Stato/Rodhes

Capitalismo Woke. Come la moralita’ aziendale minaccia la democrazia – Carl Rodhes – Fazi (2023)

Occorre qui fare attenzione a come utilizziamo la parola “democrazia” […]
Il concetto di democrazia non va confuso con l’idea del moderno Stato liberale democratico […]
Nell’attuale congiuntura storica, «gli impegni dello Stato democratico per l’uguaglianza, la liberta’, l’inclusione e il costituzionalismo sono ora subordinati al progetto di crescita economica, di posizionamento competitivo e di valorizzazione del capitale».
Cio’ non significa che la prosperita’ economica non sia essenziale, ma piuttosto che la direzione di tale subordinazione dovrebbe essere ribaltata al fine di preservare la democrazia.
L’ideale democratico vede la prosperita’ economica al servizio del popolo e non viceversa. Anziche’ su un potere aziendale woke, la vera democrazia si fonda sul credere prima di tutto nella sovranita’ popolare.
Il potere enorme e sempre piu’ crescente delle imprese, con la loro influenza sulla politica contemporanea, rappresenta semmai la regressione a un neofeudalesimo, incui l’autorita’ politica spetta a chi e’ economicamente potente piuttosto che alla volonta’ del popolo […]
Le grandi imprese costituiscono una nuova elite, il cui potere sulla societa’ si sta rapidamente sostituendo a quello del governo democratico. A livello politico, le grosse aziende determinano sempre piu’ le leggi che dovrebbero regolamentarle. Dal punto di vista economico, invece, esercitano il proprio predominio eliminando la concorrenza e assicurandosi grandi contratti governativi.

Info:
https://www.micromega.net/capitalismo-woke/
https://maremosso.lafeltrinelli.it/interviste/capitalismo-woke-libro-carl-rhodes

https://www.centromachiavelli.com/2023/12/23/capitalismo-woke-recensione/
https://www.lafionda.org/2023/11/24/capitalismo-woke/
https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/12/26/capitalismo-woke-guardiamoci-bene-dalle-cause-che-trasformano-la-moralita-in-profitto/7391473/
https://www.corriere.it/economia/opinioni/23_febbraio_27/risveglio-capitalismo-filosofia-woke-che-addormenta-utili-521a9a10-b698-11ed-9695-a3af2d07bb2a.shtml
https://www.corriere.it/economia/opinioni/23_febbraio_27/risveglio-capitalismo-filosofia-woke-che-addormenta-utili-521a9a10-b698-11ed-9695-a3af2d07bb2a.shtml

Societa’/Ambrosini

L’invasione immaginaria. L’immigrazione oltre i luoghi comuni – Maurizio Ambrosini – Laterza (2020)

Un caso di grande interesse, perche’ parla molto di noi e del nostro sguardo selettivo nei confronti delle migrazioni internazionali […]
L’esempio piu’ clamoroso e’ quello delle donne immigrate, e in minoranza uomini, occupati nell’ambito domestico per rispondere ai fabbisogni delle famiglie come principali agenzie di fornitura di servizi alle persone, e segnatamente oggi agli anziani fragili.
Nei loro confronti i controlli sono stati aboliti da lunga data, e la possibilita’ di vivere e lavorare in Italia anche senza un permesso di soggiorno e’ un fatto acquisito.
Il fenomeno riguarda in modo diffuso l’Europa meridionale, tanto da configurare una sorta di “welfare invisibile” o parallelo a quello ufficiale, ma non risparmia paesi con apparati pubblici piu’ sviluppati e politiche apparentemente piu’ rigorose, come l’Austria, la Svizzera e la Germania […]
Si tratta di un caso esemplare in cui il riconoscimento sociale e la tolleranza diffusa hanno piegato la legge e i comportamenti istituzionali, che dovrebbero in teoria applicare le norme senza adattamenti discrezionali.
La legge uguale per tutti qui e’ stata accantonata da un pezzo.

