Populismo/Serughetti

Il vento conservatore. La destra populista all’attacco della democrazia – Giorgia Serughetti – Laterza (2021)

Le analogie concettuali tra il fondamentalismo del mercato tipico del neoliberismo e il populismo di destra sono numerose.
Ci sono almeno quattro aspetti che li accomunano:
il primo e’ la visione duale della societa’, che per il populismo e’ divisa in popolo ed elite o in «noi» e «altri», mentre per il neoliberismo e’ fatta di «mercato» e «non-mercato» (lo Stato, la burocrazia, la pianificazione economica).
Il secondo e’ l’omogeneita’ delle due parti, la prima delle quali assume valori esclusivamente positivi, la seconda esclusivamente negativi: «buono» e «cattivo», «onesto» e «disonesto» sono tra le coppie di aggettivi preferite dai populisti; «libero», «naturale», «efficiente» sono invece i termini che i teorici neoliberali associano al mercato, contro la «costrizione», il «dogmatismo», l’«inefficienza» delle forze avverse.
Il terzo aspetto e’ l’antagonismo tra volonta’ del popolo e volonta’ delle elite, da una parte, e tra «libero mercato» e «socialismo», dall’altra.
Il quarto e’ la polisemia e vaghezza concettuale dei termini di riferimento: «il popolo» per il primo, «il mercato» per il secondo.

Info:
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/2022/03/SERUGHETTI_DOMANI.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/2022/03/SERUGHETTI_FATTO.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/2022/02/SERUGHETTI_CORSERABRESCIA.pdf
https://www.ingenere.it/letture/il-vento-conservatore
https://www.retisolidali.it/il-vento-conservatore-intervista-serughetti/
https://www.osservatore.ch/il-nuovo-vento-conservatore-e-la-destra-antidemocratica_66328.html

Stato/Mattei

L’economia è politica – Clara E. Mattei – Fuori- scena (2023)

E’ necessario oltrepassare la barriera dei tecnicismi per capire il profondo classismo che e’ insito nelle operazioni di austerita’ monetaria.
La moneta di una nazione e’ forte quando il bilancio dei pagamenti e’ favorevole, ossia quando le esportazioni sono superiori alle importazioni.
Maggiori esportazioni garantiscono un’elevata domanda per la propria moneta e anche maggiori riserve auree che le conferiscono stabilita’.
Per ottenere il pareggio di bilancio, occorre sopprimere il consumo interno, cioe’ inasprire le misure di austerita’ fiscale: minore spesa sociale dello Stato che a sua volta garantira’ minore spesa delle classi popolari […]
Non e’ finita qui. Per raggiungere l’equilibrio della bilancia commerciale, oltre a diminuire le importazioni, occorre anche incrementare le esportazioni. Piu’ export si ottiene aumentando la «competitivita’ delle industrie nazionali», espressione che leggiamo spesso sui giornali […]
Per poter vendere a prezzi inferiori sul mercato internazionale, specialmente quando la valuta e’ piu’ forte, lo Stato deve garantire un tasso di sfruttamento piu’ alto. A questo punto entra in campo quella che chiamo «austerita’ industriale» perche’ sottende tutte le politiche economiche che i governi attuano per modellare i rapporti di produzione a discapito dei lavoratori.

Info:
https://www.pde.it/un-libro-al-giorno/leconomia-e-politica-clara-mattei-fuoriscena/
https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/11/15/davvero-le-scelte-economiche-sono-neutrali-e-inevitabili-no-e-un-luogo-comune-il-libro-di-clara-mattei-spiega-che-in-realta-e-tutta-politica/7354313/
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2023/11/13/leconomia-e-politica-parole-antiche-per-conflitti-del-futuro/7351420/
https://www.sinistrainrete.info/politica-economica/28826-francesco-tucci-ripoliticizzare-l-economia.html

