Economia di mercato/Hickel

Jason Hickel – The divide. Guida per risolvere la disuguaglianza globale – il Saggiatore (2018)

La tendenza recente piu’ inquietante e’ probabilmente il fatto che il land grabbing oggi viene fatto anche in nome della causa piu’ progressista del secolo: la mitigazione dei cambiamenti climatici.
Nel 2005 le Nazioni Unite e la Banca mondiale iniziarono a elaborare una nuova strategia volta a ridurre le emissioni di gas a effetto serra, nota con l’acronimo Redd (che sta per Reducing Emissions from Deforestation and Forest Degradation, Riduzione delle emissioni da deforestazione e degrado delle foreste).
La strategia Redd permette alle imprese dei paesi ricchi di acquistare crediti di emissioni per aggirare i limiti da cui sono gravati, e utilizza il ricavato per proteggere le foreste nei paesi in via di sviluppo ed evitare che vengano abbattute a fini commerciali.
In sostanza, l’innovazione di questa strategia sta nel riconoscere che il nostro attuale modello economico attribuisce valore alle foreste soltanto quando gli alberi vengono abbattuti e trasformati in merce; […] ma quando vengono distrutte rilasciano nell’atmosfera enormi quantita’ di questo gas: la deforestazione e’ responsabile del 20 per cento delle emissioni mondiali di gas serra.
La strategia Redd tenta di rimediare a questo segnale di prezzo errato consentendo ai proprietari delle foreste di realizzare profitti non abbattendo gli alberi, riconoscendo che la foresta fornisce un importante «servizio ambientale» a tutta l’umanita’ e che di conseguenza bisogna attribuirle un valore economico […]
La strategia Redd sta anche incoraggiando una nuova ondata di accaparramenti di terre: multinazionali e stati si precipitano ad acquistare foreste nei paesi in via di sviluppo al fine di incassare compensazioni, una pratica ormai nota come carbon colonialism.
Alcuni sfruttano le lacune presenti nella strategia Redd, che in pratica consentono l’abbattimento delle foreste originarie purche’ ne vengano piantate di nuove altrove, anche se le nuove foreste sono in realta’ piantagioni […]
l’intera idea alla base dei crediti di emissioni e’ quella di consentire a chi inquina di evitare di ridurre le proprie emissioni pagando.

Info:
https://www.ibs.it/the-divide-guida-per-risolvere-libro-jason-hickel/e/9788842824961/recensioni
https://www.culturamente.it/libri/politica-economica-jason-hickel/
https://www.ilsaggiatore.com/libro/the-divide/

 

Societa’/Brancaccio

Emiliano Brancaccio – Democrazia sotto assedio. La politica economica del nuovo capitalismo oligarchico – Piemme (2022)

Uno spettro si aggira per il mondo.
E’ la generazione degli ultimi “millennials” e dei cosiddetti “Z”, ovvero dei giovani che hanno raggiunto la maggiore eta’ nell’epoca tumultuosa che va dalla grande recessione cominciata nel 2008 alla crisi pandemica iniziata nel 2020.
Sono lontani dai media tradizionali che si occupano di politica, nutrono scarso interesse per il dibattito tra i partiti e disertano le elezioni piu’ delle altre classi di eta’.
Eppure, quando si trovano coinvolti nei movimenti e vengono interrogati su questioni politiche sensibili, rivelano preferenze che non sembra azzardato definire rivoluzionarie. […]
Le periodiche inchieste sui giovani evidenziano una maggiore sensibilita’ verso i rischi di una catastrofe climatica e una connessa volonta’ di cambiamento del sistema produttivo in senso ecologista.
Gli stessi sondaggi mostrano anche un grande sostegno dei giovani verso la lotta alle discriminazioni razziali e sessuali, in concomitanza con una serie di cambiamenti rilevanti nei costumi, una notevole fluidita’ nella visione delle identita’ e degli orientamenti sessuali, e una concezione delle relazioni affettive sempre piu’ difficile da inquadrare nei canoni della famiglia nucleare tradizionale […]
A questi interessanti segni di cambiamento, infatti, si aggiunge una novita’ ancor piu’ sorprendente. A quanto pare, le generazioni piu’ giovani risultano sempre piu’ critiche verso l’odierno capitalismo e sembrano preferire un sistema alternativo di tipo socialista o addirittura comunista.

