sistema sanitario a quello educativo, a quello assistenziale, alle infrastrutture e comunicazioni);
c) a tutto cio’ si collega un culto mistico del «mercato autoregolato» in nome del quale si realizzano ampi piani di privatizzazioni: le aziende possedute dallo Stato vengono messe sul mercato e vendute al miglior offerente, e non importa che siano aziende da ristrutturare o che siano aziende promettenti dal punto di vista delle performance economiche; giacche’ il principio e’ che un operatore privato (persona fisica o corporation che sia) e’ un attore economico piu’ razionale ed efficiente di qualunque agenzia che appartenga allo Stato, inesorabilmente dipendente da logiche politiche estranee alla piu’ pura razionalita’ economica;
d) infine, sempre in nome dello stesso principio, si procede con la «deregulation», ovvero l’attenuazione dei limiti e dei controlli che lo Stato esercita sulle attivita’ produttive: una decisione che ha comportato – tra le altre cose – un monitoraggio meno severo sulle condizioni effettive in cui i lavoratori svolgono le loro attivita’; e un monitoraggio ancor meno severo sui processi di inquinamento, i quali hanno contribuito all’accelerazione di imponenti cambiamenti climatici che, alla lunga, potrebbero avere conseguenze disastrose per la stessa sopravvivenza della specie umana.
Lo sviluppo delle politiche neoliberiste ha coinciso e si e’ intrecciato con il pieno dispiegamento della globalizzazione nelle sue plurime declinazioni.

Info:
https://www.editorialedomani.it/idee/commenti/la-fragile-democrazia-dei-follower-il-like-al-posto-del-voto-atxsrm5k
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/banti-5.pdf
https://www.letture.org/la-democrazia-dei-followers-neoliberismo-e-cultura-di-massa-alberto-mario-banti
https://www.pandorarivista.it/articoli/la-democrazia-dei-followers-di-alberto-mario-banti/
https://www.lacittafutura.it/recensioni/la-democrazia-dei-followers

Economia di mercato/Mazzucato

Mariana Mazzucato, Rosie Collington – Il grande imbroglio – Laterza (2023)

Per affrontare le grandi sfide di oggi, ovviamente, e’ indispensabile che i governi collaborino con le imprese private, ma se vogliono farlo in modo efficace le organizzazioni del settore pubblico devono avere la capacita’ di interpretare il contesto in cui operano, di decidere con chi e’ meglio collaborare e di gestire i contratti necessari.
Tutto cio’ e’ possibile solo se si dispone di risorse e capacita’ interne dinamiche.
Gia’ negli anni Sessanta, ai tempi del programma Apollo, il responsabile delle forniture della Nasa, Ernest Brackett, avvertiva che l’agenzia avrebbe perso la sua capacita’ intellettuale se avesse continuato a esternalizzare; sarebbe stata alla merce’ di quei fornitori «che sanno presentarsi molto bene attraverso i depliant», tanto da non essere piu’ in grado di sapere con chi lavorare o come redigere un capitolato.
Le organizzazioni del settore pubblico, in tutto il mondo, sono diventate preda delle grandi societa’ di consulenza, perdendo non soltanto le capacita’, ma anche il senso del loro scopo pubblico e della loro direzione, vittime della convinzione che il meglio che possano fare e’ aggiustare i mercati e distribuire, con scarsa trasparenza, appalti enormi per entita’ e per estensione.