Info:
https://www.aggiornamentisociali.it/articoli/linvasione-immaginaria-limmigrazione-oltre-i-luoghi-comuni/
https://www.piuculture.it/2020/11/linvasione-immaginaria-limmigrazione-tra-percezione-e-realta/
https://www.ais-sociologia.it/portfolio/maurizio-ambrosinilinvasione-immaginaria-limmigrazione-oltre-i-luoghi-comuni/

 

 

Populismo/Parsi

Titanic. Naufragio o cambio di rotta per l’ordine liberale – Vittorio Emanuele Parsi – il Mulino (2022)

Per molti aspetti, le democrazie contemporanee sono condannate a convivere con il populismo, che rappresenta anche una forma di mediazione tra l’elemento popolare della democrazia e l’elemento liberale, oltre che un vettore delle aspirazioni popolari.
La sua comparsa manifesta un segnale di malessere e insieme un richiamo all’ordine, che si palesa quando si diffonde la percezione che l’equilibrio tra elite e popolo si sia sbilanciato a sfavore del secondo, piu’ suscettibile quindi di apparire nei momenti di tensione, di crisi – vero e proprio indicatore di disagio del corpo sociale e politico – come tipicamente avviene quando si cerca nell’opzione tecnocratica la via d’uscita da una democrazia in affanno.
In tal modo si dimentica che il valore ultimo della democrazia, la sua superiorita’ morale, sta nel procedimento attraverso il quale si formulano le decisioni e le si giudicano e non nella «bonta’» delle decisioni stesse.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/titanic-naufragio-ordine-liberale-parsi/
https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/05/14/titanic-il-sistema-liberale-di-fronte-a-una-scelta-combattere-le-disuguaglianze-o-fallire-il-nuovo-libro-di-vittorio-emanuele-parsi/6590356/
https://www.idiavoli.com/it/article/titanic-naufragio-occidente-ordine-liberale
https://www.marxismo-oggi.it/recensioni/libri/253-stato-mercato-e-democrazia-note-a-margine-di-titanic-il-naufragio-dell-ordine-liberale
https://www.letture.org/titanic-il-naufragio-dell-ordine-liberale-vittorio-emanuele-parsi
https://www.arcipelagomilano.org/archives/51270

Lavoro/Serughetti

La società esiste – Giorgia Serughetti – Laterza (2023)


Solo se i lavoratori e le lavoratrici sono riconosciuti nella loro dignita’, e hanno voce nelle decisioni, e’ possibile agire collettivamente per disinquinare il pianeta e salvarlo.
La prima parola d’ordine, quindi, e’ «democratizzare»: rinvigorire ed estendere la rappresentanza di chi lavora all’interno dell’impresa […]
«Oggi e’ diventato ingiustificabile non emancipare le/gli investitrici/tori in lavoro concedendo loro la cittadinanza nell’impresa. Si tratta di un cambiamento necessario». Chi investe nell’impresa il proprio lavoro, e la propria salute, in pratica la vita, deve anche poter partecipare alle decisioni.
La seconda parola e’ «demercificare».
La crisi ha mostrato che ci sono bisogni collettivi strategici, in primis quelli di cura e la fornitura di risorse di sopravvivenza, che devono essere protetti dalla mercificazione. Ma ha altresi’ imposto la necessita’ di garantire a ognuna e ognuno l’accesso a un lavoro che consenta di affermare la propria dignita’ […]
I due principi di democratizzazione e demercificazione sono interconnessi, perche’ una garanzia di occupazione per tutte e tutti garantirebbe anche l’evoluzione in positivo delle condizioni di impiego e di lavoro, fornendo una base coerente per costruire un’architettura democratica delle relazioni collettive di lavoro.
La terza parola e’ «disinquinare».
Nei piani per la ripresa, se «gli Stati intervengono per salvare le imprese, e’ importante che queste si adeguino al quadro generale della democrazia.
Lo Stato, in nome della societa’ democratica che serve e di chi la costituisce, e in nome della sua responsabilita’ di garantire la nostra sopravvivenza ambientale, deve subordinare il suo intervento a cambiamenti di direzione nella linea strategica delle imprese che hanno ricevuto l’aiuto». Il capitale, lasciato a se stesso, non avra’ alcun interesse a sostenere il costo della transizione ambientale. L’intervento pubblico e la governance interna democratica dei luoghi di lavoro possono invece conseguire questo obiettivo.