Info:
https://www.emilianobrancaccio.it/2022/01/03/democrazia-sotto-assedio/
https://www.ilponterivista.com/blog/2021/06/24/democrazia-sotto-assedio/
https://www.micromega.net/brancaccio-capitalismo/
https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/22123-sandor-kopacsi-su-democrazia-sotto-assedio-di-brancaccio.html
https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/democrazia-sotto-assedio-29606
https://www.sinistrainrete.info/teoria/23943-monica-quirico-democrazia-sotto-assedio.html

Green New Deal/Hickel

Jason Hickel – Siamo ancora in tempo! Come una nuova economia puo’ salvare il pianeta – il Saggiatore (2021)

Siamo tutti consapevoli dei danni che il Nord del mondo subisce a causa del cambiamento del clima: gli uragani che si abbattono sugli Stati Uniti, le inondazioni che ogni inverno sommergono il Regno Unito, le ondate di calore che arroventano l’Europa e gli incendi indomabili che hanno devastato l’Australia.
Questi eventi catastrofici dominano i nostri notiziari e i giornalisti fanno bene a parlarne. Ma si riducono a ben poca cosa se paragonati ai disastri che colpiscono il Sud: notizie che appaiono solo di sfuggita sui nostri schermi, se mai compaiono, come le violente tempeste che hanno flagellato buona parte dei Caraibi e del Sudest asiatico e le frequenti siccita’ che hanno colpito il Centro America, l’Africa orientale e il Medio Oriente facendo precipitare la popolazione nella fame e costringendola a lasciare la propria casa.
In termini comparativi, il Nord America, l’Europa e l’Australia sono tra le regioni meno vulnerabili agli effetti dei cambiamenti climatici.
I danni reali vengono inflitti all’Africa, all’Asia e all’America Latina, e la situazione sta assumendo proporzioni davvero distopiche. Per farci un’idea di questi squilibri, possiamo esaminare la distribuzione dei costi monetari. Secondo i dati forniti dal Climate Vulnerability Monitor, il Sud sostiene l’82% dei costi totali del dissesto climatico, che nel 2010 ammontava a 571 miliardi di dollari in danni dovuti a siccita’, inondazioni, frane, uragani e incendi.
I ricercatori prevedono che questi costi continueranno ad aumentare. Nel 2030 il Sud sosterra’ il 92% dei costi complessivi globali, per un ammontare di 954 miliardi di dollari.

Info:
https://oggiscienza.it/2021/05/08/siamo-ancora-in-tempo-jason-hickel/
https://www.ilsaggiatore.com/wp-content/uploads/2021/04/2021_04_20-Manifesto-Hickel.pdf
https://www.linkiesta.it/2021/03/salvare-il-pianeta-rapporto-natura/

Green New Deal/Boitani

Andrea Boitani – L’illusione liberista. Critica dell’ideologia di mercato – Laterza (2021)

Per la grande maggioranza degli scienziati seri il riscaldamento globale e la sua origine antropica sono fuori discussione da moltissimi anni.
Perche’, viene allora da domandarsi, le posizioni variamente negazioniste, per quanto minoritarie, hanno avuto e ancora hanno spazio?
La risposta va cercata nella solita convergenza tra i consistenti interessi dell’industria (sia quella produttrice che quella consumatrice di energia prodotta bruciando carburanti di origine fossile) e la destra politica americana ed europea.
Fino a un certo punto anche la sinistra tradizionale ha in fondo avuto il retropensiero che la stabilita’ del clima e l’aria pulita, dopotutto, siano un “lusso” e che le vere priorita’ sono la difesa del welfare, dell’occupazione e dei diritti dei lavoratori.
Alcuni ancora non capiscono che le questioni ambientali, invece, sono parte di un nuovo e piu’ equilibrato rapporto dell’umanita’ con la natura e tra l’umanita’ di oggi e quella di domani, con importanti implicazioni in termini di eguaglianza dei diritti e delle opportunita’.