Info:
https://www.officinadeisaperi.it/agora/dizionario-per-la-sinistra/governi-infantili-il-grande-imbroglio-da-il-fatto/
https://www.repubblica.it/cultura/2023/11/09/news/mariana_mazzucato_libro_grande_imbroglio-419897163/
https://www.infoimpresa.info/societa-di-consulenza-un-inganno-che-minaccia-i-governi/
https://www.cityrumors.it/politica/mazzucato-i-governi-si-sono-infantilizzati-affidando-tutto-a-societa-di-consulenza.html

Capitalismo/Wagenknecht

Sahra Wagenknecht – Contro la sinistra neoliberale – Fazi (2022)

L’entrata a gamba tesa contro i provider cinesi viene motivata solitamente col fatto che lo Stato cinese, tramite l’accesso alla nostra sfera privata, arriverebbe a incidere sulla nostra economia e in ultima analisi perfino sull’ambito politico. Non fa una piega.
Ugualmente, pero’, la stessa identica motivazione si puo’ addurre se non vogliamo lasciare il controllo della nostra economia e della nostra comunicazione digitale nelle mani delle multinazionali digitali statunitensi, sulla cui stretta cooperazione con lo Stato americano e i suoi servizi segreti non esiste sicuramente piu’ alcun dubbio almeno dal 2013, quando l’insider Edward Snowden rese di dominio pubblico tutto cio’ che sapeva[…]
Del resto, anche gli americani che ficcano il naso nei dati non sono geni che lavorano da soli in un garage, come amiamo sentirci dire, ma al pari dei provider cinesi devono la loro esistenza a sovvenzioni statali miliardarie.
Il Pentagono aveva intuito per tempo l’importanza militare e geostrategica delle tecnologie digitali e quindi vi aveva investito molti soldi. Anche i servizi segreti vi avevano fiutato, gia’ negli anni Novanta, una nuova miniera d’oro per le informazioni che valeva assolutamente la pena sfruttare […]
Ovviamente, da quell’epoca i cinque piu’ grandi gruppi del settore digitale si sono emancipati dai foraggiamenti statali. Ma cio’ di cui hanno bisogno come l’aria e’ che il sistema politico tolleri il loro modello di business, che nel suo accesso disinvolto alla sfera privata dei cittadini va contro le piu’ elementari liberta’ fondamentali e contraddice chiaramente anche la Costituzione statunitense. Facendo partecipare lo Stato americano con i suoi servizi a cio’ che vengono a sapere attraverso le attivita’ di sorveglianza, si comprano il benestare dei politici, svincolandosi al contempo da qualsiasi regolamentazione giuridica […]
Da quando fu varato il Cloud Act, nel marzo del 2018, le autorita’ statunitensi che sono interessate a tutti i dati su persone e imprese, sia nel territorio nazionale sia all’estero, possono pretenderne dai fornitori di cloud americani la pubblicazione anche in maniera del tutto ufficiale. I diretti interessati non ne sanno nulla.
Dunque non dovrebbe preoccuparci il fatto che i dati su tutti i dettagli della nostra vita privata e della nostra economia sono su server di aziende private, anziche’ nei dossier di uno Stato totalitario. Basta soltanto il fatto che siano raccolti e archiviati a spalancare tutte le porte a un loro uso deviato e distorto […]
Gli orologi da fitness, ad esempio, potrebbero funzionare per noi esattamente con lo stesso valore d’uso se fossero acquistati insieme a un software da installare su un apparecchio di nostra scelta capace di analizzare i dati dell’orologio senza collegarsi a internet. Purtroppo non esiste nulla del genere, in quanto non tornerebbe utile per chi vuole ficcare il naso nei dati. E guardarci dentro non interessa soltanto a chi vende quell’apparecchio, ma come sempre anche a Google, Apple o Microsoft, che con la massima naturalezza accedono a tutti i dati e archiviano tutto ciò che gira sui loro sistemi operativi.
Ogni passo ulteriore della digitalizzazione, dunque, nelle attuali condizioni ci rende un po’ piu’ trasparenti, finche’ prima o poi perderemo l’ultimo angolino della nostra privacy e intimita’.