Economia di mercato/ Dardot

La nuova ragione del mondo. Critica della razionalita’ neoliberista. Nuova edizione – Pierre Dardot, Christian Laval – Derive Approdi (2019)

[Il neoliberismo non e’] un insieme di politiche economiche monetarie o di austerita’ o della mercificazione dei rapporti sociali o della «dittatura dei mercati finanziari».
Si tratta, piu’ fondamentalmente, di una razionalita’ politica ormai diventata globale, che consiste per i governi nell’imporre all’interno dell’economia, ma anche della societa’ e dello Stato stesso, la logica del capitale […]
Cio’ che caratterizza questo modo di governo e’ il fatto che esso si alimenta e si radicalizza attraverso le sue stesse crisi: il neoliberismo si fonda e si rafforza proprio perche’ governa attraverso la crisi.
Dagli anni Settanta, il neoliberismo in effetti si nutre delle crisi economiche e sociali che esso stesso produce. La sua risposta e’ invariante: anziche’ mettere in discussione la logica che ha portato alle crisi, occorre spingere ancora piu’ lontano questa stessa logica e lavorare per il suo indefinito rafforzamento.
Se l’austerita’ produce deficit di bilancio, occorre rafforzare l’austerita’. Se la concorrenza distrugge il tessuto industriale o produce la desertificazione di intere regioni, occorre aumentare la concorrenza tra imprese, territori, citta’ […]
Governare attraverso la crisi e’ possibile unicamente perche’ il neoliberismo e’ diventato un sistema.
Ogni crisi economica, a partire da quella del 2008, e’ letta attraverso i termini del sistema e le risposte alle crisi sono unicamente quelle con esso compatibili.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/la-nuova-ragione-del-mondo-di-pierre-dardot-e-christian-laval/
https://ilmanifesto.it/la-trappola-del-capitale-umano
https://www.dianoia.it/public/rcs/rcs_21_34.pdf
https://www.leparoleelecose.it/?p=13014

 

Capitalismo/Galli

Democrazia, ultimo atto? – Carlo Galli – Einaudi (2023)

Soprattutto con la crisi del 2008 e con il susseguirsi micidiale di pandemia, guerra e inflazione, il neoliberismo – insieme alla globalizzazione – si e’ inceppato: il succedersi di una fase disforica a quella euforica ha mostrato che il paradigma dominante esige sacrifici piu’ che offrire opportunita’, e veicola soprattutto passivita’, sfiducia, disincanto.
La liberta’ e l’autonomia promesse sono sfuggite dalle mani; la liberta’ e’ il poter scegliere merci (se si possiede il reddito sufficiente) o perfino scegliere l’identita’ di genere, purche’ non vengano intaccati i meccanismi dell’economia; il popolo, in gran parte ridotto a «neoplebe», non sembra piu’ in grado di esprimere energia politica, ne’ come unitaria potenza eccezionale (cioe’ come potere costituente) ne’ come soggetto plurale di conflitti, e neppure come insieme di cittadini motivati alla partecipazione anche solo elettorale: l’individualismo si manifesta ormai come apatia di singoli desocializzati.

Info:
https://www.doppiozero.com/democrazia-ultimo-atto
https://www.pandorarivista.it/event_listing/democrazia-ultimo-atto-con-carlo-galli-flavia-giacobbe-e-damiano-palano/
https://www.repubblica.it/cultura/2023/09/24/news/tramonto_democrazia_libro_di_carlo_galli-415666570/
https://www.youtube.com/watch?v=bMsOzzZ6B1o
https://www.raicultura.it/filosofia/articoli/2019/01/Carlo-Galli-la-crisi-della-democrazia-bdeb1652-b914-416a-871f-e0478803be64.html

Lavoro/Aloisi

Il tuo capo e’ un algoritmo. Contro il lavoro disumano – Antonio Aloisi, Valerio De Stefano – Laterza (2020)