Info:
https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/29695-patrizio-paolinelli-una-buona-societa-e-possibile.html
https://www.pandorarivista.it/articoli/la-societa-esiste-di-giorgia-serughetti/

https://www.retisolidali.it/la-societa-esiste-serughetti-serve-una-nuova-grammatica-delle-lotte/
https://www.sololibri.net/La-societa-esiste-Giorgia-Serughetti.html
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/serughetti_fattoquot.pdf
https://www.doppiozero.com/la-verita-vi-prego-sulla-societa
https://eticaeconomia.it/la-societa-esiste/

Green New Deal/Scheidler

La fine della megamacchina. Sulle tracce di una civiltà al collasso – Scheidler Fabian – Castelvecchi (2024)


Negli ultimi decenni politici, imprenditori e persino molti rappresentanti di ONG nelle discussioni sui processi di crisi globale hanno parlato molto di “responsabilita’ aziendale” e di “green economy”, di strategie win-win e di strategie per la sostenibilita’ che avrebbero dovuto mettere insieme interessi commerciali, protezione dell’ambiente e giustizia sociale.
Mentre si discuteva, tuttavia, c’era un enorme elefante nella stanza che veniva nobilmente trascurato.
Il fatto evidente che il principio dell’accumulazione infinita di capitale, della moltiplicazione di denaro per amore della moltiplicazione di denaro siano la causa centrale del fatto che il nostro sistema economico si trovi in rotta di collisione con il pianeta, e’ una questione che e’ stata sottaciuta al meglio, e questo anche da parte di persone benintenzionate […]
Sempre piu’ persone si rendono conto che una seria svolta socio-ecologica e’ possibile solo se si inizia a uscire dalla logica dell’accumulazione del capitale […]
Tutti gli approcci per uscire dalla megamacchina devono prima o poi confrontarsi con il potere delle grandi societa’ per azioni che costituiscono il motore dell’economia capitalista. Il totale del bilancio delle cinquecento maggiori imprese del mondo ammonta oggi a ben il 40% del prodotto sociale mondiale. Esse dominano una parte considerevole dei processi decisionali politici, della produzione di conoscenza e dei media, e la tendenza e’ in aumento.
Nonostante il loro evidente potere, tuttavia, questi giganti hanno una debolezza che spesso viene trascurata: la maggior parte di essi non potrebbe esistere senza un sostegno da parte dello Stato.
A costoro non si e’ mai applicato il tanto invocato “libero mercato”; al contrario, il loro potere e la loro ricchezza si basano in gran parte sull’interdipendenza con lo Stato […]
Ancora oggi sono strettamente interconnessi: industrie chiave come quelle del carbone, del petrolio, dell’automobile e dell’agricoltura vengono protette e fortemente sovvenzionate da quasi tutti i governi, attraverso finanziamenti diretti, agevolazioni fiscali o privilegi commerciali. Secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE) solo le industrie del petrolio, del gas naturale e del carbone ricevono ogni anno sovvenzioni per oltre trecento miliardi di dollari nel mondo.
Il Fondo Monetario Internazionale, con altri calcoli che tengono conto anche dei danni ambientali non pagati, arriva alla strabiliante cifra di cinquemila miliardi di dollari all’anno. A cio’ si aggiungono i costi per la protezione militare di oleodotti e altre vie di trasporto. Quindi con migliaia di miliardi di tasse stiamo sostenendo proprio le strutture che ci stanno portando verso il caos climatico.