Info:
https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/21400-andrea-boitani-l-illusione-liberista.html
https://www.lavoce.info/archives/91181/l-illusione-liberista/
https://www.eticaeconomia.it/lillusione-liberista/

Societa’/Shafik

Minouche Shafik – Quello che ci unisce – Mondadori (2021)

Le obiezioni a un’imposta sulle emissioni di CO2 sono che va ad appesantire l’onere fiscale e che potrebbe ripercuotersi negativamente sulle persone povere.
I gilets jaunes hanno paralizzato la Francia per protestare contro l’introduzione di imposte piu’ elevate sul carburante diesel. Non erano infuriati per le misure volte a contrastare i cambiamenti climatici, ma per chi avrebbe pagato i costi dell’adeguamento a un futuro a basse emissioni.
Tuttavia e’ possibile istituire un’imposta sulle emissioni di CO2 che non appesantisca l’onere fiscale e non vada a scapito dei poveri.
Come funzionerebbe un regime di questo tipo?
Innanzitutto, l’aliquota sarebbe fissata a un livello basso e poi aumentata gradualmente in modo da consentire a tutti di adeguarsi. In secondo luogo, il gettito di tale imposta sarebbe restituito ai cittadini, in denaro contante oppure riducendo altre imposte. Se fosse restituito il 100 per cento del gettito, l’imposta lascerebbe le entrate dello Stato invariate, ma avrebbe comunque un grosso impatto in termini di riduzione delle emissioni; se fosse restituito meno del 100 per cento, l’imposta genererebbe introiti per lo Stato […]
Per i paesi che hanno bisogno di incrementare le entrate pubbliche e che, quindi, sceglierebbero di non rimborsare l’intero gettito, l’imposta potrebbe generare considerevoli risorse da destinare al finanziamento del contratto sociale. Per esempio, secondo una stima, un’imposta sulla CO2 di 115 dollari a tonnellata negli Stati Uniti genererebbe un gettito considerevole, pari al 3 per cento del reddito nazionale.

Info:
https://www.avvenire.it/economiacivile/pagine/shafik-diseguaglianze-e-parita-di-genere
https://www.libreriavolare.it/recensioni-libri/saggistica/quello-che-ci-unisce-e-il-mercato-non-basta/

Capitalismo/Meadows

Donella Meadows, Dennis Meadows, Jorgen Randers – I nuovi limiti dello sviluppo. La salute del pianeta nel terzo millennio – Mondadori (2006)

Secondo il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo, nel 1960 il 20% della popolazione mondiale residente nei paesi piu’ ricchi aveva un reddito pro capite pari a trenta volte il reddito del 20% residente nei paesi piu’ poveri. Nel 1995, il rapporto tra il reddito medio del 20% piu’ ricco e quello del 20% piu’ povero era passato da 30:1 a 82:1 […]
La distribuzione globale della ricchezza e delle opportunita’ e’ vistosamente asimmetrica. Il 20% piu’ ricco della popolazione mondiale controlla piu’ dell’80% del prodotto mondiale lordo e utilizza quasi il 60% dell’energia commerciale mondiale. (Fonte: Banca Mondiale)
Ma qual e’ la struttura che mantiene inalterato il divario tra ricchi e poveri anche quando la crescita economica e’ fortissima?
Sono all’opera, a nostro giudizio, due strutture generali.
La prima ha a che fare con gli ordinamenti sociali – alcuni comuni a un gran numero di culture, altri peculiari di singole culture – che per ragioni sistemiche danno al privilegiato potere e risorse per accrescere il proprio privilegio. Gli esempi variano dalla discriminazione etnica latente o manifesta all’elusione fiscale dei contribuenti ricchi; dalla malnutrizione dei figli dei poveri a una migliore istruzione scolastica per i figli dei ricchi; dall’uso dei soldi per avere influenza politica, anche in quelle che siamo soliti chiamare democrazie, al semplice fatto che i pagamenti di interessi trasferiscono denaro dalle tasche di chi ne ha di meno di quanto gliene servirebbe alle tasche di chi ne ha di piu’ […]
Questa struttura che perpetua la poverta’ deriva dal fatto che per le popolazioni ricche, rispetto a quelle povere, e’ piu’ facile risparmiare, investire e moltiplicare il proprio capitale, e non solo perche’ i ricchi hanno piu’ possibilita’ di controllare le condizioni di mercato, procurarsi nuove tecnologie e controllare le risorse, ma anche perche’ secoli di crescita hanno messo a loro disposizione un ampio stock di capitale che puo’ moltiplicarsi ancora di piu’.
La maggior parte dei bisogni primari sono soddisfatti, e percio’ sono possibili tassi di investimento relativamente alti senza privare del necessario la popolazione presente. Una bassa crescita demografica permette di allocare piu’ prodotto per alimentare la crescita economica e meno per soddisfare i bisogni di sanita’ e di istruzione, come accadrebbe se la popolazione fosse in rapido aumento.
Nei paesi poveri, invece, la crescita del capitale fa fatica a tener dietro alla crescita della popolazione. Il prodotto che avrebbe potuto essere reinvestito serve piuttosto per costruire scuole e ospedali e per soddisfare le necessita’ di un’economia di sussistenza. Siccome i bisogni immediati sottraggono prodotto agli investimenti industriali, la crescita dell’economia e’ lenta.