La tecnologia ha un ruolo tutt’altro che neutrale poiche’ puo’ determinare un logoramento lento, profondo e pressoche’ invisibile a danno dei salari.
Puo’ succedere che, proprio agendo come forza che immiserisce il contenuto delle attivita’ umane (accrescendo le potenzialita’ invasive dei sistemi di sorveglianza, parcellizzando le mansioni per favorirne l’esternalizzazione, adottando selvaggiamente processi decisionali automatizzati), lo sviluppo digitale finisca per accelerare il processo di sostituzione robotica di ruoli e mansioni e, alla lunga, segni l’estinzione definitiva di un particolare tipo di lavoro: quello di qualita’.
Il guaio, tra l’altro, e’ che la trasformazione assunta a piccole dosi sembra avere effetti paralizzanti sulle risposte dei governi e delle parti sociali nei confronti di ultimi, penultimi e vulnerabili.
Precarizzazione, ribasso e automazione rischiano cosi’ di diventare le tappe forzate di un viaggio lento al termine del lavoro dignitoso.
Contemporaneamente, l’impoverimento contrattuale, il caos normativo e la debolezza dei meccanismi di controllo stanno spianando la strada alla non convenienza del lavoro sicuro, dignitoso e distintivo, e quindi alla sua potenziale sostituzione con infinite opzioni low cost.

Info:
https://www.laterza.it/images/stories/pdf/9788858141298_ALOISI%202.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/ALOISI-8.pdf

https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/ALOISI-10.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/ALOISI-10.pdf
https://www.pandorarivista.it/articoli/il-tuo-capo-e-un-algoritmo-di-antonio-aloisi-e-valerio-de-stefano/

Geoeconomia/Mahbubani

Occidente e Oriente chi perde e chi vince – Kishore Mahbubani – Bocconi Ed. (2019)

Il Resto del Mondo non ha bisogno di essere salvato dall’Occidente, ne’ erudito sulle sue strutture di governo ne’ tanto meno convinto della sua superiorita’ morale.
Certamente, poi, non ha alcun bisogno di essere bombardato.
Un passo indietro migliorera’ le relazioni con molte parti del mondo, non solo con il mondo islamico, ma anche con la Cina e l’Africa, che mal sopportano l’arroganza occidentale.
Il Resto del Mondo continuera’ a imparare dall’Occidente in molte aree.
La piu’ grande conquista dell’Unione Europea e’ che ha azzerato le prospettive di guerra tra i suoi Stati membri. L’ASEAN sta cercando di ripetere questa regola aurea dell’Unione Europea.
I Paesi nordici continuano a eccellere nell’offerta di un buon equilibrio tra crescita economica e armonia sociale. Questo modello nordico sara’ gradualmente universalizzato.
Gli Stati Uniti continuano a eccellere nell’istruzione superiore e nell’imprenditorialita’. Il mondo copiera’ le best practices americane. I rettori delle universita’ cinesi visitano regolarmente i campus americani per imparare da loro.
Una strategia globale minimalista da parte dell’Occidente dovrebbe promuovere un apprendimento ancora piu’ sistematico.
E’ sempre piu’ facile imparare da qualcuno che non trasuda un atteggiamento di superiorita’.

Info:
https://irmaloredanagalgano.it/2019/10/01/3179/
https://www.corriere.it/oriente-occidente-federico-rampini/24_settembre_30/chi-vince-e-chi-perde-in-medio-oriente-una-lezione-di-50-anni-fa-c219a3f3-36a7-448e-9ae5-4b999c605xlk.shtml
https://www.notiziegeopolitiche.net/leggere-kishore-mahbubani-il-mondo-occidentale-da-unaltra-prospettiva/

 

Societa’/Allievi

Governare le migrazioni. Si deve, si puo’ – Stefano Allievi -Laterza (2023)