Info:
https://www.lafionda.org/2022/06/15/recensione-di-contro-la-sinistra-neoliberale-di-sahra-wagenknecht/
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/05/wagenknecht-lespresso.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/06/wagenknecht-domenica-il-sole-24-ore.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/07/wagenknecht-il-fatto-quotidiano.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/11/wagenknecht-lindice-dei-libri-del-mese.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/07/wagenknecht-avvenire.pdf
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-recensione_di_contro_la_sinistra_neoliberale_di_sahra_wagenknecht/39329_46608/

Capitalismo/Fraser

Nancy Fraser – Capitalismo cannibale. Come il sistema sta divorando la democrazia, il nostro senso di comunita’ e il pianeta – Nancy Fraser – Laterza (2023)

Attualmente ci troviamo di fronte a una crisi della democrazia. Questo e’ indubbio.
Meno riconosciuto, tuttavia, e’ che questa crisi non e’ un fenomeno isolato e che le sue cause non risiedono esclusivamente nella dimensione politica […]
Legata a processi che trascendono il campo della politica, la crisi democratica puo’ essere colta solo da una prospettiva critica sulla totalita’ sociale.
Che cos’e’ esattamente questa totalita’ sociale?
Molti acuti osservatori la identificano con il neoliberismo, e non senza ragione. E’ vero, come sostiene Colin Crouch, che i governi democratici sono ormai sopraffatti, se non completamente controllati, da aziende oligopolistiche di portata globale, ultimamente liberate dal controllo pubblico. E’ vero anche, come afferma Wolfgang Streeck, che il declino della democrazia nel Nord globale coincide con una rivolta fiscale coordinata del capitale societario e con l’insediamento dei mercati finanziari globali come nuovi sovrani a cui i governi eletti devono obbedire.

Info:
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/fraser_rep.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/fraser_lalettura.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/fraser_corsera.pdf
https://jacobinitalia.it/#facebook
https://jacobinitalia.it/il-capitalismo-cannibale/

Economia di mercato/Undiemi

Lidia Undiemi – Il ricatto dei mercati. Difendere la democrazia, l’economia reale e il lavoro dall’assalto della finanza internazionale – Ponte alle Grazie (2014)

Le varie funzioni dell’impresa multinazionale verranno svolte nelle localita’ che consentono specifici vantaggi.
La funzione finanziaria, per esempio, verra’ svolta in un Paese che propone una normativa agevolata sugli aspetti finanziari connessi agli interessi della holding; la funzione «marketing e pubblicita’» sara’ affidata a un’altra societa’ controllata in una nazione diversa; le lavorazioni del prodotto verranno delocalizzate nei paesi che dispongono della manodopera al minor costo.
Tale fenomeno ha delle implicazioni economiche enormi: una quantita’ indefinita di scambi commerciali sono realizzati nell’ambito della stessa impresa e non, come ci si aspetterebbe, fra imprese differenti, dunque concorrenti. Venditore e compratore vengono molto spesso a coincidere, rendendo di fatto lo scambio una finzione economica.
L’illusoria concorrenza sarebbe in realta’ espressione di un mercato sostanzialmente oligopolistico.
La frammentazione «legale» e il trasferimento di quote rilevanti del rischio d’impresa a societa’ prive di una vera organizzazione imprenditoriale si traduce nella deresponsabilizzazione degli investitori internazionali, i quali, grazie al sostegno della finanza creativa, riescono a cartolarizzare le diverse parti dell’impresa. Alcune societa’ diventano veri e propri bacini di debiti, di responsabilita’ e di costi che la grande impresa riversa a cascata sui lavoratori. L’ampia diffusione di societa’ controllate e partecipate si traduce dunque in un moltiplicatore di instabilita’ finanziaria […]
Il capitale internazionale persegue degli interessi che vanno molto al di la’ dello stato di salute dell’economia delle singole nazioni a cui affida qualche anello della catena di produzione e di distribuzione globale.
Tuttavia, il mantenimento di un certo livello di domanda effettiva di beni e servizi e’ cio’ che consente alla globalizzazione finanziaria di restare in piedi. Fin quando i mercati finanziari garantiranno con le loro alchimie una certa quota di reddito alle famiglie dei paesi ricchi, e quindi consumatori, il deterioramento dell’economia dei rispettivi territori verra’ efficacemente celato.