Info:
https://www.goethe.de/ins/it/it/sta/rom/ver.cfm?event_id=26236804
https://www.rivoluzioneanarchica.it/fine-della-megamacchina-un-libro-di-fabian-scheidler/

https://www.officinadeisaperi.it/agora/il-senso-delle-parole/cosi-la-megamacchina-neoliberista-sta-distruggendo-il-nostro-mondo-da-il-fatto/
https://www.ilfattoquotidiano.it/fq-newsletter/fatto-for-future-del-26-marzo-2024/

Geoeconomia/Mahbubani

Occidente e Oriente chi perde e chi vince – Kishore Mahbubani – UniBocconi (2019)

Una bella domanda alla quale potranno rispondere gli storici del futuro e’ se l’ondata di azioni terroristiche di matrice islamica nelle capitali occidentali e’ stata una conseguenza indiretta di questa campagna insensata di bombardamenti delle societa’ islamiche.
In tutti i suoi rapporti con il mondo islamico, l’Occidente commette un errore fondamentale: sottovaluta la religione dell’Islam.
Gli analisti occidentali studiano il mondo islamico e vedono una serie di societa’ deboli. Il mondo islamico viene associato a Stati falliti come l’Afghanistan e la Somalia, o a Stati «spezzati», come Iraq e Siria. Eppure, anche se molte societa’ islamiche sono in difficolta’, l’Islam in se’ non ha fatto che crescere e rafforzarsi. In effetti, anzi, l’Islam potrebbe essere la religione piu’ dinamica e vibrante della Terra. Secondo il Pew Research Center, tra il 2015 e il 2060 [la popolazione musulmana] crescera’ a una velocita’ piu’ che doppia rispetto alla popolazione mondiale complessiva e, nella seconda meta’  di questo secolo, sorpassera’ il Crstianesimo come il piu’ grande gruppo religioso del mondo […] da 1,8 miliardi nel 2015 a quasi 3 miliardi nel 2060.
Nel 2015, i musulmani costituivano il 24,1 per cento della popolazione globale. Quarantacinque anni piu’ tardi, si prevede che piu’ di tre persone su dieci nel mondo saranno musulmane (31,1 per cento).
Non si tratta soltanto di un aumento numerico.
I musulmani stanno diventando piu’ religiosi. La mente occidentale, amando estrapolare le proprie idee per generalizzarle alla condizione umana, presume che la modernizzazione e lo sviluppo economico conducano a una minore religiosita’ e a un piu’ diffuso atteggiamento laico in qualsiasi societa’. Nel mondo islamico, sta accadendo il contrario: lo sviluppo economico e il piu’ alto livello di istruzione stanno portando a una maggiore religiosita’. Un numero maggiore di donne porta l’hijab, anche in regioni del mondo in cui nei secoli e’ stato raramente indossato come nell’Asia centrale e nell’Asia sudorientale. E, mentre il mondo islamico diventa piu’ istruito e piu’ religioso, non dimentica il rapporto millenario con societa’ occidentali piu’ forti e militarmente superiori. Molti giovani musulmani risentono della debolezza delle societa’ islamiche di fronte all’Occidente. Molti di loro, percio’, sono sedotti dalla retorica violenta dei religiosi islamici che sottolineano l’indifferenza dell’Occidente per la perdita di vite musulmane.

Info:
https://irmaloredanagalgano.it/2019/10/01/3179/
https://www.corriere.it/oriente-occidente-federico-rampini/24_settembre_30/chi-vince-e-chi-perde-in-medio-oriente-una-lezione-di-50-anni-fa-c219a3f3-36a7-448e-9ae5-4b999c605xlk.shtml
https://www.notiziegeopolitiche.net/leggere-kishore-mahbubani-il-mondo-occidentale-da-unaltra-prospettiva/

Finanziarizzazione/Volpi

I padroni del mondo – Alessandro Volpi – Laterza (2024)