Gli immigrati regolari rappresentano l’8,5% della popolazione italiana (diventano un paio di punti percentuali in piu’ se calcoliamo che negli ultimi dieci anni – prima del 2013 i ritmi di acquisizione erano molto piu’ bassi – oltre un milione e trecentomila stranieri ha ottenuto la cittadinanza italiana): per oltre la meta’ europei (anche se non sembrerebbe, a osservare il dibattito sul tema, tutto incentrato sugli sbarchi e sulle popolazioni subsahariane).
Parliamo di quasi 6 milioni di persone, in gran parte lavoratori (il tasso di occupazione e’ piu’ alto che tra gli italiani).
Tra loro, 1.300.000 minori (oltre 800.000 presenti nelle nostre scuole), quasi un milione dei quali nato in Italia, anche se in maggioranza senza cittadinanza.
A fronte di questi numeri, gli sbarcati, che hanno monopolizzato l’attenzione delle forze politiche e il dibattito mediatico, sono stati, secondo i dati forniti dallo stesso Ministero dell’Interno, 119.000 nel 2017, 23.000 nel 2018, 11.000 nel 2019, 34.000 nel 2020, oltre 67.000 nel 2021, 105.000 nel 2022, e sono quasi 76.000 nell’ultima statistica disponibile al momento in cui scrivo, aggiornata al 15 luglio 2023, quindi per meta’ anno.

Info:
https://www.ilfoglio.it/politica/2023/09/18/news/come-governare-le-migrazioni-numeri-analisi-e-idee-senza-ideologie-5685499/
https://stefanoallievi.it/articoli/governare-le-migrazioni-non-le-ong/

https://www.neodemos.info/2019/10/29/il-dovere-di-governare-le-migrazioni/

Stato/Armao

Capitalismo di sangue. A chi conviene la guerra – Fabio Armao – Laterza (2024)

La mercatizzazione della politica – questo l’effetto dell’affermarsi del neoliberismo – prevede una serie di innovazioni correlate tra loro:
– partiti sempre piu’ leggeri, privi di cospicui apparati locali permanenti, ridotti in sostanza a poco piu’ che comitati elettorali che si mobilitano sul territorio in prossimita’ delle elezioni […]
– la presenza di leader carismatici ai quali, tuttavia, non si chiede come nel secolo scorso di farsi interpreti presso i propri seguaci di un modello di societa’ quanto, piuttosto, di vendere un marchio alle masse di potenziali elettori: il simbolo della propria lista […]
– l’uso massiccio della pubblicita’, più che della propaganda in senso stretto, il messaggio ideale essendo ormai diventato un tweet seguito da un like […]
– l’adozione del populismo come standard di messaggio politico, semplice e facilmente spendibile proprio perche’, facendo riferimento a una comunita’ indefinita (la gente comune, non la classe operaia o la borghesia), permette a chiunque di sentirsene parte […]
– la mercificazione delle masse, da intendere come un’evoluzione della semplice manipolazione. Adesso, infatti, non si limita a spacciare loro un messaggio falso o, quantomeno, distorto dalla propaganda nel tentativo, comunque, di coinvolgerle poi direttamente […]
Le conseguenze della mercatizzazione della politica sono da tempo evidenti e vanno dalla volatilita’ del voto – lo spostamento frequente e massiccio delle preferenze da un partito all’altro – al drammatico aumento dell’astensionismo.

Info:
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/IL_FATTO_QUOTIDIANO_27012024.pdf
https://www.micromega.net/author/fabio-armao/ 

https://www.globalist.it/culture/2024/03/25/capitalismo-di-sangue-analisi-su-conflitti-globali-e-crisi-economica/

Economia di mercato/Kurz

Il capitale mondo. Globalizzazione e limiti interni del moderno sistema produttore di merce – Robert Kurz. – Meltemi (2022)