Info:
https://www.antimafiaduemila.com/libri/economia/930-il-ricatto-dei-mercati.html
https://www.ilfattoquotidiano.it/2014/10/20/libri-lidia-undiemi-vi-racconto-il-ricatto-dei-mercati-e-quello-sulleuro/303203/
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-spread_intervista_a_lidia_undiemi_autrice_del_libro_profetico_il_ricatto_dei_mercati/5496_24172/

Stato/Magatti

Chiara Giaccardi; Mauro, Magatti – Supersocieta’. Ha ancora senso scommettere sulla liberta’ – il Mulino (2022)

Le questioni da affrontare sono tali e tante che il mercato da solo non puo’ farcela a governare la supersocieta’.
Il ritorno dello Stato, effetto degli shock globali, e’ un dato di fatto.
D’altro canto, le grandi societa’ private – a cominciare da Facebook, Google o Amazon – sono sistemi talmente complessi, potenti e autonomi da assomigliare sempre piu’ a superstati transnazionali.
Si aggiunga che la digitalizzazione rende possibile l’accumulo e il trattamento di una quantita’ di dati tale da permettere di conoscere, monitorare e «pianificare» il comportamento di ogni singolo attore economico, sia esso impresa o consumatore.
E d’altra parte, la sostenibilita’ e’ un ulteriore elemento che spinge nella direzione di una centralizzazione dei processi decisionali, tenuto conto della complessita’ delle questioni da affrontare e della dimensione degli investimenti da mobilitare.
In sostanza oggi – nel post-Covid, al tempo della supersocieta’, nel quadro di un nuovo scenario mondiale che vede i Paesi del Sud-Est asiatico diventare protagonisti a livello mondiale –, la modernita’ si trova di fronte a una nuova biforcazione: […]
quali modelli istituzionali prevarranno, le democrazie o le autocrazie?
Quale cultura sara’ in grado di sostenere lo sviluppo economico?
Quale spirito potra’ essere alla base del nuovo ciclo di crescita che gia’ si annuncia?
Nella supersocieta’, la partita tra democrazia e autocrazia e’, di nuovo, ancora tutta da giocare.

Info:
https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/siamo-entrati-nella-supersociet-diventeremo-stupidi-o-pi-liberi
https://www.bioeticanews.it/il-libro-supersocieta-di-c-giaccardi-e-m-magatti/
https://www.pandorarivista.it/pandora-piu/liberta-nella-supersocieta/
https://www.c3dem.it/supersocieta-un-libro-di-magatti-e-giaccardi/
https://www.recensionedilibri.it/2022/06/16/giaccardi-magatti-supersocieta-ha-ancora-senso-scommettere-sulla-liberta/
https://ildomaniditalia.eu/la-super-societa-e-la-scommessa-sulla-liberta-in-un-saggio-di-chiara-giaccardi-e-mauro-magatti-recensione-sullosservatore-romano/

Economia di mercato/Wagenknecht

Sahra Wagenknecht – Contro la sinistra neoliberale – Fazi (2022)