Info:
https://www.lescienze.it/news/2022/08/26/news/i_limiti_dello_sviluppo_oggi-10058566/
https://www.filosofiatv.org/news_files4/52_DALLA%20CASA%20Quaranta%20anni%20dopo.pdf
https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=607

Stato/Piketty

Thomas Piketty – Una breve storia dell’uguaglianza – La nave di Teseo (2021)

Il regime cinese dispone anche di altri punti di forza. Quando si manifesteranno le catastrofi climatiche, avra’ gioco facile a stigmatizzare i responsabili dell’Occidente.
Piu’ in generale, la Cina non manca mai di ricordare di essersi industrializzata senza ricorrere alla schiavitu’ e al colonialismo, di cui ha peraltro pagato le conseguenze. E cio’ la mette nella condizione di acquisire punti a favore rispetto a quanto viene percepito un po’ ovunque nel mondo come l’eterna arroganza dei paesi occidentali. I quali sono sempre pronti a impartire lezioni all’intero universo in materia di giustizia e di democrazia, quando invece si rivelano incapaci di fronteggiare le disuguaglianze e le discriminazioni che li stanno consumando, e patteggiano come se niente fosse con tutti i potentati e gli oligarchi che sono i maggiori beneficiari delle loro fortune.
Sotto tutti questi aspetti, la risposta giusta al socialismo statalista e autoritario cinese sarebbe quella di promuovere una forma di socialismo democratico e partecipativo, ecologico e postcoloniale, sensibile in particolare ai problemi del Sud del mondo e attento a tutte le disuguaglianze e ipocrisie occidentali.
Uno sviluppo del genere autorizzerebbe anche a rispondere alla perdita di velocita’ del neoliberismo, declino che e’ stato accelerato dalla crisi finanziaria del 2008 e dalla crisi pandemica del 2020: declino spiegabile piu’ in generale con il fallimento delle promesse reaganiane di dinamizzazione della crescita mediante la deregolamentazione, al punto che le classi medie e popolari alle quali erano stati promessi mari e monti hanno cominciato a dubitare seriamente della globalizzazione.

Info:
https://www.criticaletteraria.org/2021/11/thomas-piketty-una-breve-storia-dell-uguaglianza.html
https://www.doppiozero.com/materiali/thomas-piketty-la-storia-maestra-di-uguaglianza
https://www.repubblica.it/cultura/2021/11/17/news/l_anticipazione_cosi_il_clima_cambiera_la_nostra_vita-326752782/

Societa’/Khanna

Parag Khanna – Il movimento del mondo. Le forze che ci stanno sradicando e plasmeranno il destino dell’umanita’ – Fazi (2021)

La prossima eta’ delle migrazioni di massa, tuttavia, non sara’ una semplice prosecuzione, quanto invece una accelerazione dei processi in corso.
Il vorticare dell’umanita’ non fara’ che diventare piu’ intenso man mano che ciascuna delle seguenti forze, quelle che determinano la nostra geografia umana, acquisira’ progressivamente potenza:
– la demografia, ossia gli squilibri asimmetrici fra un Nord che invecchia e un Sud giovane, capace di offrire la forza lavoro di cui il primo ha bisogno;
– la politica, ossia rifugiati e profughi provenienti da guerre civili e Stati in fallimento, come pure i tanti che fuggono dalla persecuzione etnica, dalla tirannia o dal populismo;
– l’economia: migranti in cerca di opportunita’, lavoratori lasciati a casa dall’outsourcing, impiegati costretti al pensionamento anticipato a causa delle crisi finanziarie;
– la tecnologia, con l’automazione industriale che ridurra’ sempre piu’ i posti di lavoro nelle fabbriche e nella logistica, mentre algoritmi e intelligenza artificiale renderanno sempre piu’ superflui i lavoratori specializzati;
– il clima, infine, che si tratti di fenomeni di lunga durata come l’aumento delle temperature e del livello dei mari e l’impoverimento delle falde acquifere o di disastri stagionali come inondazioni e uragani.