Sta modificandosi anche la natura delle banche centrali.
La Banca centrale europea, in particolare, e’ sempre piu’ responsabile della finanziarizzazione trionfante.
L’istituto di Francoforte, infatti, sembra non comprendere che la disponibilita’ di una liquidita’ enorme nelle mani di pochi fondi muta i tratti della politica monetaria. Con il progressivo aumento dei tassi la Bce riduce la liquidita’, che significa credito bancario, quindi un canale di finanziamento dell’economia reale.
Ridurla alzando i tassi non significa affatto abbattere la liquidita’ che incrementa la speculazione, perche’ ormai gran parte della speculazione si alimenta attraverso i fondi e attraverso quella che era definita shadow banking e che ora si chiama “intermediazione finanziaria non bancaria”
I grandi fondi sanno fare a meno delle banche centrali, mentre l’economia reale e i debiti pubblici sono strangolati dal rialzo dei tassi.

Info:
https://www.thedotcultura.it/alessandro-volpi-ecco-chi-sono-i-padroni-del-mondo/
https://valori.it/fondi-padroni-mondo-libro-alessandro-volpi/

https://altreconomia.it/chi-controlla-i-padroni-del-mondo/
https://sbilanciamoci.info/i-fondi-dinvestimento-padroni-del-mondo/

Europa/Streeck

Globalismo e democrazia – Wolfgang Streeck – Feltrinelli (2024)


L’Unione europea, nel caso specifico, potrebbe essere definita un impero di tipo liberale, o con piu’ precisione, neoliberale, retto cioe’ da una “libera” economia di mercato (leggasi “capitalista”) quale dottrina politico-economica uniformante e vincolante e da una promessa di prosperita’ collettiva e di democrazia per tutti.
Da un punto di vista formale, gli stati membri di un impero liberale devono potersi rapportare “alla pari” l’uno all’altro, mantenendo la parvenza di un’adesione volontaria; al contempo, al centro spetta il dovere di responsabilita’ di mantenere le promesse di crescita e ricchezza nella periferia dell’impero, configurando i rapporti imperiali di potere in relazioni internazionali rette dal diritto, mentre i governi nazionali piu’ o meno democraticamente incaricati, dal canto loro, hanno il compito di fungere da intermediari tra la potenza egemone alla guida dell’impero e le popolazioni degli stati membri, giacche’ la loro posizione e atteggiamento nei confronti del centro sono di vitale importanza per la coesione stessa dell’impero.

Info:
https://www.fondazionedivittorio.it/lezione-streeck-limiti-potenzialita-della-ue-egemonie-planetarie-popoli-crisi
https://www.doppiozero.com/wolfgang-streeck-neoliberalismo-e-poi

https://www.corriere.it/la-lettura/24_giugno_21/come-sonnambuli-la-guerra-la-lettura-anteprima-nell-app-1af31e72-2fe1-11ef-8a97-996e27b017a2.shtml
https://ilmanifesto.it/uneuropa-svizzera

Economia di mercato/Palermo

Il mito del mercato globale. Critica delle teorie neoliberiste – Giulio Palermo – Manifestolibri (2004)

Il valore d’uso di un bene deriva dalle particolari proprieta’ del bene le quali rendono possibili determinati usi del bene stesso.
L’acqua ha un valore d’uso perche’ disseta, la pasta perche’ sfama, il computer perche’ aiuta nella scrittura di un libro.
Il valore di scambio (il prezzo) esprime invece un rapporto tra merci: sul mercato 10 litri d’acqua si scambiano con un chilo di pasta e 1000 chili di pasta si scambiano con un computer. Il valore d’uso e’ ovviamente un presupposto essenziale del valore di scambio: un bene che non abbia alcun valore d’uso non ricevera’ mai una valutazione sul mercato semplicemente perche’ nessuno e’ disposto a cedere alcunche’ in cambio per averlo.
Tuttavia, una volta appurato che i beni che si scambiano sul mercato hanno necessariamente un valore d’uso, l’importanza relativa dei loro diversi usi non e’ sufficiente a determinare i loro valori di scambio […]
Il valore di scambio, non il valore d’uso, e’ il vero motore delle economie di mercato. A parita’ di sforzo nella produzione, se si produce il bene X in luogo del bene Y non e’ perche’ X e’ piu’ importante di Y dal punto di vista degli usi che se ne vogliono fare, ma perche’ esso ha un valore maggiore sul mercato, che permette di ottenere maggiori quantita’ di altri beni in cambio.
In un sistema pianificato invece la produzione e’ guidata direttamente dalla valutazione che la societa’ esprime in merito agli usi dei diversi beni e servizi. Il vero problema, allora, e’ quello di garantire che la societa’ possa esprimere la propria valutazione in modo democratico, stabilendo collegialmente le proprie priorita’ e definendo coscientemente dei criteri di razionalita’ economica che vadano a sostituire i criteri di (ir)razionalita’ del mercato sintetizzati nel sistema dei prezzi. 