La globalizzazione degli ultimi decenni non e’ stata un motore per incrementare il benessere, bensi’ la disuguaglianza.
Ha rafforzato il potere delle multinazionali globali in modo da lasciare ai piccoli fornitori locali sempre le carte peggiori e da rendere quasi impossibile un’organizzazione democratica della nostra societa’.
Ha incrementato la ricchezza di una minoranza di individui nei paesi industrializzati, lasciando ai lavoratori con titoli di studio intermedio e al classico ceto medio una massa di svantaggi, sotto forma di posti di lavoro distrutti, condizioni di concorrenza peggiorate e calo dei redditi, che superano di gran lunga il vantaggio del calo dei prezzi per i beni di consumo di massa.
Ma la globalizzazione non guasta soltanto il nostro benessere e la nostra democrazia: si rivela disastrosa anche per motivi legati all’ecologia.
Le reti di creazione del valore ramificate in tutto il mondo, che spesso permettono di trasportare su e giu’ per il pianeta per decine di migliaia di chilometri dei beni durante il loro processo di produzione, si reggono soltanto perche’ in questo modo vengono aggirati gli standard normativi e si risparmia sui costi del lavoro.
Ma se si considerano questi tragitti infiniti sotto l’aspetto della sostenibilita’ ambientale, si rivelano uno spreco di risorse e la fonte dell’emissione di quantita’ colossali di gas a effetto serra, a cui potremmo rinunciare senza alcuna difficolta’. Il diesel che serve a far marciare le enormi navi container sulle rotte che costituiscono l’arteria vitale della globalizzazione e’ forse il combustibile fossile che inquina di piu’ tra tutti quelli attualmente in uso. Per questo una deglobalizzazione e una ri-regionalizzazione della nostra economia sarebbe un passo giusto e assolutamente necessario per migliorare il clima e l’ambiente.

Info:
https://www.lafionda.org/2022/06/15/recensione-di-contro-la-sinistra-neoliberale-di-sahra-wagenknecht/
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/05/wagenknecht-lespresso.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/06/wagenknecht-domenica-il-sole-24-ore.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/07/wagenknecht-il-fatto-quotidiano.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/11/wagenknecht-lindice-dei-libri-del-mese.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/07/wagenknecht-avvenire.pdf
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-recensione_di_contro_la_sinistra_neoliberale_di_sahra_wagenknecht/39329_46608/

Economia di mercato/Undiemi

Lidia Undiemi – Il ricatto dei mercati. Difendere la democrazia, l’economia reale e il lavoro dall’assalto della finanza internazionale – Ponte alle Grazie (2014)

Dopo la fase di espansione economica del secondo dopoguerra, si manifesta quella che Andre Gunder Frank definisce «economia del debito», un’economia cioe’ alimentata da un susseguirsi di recessioni sempre piu’ acute e riprese cicliche gestite con misure di stabilizzazione – smantellamento del welfare state e abbandono della spesa pubblica in primis – che vennero adottate in Occidente a prescindere dall’indirizzo politico che caratterizzava i paesi coinvolti in quel periodo storico: prima la Gran Bretagna, poi la Francia seguita da Portogallo, Spagna, Grecia e Italia; stessa cosa avvenne nei paesi dell’Est e del Sud del mondo.
Privatizzazioni, austerita’ e liberalizzazione dei mercati sono stati i tre pilastri del Washington Consensus per tutti gli anni Ottanta e Novanta […]
Le scelte politiche, e conseguentemente l’ordine giuridico che vincola gli attori sociali a rispettarle, agiscono a monte e a valle delle recessioni economiche.
Nell’economia del debito, il punto di inizio e’ rappresentato da quel dato regime economico che si e’ scelto di imporre mediante un preciso sistema di regole (politica dei tassi di interesse, politica del cambio, diritto delle imprese nazionali e multinazionali, regolamentazioni finanziarie, disciplina del mondo del lavoro, ecc.).
In questa fase, viene sostanzialmente deciso quale forma giuridica debba assumere il mercato, nel piu’ ampio contesto socio-politico di riferimento.
Al manifestarsi delle crisi, la politica e’ costretta a prendere delle decisioni di carattere macroeconomico per farvi fronte; le misure anticrisi vengono realizzate per far si’ che i meccanismi macroeconomici di aggiustamento garantiscano la tutela dei grandi capitali internazionali che alimentano l’economia del debito.
La garanzia e’ chiaramente di natura giuridica, consiste cioe’ nella predisposizione di una serie di regole e trattati internazionali mediante cui si obbliga la collettivita’ a sopportare il peso del fallimento del modello economico di riferimento.
In questa fase del ciclo economico, l’assetto istituzionale delle nazioni colpite dalla crisi subisce forti pressioni da parte delle organizzazioni internazionali che contrattano sul piano politico le richieste degli investitori esteri, cosi’ come e’ avvenuto con la caduta dell’ultimo governo Berlusconi […]
Fino a quando i capitali esteri alimentano i mercati, lo Stato gode di un certo grado di autonomia, e i programmi politici della maggioranza non incontrano limitazioni esterne significative alla loro concreta attuazione. Quando subentra la crisi, la scena politica viene dominata da strutture istituzionali oligarchiche – FMI, istituzioni finanziarie, banche centrali, ecc. – che operano in una sorta di regime di commissariamento.
Che vinca la destra o la sinistra poco importa, l’agenda neoliberista segue un preciso protocollo: assicurare ai capitali privati l’attuazione di salvataggi pubblici e piani di austerita’ a spese della collettivita’; rimodellare il tessuto sociale con una serie di riforme volte a indebolire la classe di lavoratori; privatizzare i settori strategici dell’economia nazionale.
In altri termini, questa governance globale che impatta sulle nazioni in crisi non e’ altro che una clausola di salvaguardia politica di matrice normativa, senza la quale il capitale internazionale sarebbe esposto ai propri fallimenti, che e’ esattamente quello che accadrebbe in un mercato davvero libero.