A partire dai primi anni Novanta la maggior parte degli attori aziendali, cosi’ come dei loro consulenti e leader di opinione, cerca sempre piu’ apertamente di trasformare il mantello giuridico-formale dell’impresa in un “mantello di fedelta’” e in un riferimento globale, non piu’ incastrato nel contesto nazionale, con un proprio simbolismo e una propria “cultura” (o persino una propria “filosofia”).
Solo per fare un esempio, gia’ all’inizio degli anni Novanta il tradizionale “Made in Germany” dovette cedere il passo a “Made by Mercedes”; da quel momento la “coscienza del marchio” e la “cultura del marchio” (che sono l’oggetto della critica culturale di Naomi Klein) hanno conosciuto uno sviluppo impetuoso non solo nella direzione del feticismo del consumo, caratteristico delle masse addomesticate dal capitalismo, ma anche in quella di una “cultura imprenditoriale”, curata fin nei minimi particolari, in cui si esprime la visione del mondo e il narcisismo del management […]
Suscitando i malumori della Bundesbank, Deutsche Bank ha trasferito la sua divisione specializzata nell’investment da Francoforte a Londra, Mercedes-Benz non rende piu’ pubblici i suoi bilanci a Stoccarda bensi’ a New York, mentre il direttivo di Siemens si e’ riunito gia’ una volta, a titolo dimostrativo, a Singapore.
“Siamo costretti a risolvere i nostri problemi aziendali a spese dell’economia nazionale” – dovette ammettere l’allora capo di BMW Eberhard von Kuenheim.
E in quegli stessi anni anche il presidente di Sony, Nobuyuki Idei, dichiarava con franchezza: Noi non siamo un’impresa giapponese. Siamo un’impresa globale la cui sede e’ in Giappone, ma solo per ragioni storiche. Solo il 30% del nostro volume di affari viene realizzato in Giappone.

Info:
https://sinistrainrete.info/marxismo/22910-massimo-maggini-introduzione-a-il-capitale-mondo.html
https://anatradivaucanson.it/introduzioni/introduzione-a-il-capitale-mondo
https://www.ambienteweb.org/2022/05/21/sinistrainrete-joe-galaxy-il-capitale-mondo-sguardo-su-globalizzazione-complottismi-e-dintorni/
https://ilmanifesto.it/se-la-critica-di-valore-e-denaro-conta-piu-della-lotta-di-classe

Capitalismo/Franzini

Disuguaglianze. Quante sono, come combatterle – Maurizio Franzini, Mario Pianta – Laterza (2016)

Una disuguaglianza che viene alimentata dal forte aumento dei redditi piu’ elevati presenta caratteristiche che ricordano l’ancien regime precedente alla rivoluzione francese.
La nuova ‘aristocrazia del denaro’ concentra la ricchezza in proporzioni che erano state a lungo dimenticate.
Il mantenimento e l’estensione della massa di questa ricchezza hanno la priorita’ sulla crescita dei flussi di reddito. Il risultato – come ha mostrato Piketty (2013) – e’ un crescente rapporto capitale/reddito e una maggiore concentrazione dei rendimenti del capitale, soprattutto in economie caratterizzate da una piu’ lenta crescita del Pil.
Il modo in cui tale ricchezza viene ottenuta e’ sempre meno il risultato di processi competitivi, innovazioni schumpeteriane, successi sul mercato. Ha sempre piu’ a che vedere con rendite monopolistiche, protezioni dalla concorrenza, bolle immobiliari e finanziarie.
I ‘super ricchi’ hanno sempre piu’ le caratteristiche di oligarchi, la cui ricchezza proviene dal potere e dal privilegio – protezioni politiche, posizioni monopolistiche, acquisizioni di imprese pubbliche privatizzate – piuttosto che dal successo economico.

Info:
https://www.rivisteweb.it/doi/10.7384/84410
https://www.pandorarivista.it/articoli/il-mercato-rende-diseguali-di-franzini-e-raitano/
https://www.ilperiodista.it/post/disuguaglianze-cause-e-soluzioni-intervista-a-maurizio-franzini
https://sbilanciamoci.info/disuguaglianze-quante-sono-come-combatterle/