 

Capitalismo/Dardot

La nuova ragione del mondo. Critica della razionalità neoliberista. Nuova edizione – Pierre Dardot, Christian Laval – Derive Approdi (2019)

Che cos’e il neoliberismo […]
Non si tratta semplicemente di un insieme di politiche economiche monetarie o di austerita’ o della mercificazione dei rapporti sociali o della «dittatura dei mercati finanziari». Si tratta, piu’ fondamentalmente, di una razionalità politica ormai diventata globale, che consiste per i governi nell’imporre all’interno dell’economia, ma anche della societa’ e dello Stato stesso, la logica del capitale […]
Cio’ che caratterizza questo modo di governo e’ il fatto che esso si alimenta e si radicalizza attraverso le sue stesse crisi: il neoliberismo si fonda e si rafforza proprio perche’ governa attraverso la crisi.
Dagli anni Settanta, il neoliberismo in effetti si nutre delle crisi economiche e sociali che esso stesso produce. La sua risposta e’ invariante: anziche’ mettere in discussione la logica che ha portato alle crisi, occorre spingere ancora piu’ lontano questa stessa logica e lavorare per il suo indefinito rafforzamento. Se l’austerita’ produce deficit di bilancio, occorre rafforzare l’austerita’. Se la concorrenza distrugge il tessuto industriale o produce la desertificazione di intere regioni, occorre aumentare la concorrenza tra imprese, territori, citta’ […]
Governare attraverso la crisi e’ possibile unicamente perche’ il neoliberismo e’ diventato un sistema. Ogni crisi economica, a partire da quella del 2008, e’ letta attraverso i termini del sistema e le risposte alle crisi sono unicamente quelle con esso compatibili […]
Fatto piu’ recente e che merita attenzione, e’ che oggi il neoliberismo si nutre di reazioni negative che induce sul piano politico: si rafforza attraverso quella ostilita’ politica che esso stesso suscita […]
Il neoliberismo non ha infatti più bisogno di un’immagine liberale o «democratica» come ai bei tempi del «neoliberalismo classico». Questa stessa immagine e’ diventata un ostacolo alla sua capacita’ di dominio. E cio’ accade perche’ il governo neoliberista non ha avuto alcuna esitazione nello strumentalizzare il risentimento di larga parte della popolazione in nostalgia per l’identita’ nazionale e in desiderio di protezione da parte dello Stato, rivolgendo tale risentimento verso capri espiatori.
In passato, il neoliberalismo e’ stato spesso associato all’«apertura», al «progresso», alle «liberta’ individuali», allo «stato di diritto», mentre oggi si declina con la chiusura delle frontiere, l’erezione di nuovi «muri», il culto della nazione e della sovranita’, l’offensiva esplicita nei confronti dei diritti umani, additati come un pericolo per la sicurezza.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/la-nuova-ragione-del-mondo-di-pierre-dardot-e-christian-laval/
https://ilmanifesto.it/la-trappola-del-capitale-umano
https://www.dianoia.it/public/rcs/rcs_21_34.pdf
https://www.leparoleelecose.it/?p=13014