Info:
https://lepenneirriverenti.altervista.org/il-movimento-del-mondo-le-forze-che-ci-stanno-sradicando-e-plasmeranno-il-destino-dellumanita/
https://librieparole.it/recensioni/4791/il-movimento-del-mondo-parag-khanna/

Green New Deal/Harvey

David Harvey – Cronache anticapitaliste. Guida alla lotta di classe per il XXI secolo – Feltrinelli (2021)

Penso che dobbiamo affrontare il problema del consumismo in una prospettiva totalmente diversa.
La sindrome della crescita illimitata e composta del consumismo contemporaneo, parallela all’accumulazione illimitata del capitale, richiede una valutazione e una risposta critiche.
Dobbiamo, per esempio, pensare in modo piu’ creativo a diminuire e controllare la massa delle risorse che stiamo estraendo dalle viscere della Terra per alimentare il consumismo compensatorio contemporaneo, che e’ cosi’ determinante per l’accumulazione illimitata del capitale.
Questo e’ uno dei grandi compiti sociali e politici che abbiamo davanti.
Come molti sottolineano oggi nel caso del clima, e’ facile rendersi conto che le cose, quando raggiungono una certa massa, diventano difficili, se non impossibili da controllare.
Il vero punto importante pero’ poi e’ che pensare in termini di controllo del tasso di emissioni di carbonio diventa sempre meno rilevante, perche’ la massa e’ gia’ abbastanza grande da produrre danni straordinari.

Info:
https://www.idiavoli.com/it/article/cronache-anticapitaliste
https://www.kulturjam.it/editoria-narrazioni/david-harvey-cronache-anticapitaliste/
https://www.marxist.com/david-harvey-contro-la-rivoluzione-la-bancarotta-del-marxismo-accademico.htm
https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/21563-guido-maria-brera-cronache-anticapitaliste.html
https://www.doppiozero.com/materiali/david-harvey-laccumulazione-come-spoliazione

Green New Deal/Rifkin

Jeremy Rifkin – Un Green New Deal globale – Mondadori (2019)

Il radicale mutamento di stato d’animo a livello nazionale segue un decennio che ha visto succedersi in numero sempre maggiore eventi climatici catastrofici.
A rendere il cambiamento climatico cosi’ terrificante e’ che esso sconvolge l’idrosfera terrestre, essenziale per il mantenimento della vita.
La Terra e’ il pianeta acqueo. I nostri ecosistemi si sono evoluti nel corso di eoni in congiunzione con i cicli idrici che, tramite le nuvole, hanno luogo nel pianeta.
Questo e’ il guaio: a ogni aumento di un grado della temperatura sulla Terra dovuto all’intensificarsi delle emissioni di gas serra, la capacita’ dell’aria di trattenere l’acqua cresce del 7 per cento circa, portando a precipitazioni piu’ concentrate e al generarsi di eventi idrici piu’ estremi: temperature invernali rigide e impressionanti nevicate; alluvioni primaverili devastanti; prolungate siccita’ estive e incendi terrificanti; uragani letali di categoria 3, 4 e 5, con ingentissime perdite di vite umane e beni materiali, e con la distruzione degli ecosistemi.

Info:
https://www.vita.it/it/article/2019/10/15/jeremy-rifkin-un-green-new-deal-globale-per-dare-forza-alleconomia-soc/152979/
https://www.piegodilibri.it/recensioni/un-green-new-deal-globale-jeremy-rifkin/
https://www.techeconomy2030.it/2020/04/24/3-lezioni-dal-libro-di-jeremy-rifkin-un-green-new-deal-globale/