Info:
https://www.antimafiaduemila.com/libri/economia/930-il-ricatto-dei-mercati.html
https://www.ilfattoquotidiano.it/2014/10/20/libri-lidia-undiemi-vi-racconto-il-ricatto-dei-mercati-e-quello-sulleuro/303203/
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-spread_intervista_a_lidia_undiemi_autrice_del_libro_profetico_il_ricatto_dei_mercati/5496_24172/

Societa’/Reich

Robert B. Reich – Supercapitalismo. Come cambia l’economia globale e i rischi per la democrazia – Robert B. Reich – Fazi (2008)

E’ vero che a volte le preoccupazioni dei cittadini vengono messe al centro dell’agenda politica, specialmente quando i media riportano, per esempio, la toccante storia della delocalizzazione di un gran numero di posti di lavoro in Asia, o di una devastante fuoriuscita di petrolio da un oleodotto in Alaska.
Ma il potere che hanno queste storie di generare un cambiamento politico e’ limitato.
Gli elettori hanno un tempo d’attenzione alquanto limitato.
Per continuare ad attrarre i lettori e gli spettatori, i redattori e i produttori passano rapidamente al piu’ recente “scandalo della settimana”.
Gli attivisti di solito non hanno le risorse per catalizzare quell’indignazione momentanea e trasformarla in azione politica.
I grandi partiti sono troppo dipendenti dai finanziamenti delle corporation per rischiare di offendere Wall Street o un numero troppo grande di aziende.
A ogni modo, anche se lo sdegno populista permane, raramente genera una reazione nei circoli politici. Di solito viene facilmente reindirizzato contro le elite aziendali e “liberal” del paese.
Questo genere di rabbia si presta bene ai comizi di piazza, ma non e’ in grado di sostenere un movimento politico. Come conseguenza, abbiamo assistito a un progressivo calo di attenzione da parte della politica nei confronti delle questioni di giustizia o di equita’ sociale, nonostante un contemporaneo aumento delle disuguaglianze.

Info:
https://www.lastampa.it/economia/2008/07/05/news/il-supercapitalismo-1.37093927/
https://www.astrid-online.it/static/upload/protected/Reic/Reich_Gaggi_Corriere_22_6_08.pdf
https://espresso.repubblica.it/affari/2008/05/28/news/fra-supercapitalisti-e-nuovi-poveri-1.8591/
https://www.ilsecoloxix.it/mondo/2008/08/21/news/cosi-il-supercapitalismo-sta-uccidendo-la-democrazia-1.33385408

Economia di mercato/Giacomini

Gabriele Giacomini, Alex Buriani – Il governo delle piattaforme. I media digitali visti dagli italiani – Meltemi (2022)

Le protagoniste di questa fase economica e industriale non sono piu’ le vecchie compagnie automobilistiche, o quelle dell’energia, come e’ stato per molti decenni in passato, ma sono le piattaforme digitali.
Le cosiddette Gafam, le cinque maggiori multinazionali dell’ICT occidentali: Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft.
La scelta dell’acronimo non è anodina. Diventa, anzi, un indicatore dell’orientamento teorico di coloro che scrivono.
Parlare di GAFAM, per indicare le cinque societa’ quotate in borsa con la piu’ alta capitalizzazione azionaria, mette in risalto tanto l’aspetto economico che quello tecnologico, e porta il dibattito in seno all’Unione Europea, dove la sigla è preferita all’americana espressione “The Big Five” […]
Seguendo il branding dei giganti del settore. Si parla allora di AMAMA per indicare Apple, Microsoft, Amazon, Meta (ex-Facebook) e Alphabet (ex-Google) […]
Per chi, invece, scommette sull’emergenza dei giganti cinesi e russi per debellare gli oligopoli digitali americani, ci sono gli acronimi delle grandi multinazionali cinesi BATX (Baidu, Alibaba, Tencent e Xiaomi) o russe VYTO (VKontakte, Yandex, Telegram e Odnoklassniki), senza mai dimenticare di stabilire delle comode tabelle di equivalenza dove Yandex e Baidu sono versioni locali di Google, Alibaba e’ “l’Amazon di Hangzhou”, VKontakte “il Facebook degli Urali” e via di seguito.
Cio’ che importa, al di la’ della forma finale dell’acronimo, e’ piuttosto la sua collocazione nella grande dinamica economica e sociale della Quarta rivoluzione industriale.
Quali sono i criteri di inclusione che permettono a un’azienda di aspirare al ruolo di “gigante della tecnologia”? Il numero dei suoi effettivi, il suo fatturato, i profitti, l’egemonia di mercato […]
Per quanto riguarda il fatturato, la crescita delle Gafam e delle altre imprese digitali procede a ritmi oltre dieci volte superiori rispetto a quelli della grande manifattura (+118,3% nel 2015-2019 rispetto al +10% delle multinazionali manifatturiere). La pandemia ha accelerato ulteriormente il processo di crescita delle WebSoft: soltanto nella prima meta’ del 2020, il fatturato e’ aumentato del +17%, rispetto alla contrazione del -11% della grande manifattura.
Il podio del 2019 vede Amazon, che ha registrato un fatturato di 249,7 miliardi di euro, al primo posto. Al secondo troviamo Alphabet (la holding di Google) con 144,1 miliardi, infine Microsoft con 112 miliardi. Seguono due aziende cinesi (JD e Alibaba) e poi Facebook, con 62,9 miliardi […]
A fine 2019, la vetta del podio della capitalizzazione e’ di Microsoft, con 1.072 miliardi di euro, segue Google con 822 miliardi di euro, terza Amazon con 816 miliardi di euro. Quarta Facebook con 521 miliardi di euro. Inoltre, nei primi nove mesi del 2020, i giganti del WebSoft hanno incrementato il proprio valore di borsa del +30,4%; nello stesso periodo la capitalizzazione delle multinazionali della manifattura si e’ ridotta del -6%.

Info:
https://www.meltemieditore.it/wp-content/uploads/roberto-manzocco-il-sole-24-ore-4-giugno-2023-italiani-preoccupati-per-il-diritto-alloblio-su-il-governo-delle-piattaforme-di-g.-giacomuni-e-a.-buriani-meltemi.pdf
https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/02/05/finalmente-un-libro-non-apocalittico-su-internet-ecco-il-governo-delle-piattaforme/6955609/
https://www.carmillaonline.com/2023/01/18/il-governo-delle-piattaforme-digitali/
https://www.pandorarivista.it/articoli/il-governo-delle-piattaforme-di-gabriele-giacomini-e-alex-buriani/